Omicidio di Serena Mollicone parla la teste

Annarita Torriero, testimone chiave nel processo per l’omicidio di Serena Mollicone, ha reso dichiarazioni cruciali davanti ai giudici e alla giuria popolare della prima Corte d’Assise d’Appello di Roma, affermando di non aver mai visto Serena entrare nella caserma dei carabinieri di Arce il giorno della sua scomparsa. La testimonianza segue la confessione, avvenuta nel 2008, del brigadiere Santino Tuzi, che le aveva raccontato di aver incontrato la ragazza. Tuzi, in servizio nella stazione dei carabinieri al momento dell’omicidio di Serena avvenuto nel 2001, si tolse la vita nel 2008, sette anni dopo il tragico evento.

Torriero ha ricordato come Tuzi le confidasse di aver visto Serena entrare in caserma, ma lei personalmente non aveva mai assistito a tale evento. La testimonianza di Torriero getta ulteriori ombre sul caso, evidenziando la sua estraneità agli avvenimenti all’interno della caserma e rivelando preoccupazioni per il comportamento insolito di Tuzi nelle settimane precedenti il suo suicidio.

Nel suo racconto, Torriero ha descritto l’ultimo incontro con Tuzi, sottolineando il suo stato di confusione e ansia, e la decisione di portare con sé una pistola quel giorno. La sua testimonianza aggiunge dettagli inquietanti alla narrazione complessiva, incluse le sue percezioni su un cambiamento nell’atteggiamento di Tuzi dopo la morte di Serena e le sue interazioni con la famiglia Mottola.

Il processo di appello continua a svelare nuove testimonianze e teorie sull’omicidio di Serena Mollicone, con l’ex comandante della stazione dei carabinieri di Arce, Franco Mottola, il figlio Marco, la moglie Annamaria, e i carabinieri Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano, quest’ultimo accusato di favoreggiamento, tra gli imputati. La testimonianza di Torriero fornisce una prospettiva unica sull’ambiente circostante gli eventi del 2001 e sulle tensioni e i conflitti interni alla caserma di Arce.

Fonte e foto LaPresse