🌐 Piano di Zelensky per fermare la guerra: nuova fase di negoziazione
Volodymyr Zelensky presenta un piano in 20 punti con forti garanzie di sicurezza modellate su standard NATO, un accordo di non aggressione con la Russia, impegni per la ricostruzione economica e una possibile integrazione europea. La proposta, frutto di intense trattative con gli Stati Uniti, viene ora inviata a Mosca, mentre resta centrale la disputa territoriale nel Donbass e il futuro del sito nucleare di Zaporizhzhia.
📌 Con una mossa che potrebbe segnare un punto di svolta, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha presentato oggi il nuovo piano di pace in 20 punti, pensato per porre fine a quasi quattro anni di guerra con la Russia. La proposta, elaborata con il supporto negoziale degli Stati Uniti, contiene misure che spaziano dalla sicurezza militare alla rigenerazione economica, proponendo un quadro dettagliato che ora passa al vaglio di Mosca.
La guerra iniziata nel 2022, con l’invasione russa su vasta scala dell’Ucraina, ha cambiato il volto dell’Europa: milioni di profughi, città devastate, infrastrutture collassate e un conflitto che ha polarizzato le più grandi potenze mondiali. Nonostante anni di negoziati intermittenti e cessate il fuoco fragili, nessun piano precedente aveva trovato convergenza tra le principali parti in causa. Oggi, però, la proposta in 20 punti rilancia il dialogo su basi nuove.
I capisaldi del piano in 20 punti
Zelensky ha illustrato il piano punto per punto in conferenza stampa a Kyiv, spiegando che il testo formerebbe la base di un accordo politico e giuridico tra Ucraina, Stati Uniti, Europa e Russia.
🔎 Tra i punti principali:
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Riaffermazione della sovranità dell’Ucraina e firma di un accordo di non aggressione totale e incondizionato con la Russia, con meccanismi di monitoraggio avanzati lungo la linea di contatto.
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Garanzie di sicurezza per l’Ucraina, fornite dagli Stati Uniti, dalla NATO e dai paesi europei firmatari sulla falsariga dell’Articolo 5 del Trattato Atlantico: una forma di mutua difesa che scatta in caso di aggressione russa.
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L’Ucraina manterrebbe un esercito di 800.000 soldati in tempo di pace e si impegnerebbe ad applicare un regime di non nuclearizzazione.
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Una clausola chiave prevede l’accesso privilegiato al mercato europeo e un percorso definito verso l’adesione all’Unione Europea.
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Creazione di fondi internazionali – con un obiettivo di investimento fino a 800 miliardi di dollari – per la ricostruzione e lo sviluppo delle aree devastate dal conflitto.
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Un’iniziativa di cooperazione educativa e culturale per promuovere tolleranza e sviluppo sociale.

Un altro elemento fondamentale riguarda il riconoscimento de facto delle linee di contatto attuali come basi per future negoziazioni territoriali nelle regioni di Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson. In tali aree si prevede la possibile creazione di zone economiche speciali, con specifiche condizioni approvate dal Parlamento ucraino o tramite referendum nazionale.
La Russia, da parte sua, dovrebbe ritirare le truppe dalle regioni di Dnipropetrovsk, Mykolaiv, Sumy e Kharkiv per permettere l’entrata in vigore dell’accordo, oltre ad adottare ufficialmente una legislazione interna di non aggressione verso l’Ucraina e l’Europa.
Dettagli e nodi irrisolti
Nonostante il quadro articolato, le questioni più delicate restano territorio e controllo del sito nucleare di Zaporizhzhia. Mosca continua a richiedere la completa gestione di alcune aree, mentre Kiev propone formule di cooperazione internazionale o gestione condivisa con gli Stati Uniti, rifiutando una resa unilaterale dei suoi diritti su tali territori.
Le discussioni includono anche la possibilità di utilizzare una zona demilitarizzata e, in alcune proposte, la creazione di una zona economica speciale attorno al cuore delle aree contese: un compromesso tra le richieste di Mosca e le rivendicazioni di Kiev.
Le reazioni
La presentazione di questo piano si inserisce in un clima di forte pressione internazionale affinché il conflitto, costato centinaia di migliaia di vite e una devastazione senza precedenti in Europa, trovi una soluzione duratura. Nei mesi scorsi, gli Stati Uniti avevano provato a spingere un piano in 28 punti che includeva terreni più esigenti per Kiev, tra cui la rinuncia a cercare l’adesione nella NATO e limitazioni alle sue forze armate. L’idea suscitò forti critiche sia interne che internazionali, considerate troppo favorevoli agli obiettivi russi.
Il nuovo piano in 20 punti è dunque il risultato di compromessi difficili, frutto dei negoziati bilaterali tra Kiev e Washington, con l’obiettivo di offrire un testo politicamente e giuridicamente sostenibile su cui costruire una negoziazione multilaterale più ampia.
Europei e americani guardano con attenzione: la proposta ucraina è stata subito portata all’attenzione di leader internazionali per coordinare una risposta unitaria. Al tempo stesso, molte capitali occidentali insistono sul fatto che nessuna pace può essere imposta senza il consenso ucraino, così come Bruxelles ha ribadito l’importanza del rispetto dei diritti umani e della legalità internazionale nella fase di transizione.

Verso Mosca
Con la trasmissione formale del testo a Mosca, la palla passa ora al Cremlino: fonti diplomatiche indicano che Vladimir Putin prenderà tempo per studiare i termini, pur mantenendo ferme le sue condizioni di fondo sui territori orientali e sull’influenza geopolitica nella sfera post-sovietica. Scontri diplomatici e analisi strategiche sono attesi nei prossimi giorni, con incontri di vertice programmati anche tra i leader ucraini e statunitensi per tentare di sciogliere i nodi più difficili.
Se accettato, questo piano di 20 punti potrebbe costituire la cornice di un accordo che non solo porrebbe fine alla guerra, ma ridisegnerebbe gli equilibri di sicurezza dell’Europa orientale, integrando garanzie difensive in stile NATO, un percorso verso l’integrazione europea e un massiccio piano di ricostruzione economica.
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