9:43 am, 14 Dicembre 25 calendario

🌐 Ed Yardeni e l’anno in cui potrebbero cambiare le regole del gioco

Di: Redazione Metrotoday
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Con la pubblicazione di una nuova analisi Yardeni Research, cresce l’ipotesi che il 2026 possa essere un anno raro per l’economia e per la borsa: profitti aziendali in crescita, forte produttività, domanda dei consumatori resiliente — e stavolta gli analisti non taglierebbero le stime come avviene nella maggior parte degli anni. Ma lo scenario ottimista convive con rischi di inflazione, frenate dei consumi e vulnerabilità geopolitiche, che rendono il 2026 un banco di prova per la stabilità finanziaria globale.

Il punto di svolta: 2026 secondo Yardeni

📌 Alla fine del 2025 S&P 500 ha segnato un aumento pluriennale, grazie a una ripresa robusta di utili, investimenti in tecnologia e fiducia dei mercati. In questo contesto, Yardeni Research ha emesso un allarme — ma anche una previsione ottimista: il 2026 potrebbe diventare uno di quegli anni “rari” in cui, contrariamente alla norma, le previsioni degli analisti non verranno tagliate nel corso dell’anno.

Storicamente, infatti, le stime sugli utili e sui ricavi delle società quotate tendono a essere sforbiciate non appena l’anno procede — riflettendo le delusioni su consumi, costi, incertezze economiche. Negli ultimi 30 anni solo otto volte c’era stato un scenario differente. Ma per il 2026, secondo Yardeni, la curva di revisione potrebbe voltare pagina.

Parte di questa fiducia nasce da dati concreti e recenti: già da metà 2025 molte società del paniere S&P 500 hanno rivisto al rialzo le stime su ricavi e utili. In alcuni settori come tecnologia, salute e comunicazione, i margini sono migliorati, e le previsioni di fatturato per il 2026 risultano in media +2,6%–+6,4%; per gli utili, la revisione negativa annunciata a luglio del 2025 (-4,1%) è stata quasi completamente assorbita: oggi la flessione stimata è di appena il 0,6%.

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Secondo Yardeni, la “rivoluzione BRAIN” — cioè il diffusissimo impatto di innovazioni come intelligenza artificiale, robotica, biotecnologie e nanotecnologia — ha aumentato la produttività del lavoro e delle imprese, dando un impulso nuovo al ciclo economico.

In concreto, l’economia USA — che resta il motore dell’economia globale — secondo Yardeni potrebbe generare un Pil reale in crescita del 3,0% nel 2026, con un aumento della produttività del 2,5% e un miglioramento generale dei margini aziendali. Gli utili per azione dell’S&P 500 potrebbero salire dagli attuali circa 268 dollari a 310 dollari.

Lo scenario di base è di una continuazione del ciclo positivo: un 2026 che — in gergo finanziario — sarebbe un “altro anno dei Ruggenti Anni Venti”: crescita, utili, domanda, investimenti. 

I driver della potenziale rinascita economica

Produttività spinta dall’innovazione

La chiave di volta sta nella forte accelerazione tecnologica: secondo Yardeni, l’adozione massiccia delle tecnologie cosiddette BRAIN (biotech, robotica, AI, nanotecnologie) comporta un salto in produttività, traducendosi in maggiore output con meno input. Questo potrebbe consentire — nonostante venti inflazionistici e tensioni sul costo del lavoro — utili aziendali in crescita e margini più robusti.

Rivalutazione delle stime aziendali

Diversamente da quanto accade di solito, le stime per il 2026 non sono calate ma si sono rafforzate in molti settori: non solo tecnologia, ma anche sanitĂ , servizi, utilities e comunicazione. Questo segnale di fiducia da parte degli analisti rende plausibile un anno stabile o addirittura in rialzo.

Domanda dei consumatori ancora solida

Nonostante pressioni inflazionistiche e tensioni sul potere d’acquisto, la spesa dei consumatori — soprattutto negli Stati Uniti — ha mostrato resilienza. Un buon avvio della stagione di acquisti natalizi conferma che, almeno per il momento, la domanda resta sostenuta. Questo contribuisce a dare fiducia alle aziende nel mantenere utili e vendite elevate.

Guadagni e mercati azionari: la corsa continua

Nel linguaggio di Wall Street, utili in crescita + aspettative positive = rialzo azionario. Alcune previsioni collocano l’S&P 500 tra 7.700 e 8.000 punti entro fine 2026, facendo del prossimo anno un potenziale “bull market” prolungato.

Le ombre sul “2026 perfetto”

Ma non è tutto rose e fiori. I fattori di rischio restano, e non sono marginali.

Rischio inflazione e tassi

La forte crescita, la domanda sostenuta e l’aumento dei costi — anche energetici, delle materie prime e del lavoro — potrebbero spingere l’inflazione ancora in alto. In questo scenario, la politica monetaria delle banche centrali (in primis la Federal Reserve) potrebbe tornare aggressiva sui tassi: un freno per i consumi, per i margini aziendali e per il mercato azionario. Alcuni analisti avvertono che potremmo entrare in una fase di “stagflazione leggera”, con crescita debole e inflazione persistente.

FragilitĂ  del consumo e disuguaglianze

Il sostegno dei consumatori non è garantito: se salari reali, debiti delle famiglie o condizioni macroeconomiche peggiorassero, la domanda rischia di indebolirsi. In un sistema dove la crescita è trainata dai consumi, questo rappresenta un pericolo concreto.

Rischi globali: geopolitica, tensioni commerciali e incertezze internazionali

Il contesto globale resta instabile: guerre, tensioni-commerciali, disallineamenti nella catena dell’energia o dei trasporti, politics incerte — tutti elementi che possono intaccare fiducia, investimenti e flussi di capitale. In uno scenario integrato come quello attuale, basta un “sasso nello stagno” per generare onde lunghe.

Concentrazione del mercato e vulnerabilitĂ  di alcuni titoli

Un altro rischio — già sottolineato da altri analisti — è la forte concentrazione dell’indice S&P 500 in poche mega‑società (le cosiddette “big tech”). Se quelle società vacillano, l’intero mercato può risentirne pesantemente. Alcuni esperti, fra cui lo stesso Yardeni in recenti note, suggeriscono di diversificare settorialmente: privilegiare financials, industriali e sanità rispetto al tech. 

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Perché “raro” significa imprevedibile

Chi ricorda i mercati finanziari sa che gli anni così “perfetti” — con crescita, utili, mercato rialzista, assenza di correzioni significative — non sono la norma. Soprattutto negli ultimi due decenni, volatilità, crisi, correzioni e “winter markets” sono stati frequenti. Il fatto che, secondo Yardeni, il 2026 potrebbe essere uno di questi anni atipici — destina quindi un’attenzione particolare.

Le previsioni di lungo termine di Yardeni parlano addirittura di un S&P 500 a 10.000 punti entro il 2029 — ma l’esperienza insegna che ogni proiezione va presa con cautela. Nel passato, molte “bolla” e “rialzi strutturali” si sono trasformati in scossoni quando l’euforia ha incontrato la realtà. 

Cosa significa per investitori, imprese e cittadini

  • Investitori: per chi è sul mercato resta un’occasione — potenzialmente lunga — di guadagni; ma la chiave sarĂ  diversificazione e prudenza: pesare i rischi inflazionistici, la dipendenza da pochi titoli e la volatilitĂ  globale.

  • Imprese: per le aziende, soprattutto quelle al passo con le tecnologie BRAIN, potrebbe essere un periodo favorevole per investimenti, espansione e innovazione. Ma devono guardare anche a rischi di instabilitĂ  macroeconomica, costi e domanda.

  • Cittadini e consumatori: un’economia robusta può sostenere occupazione e redditi — ma solo se la crescita si traduce in lavoro reale, non solo in profitti azionari. Inflazione e disuguaglianze restano zone d’ombra.

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I “Ruggenti Anni Venti II”

Il 2026 si profila come un anno potenzialmente storico — un banco di prova per la tenuta della ripresa globale. Se le condizioni sopra descritte si manterranno — produttività, consumi, utili, stabilità finanziaria — potremmo entrare in una fase di crescita prolungata, con il mercato azionario protagonista.

14 Dicembre 2025 ( modificato il 11 Dicembre 2025 | 23:39 )
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