5:33 pm, 25 Novembre 25 calendario

🌐 Ogni Stato deve riconoscere i matrimoni gay celebrati altrove

Di: Redazione Metrotoday
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Bruxelles / Strasburgo – Una decisione della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) segna una svolta importante per i diritti delle coppie omosessuali. Con una sentenza unanime, i giudici del Lussemburgo hanno stabilito che ogni Stato membro dell’Unione è obbligato a riconoscere un matrimonio tra persone dello stesso sesso valido in un altro paese europeo, anche se il paese ricevente non consente per legge il matrimonio egualitario.

Al centro della vicenda ci sono due cittadini polacchi – uno dei quali detiene anche la cittadinanza tedesca – che si erano sposati a Berlino nel 2018. Successivamente, quando hanno fatto ritorno in Polonia, hanno chiesto che l’atto di matrimonio fosse trascritto nel registro civile polacco, ma la loro richiesta era stata respinta, dato che la legge nazionale polacca non riconosce le unioni tra persone dello stesso sesso.

Un giudice polacco ha allora sollevato una domanda pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell’Ue, chiedendo se la Polonia potesse rifiutare quel riconoscimento. La risposta dell’organo giurisdizionale europea è arrivata oggi: no, rifiutare sarebbe contrario al diritto dell’Unione. 

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Cosa stabilisce la sentenza: diritti europei e libertà fondamentali

Secondo la Corte, il rifiuto viola i principi fondamentali sanciti dal diritto dell’Unione, in particolare:

  • La libertà di circolare e risiedere negli Stati membri;

  • Il diritto al rispetto della vita privata e familiare.

La Corte specifica che non obbliga gli Stati a modificare le proprie leggi sul matrimonio, cioè non impone l’introduzione del matrimonio egualitario, ma impone di riconoscere le nozze già celebrate legalmente in altri paesi UE.

In pratica: un matrimonio tra due persone dello stesso sesso regolarmente contratto in Germania, Spagna, Francia, ecc., deve essere riconosciuto anche in paesi in cui il matrimonio gay non è previsto, pur con eventuali limiti sulle modalità di registrazione.

Le modalità di riconoscimento: spazio agli Stati, ma con regole chiare

La Corte lascia agli Stati membri un “margine di discrezionalità” sul come riconoscere la coniugalità, ma stabilisce che se lo Stato prevede la trascrizione dell’atto di matrimonio (come per i matrimoni eterosessuali), allora deve farlo senza discriminazioni anche per quelli tra persone dello stesso sesso.

In altri termini: non serve che lo Stato cambi la sua legge sul matrimonio, ma se accetta trascrizioni da altri paesi, non può escludere le coppie omosessuali.

La sentenza è stata accolta con entusiasmo dalle associazioni Lgbt+ e dai difensori dei diritti civili, che la definiscono storica. Per la prima volta la Corte di Giustizia Ue interviene in modo così netto per affermare un principio di uguaglianza transnazionale.

In Polonia, però, la decisione rischia di innescare tensioni politiche: il paese è tradizionalmente conservatore e il matrimonio egualitario non è ancora legalizzato. Il governo, guidato da forze che storicamente si sono opposte a tali diritti, dovrà ora mediare tra l’obbligo derivante dalla sentenza e le pressioni interne.

Dall’altro lato, la cancelliera europea per i diritti lgbt e alcuni eurodeputati ribadiscono che non si tratta di un social engineering, ma di applicare le norme fondamentali dell’Ue: libertà di movimento e diritto a una vita familiare dignitosa, senza discriminazioni.

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Cosa cambia per le coppie e per l’Europa

Per le coppie omosessuali

Significa che una coppia sposata in un paese europeo progressista potrà vedersi riconoscere il matrimonio anche tornando in un paese conservatore. Essenziale per chi lavora, studia o si trasferisce tra Stati membri.

Per il diritto di famiglia europeo

La sentenza consolida un principio di riconoscimento transfrontaliero dei diritti familiari, rafforzando la dimensione sovranazionale dell’Unione.

Per i paesi membri che non legalizzano il matrimonio gay

Rappresenta una spinta indiretta verso una revisione – almeno parziale – dell’approccio legislativo alle unioni omosessuali, inevitabilmente sotto pressione.

Non mancano però le voci critiche. Alcuni rappresentanti conservatori definiscono la decisione “un’ingerenza dell’Ue nelle tradizioni nazionali”. Altri sottolineano che la tutela è garantita solo se il matrimonio è già stato celebrato altrove: nulla cambia per chi vive in paesi che non permettono nozze egualitarie e non si reca all’estero per sposarsi.

Inoltre, rimane il rischio di ricorsi e contrasto politico-legale, soprattutto in nazioni dove le leggi costituzionali definiscono il matrimonio come “unione tra un uomo e una donna”.

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Un balzo in avanti per i diritti civili europei

La sentenza della Corte di Giustizia dell’Ue rappresenta una pietra miliare per i diritti LGBTQ+ nel continente. Ha il merito di affermare con chiarezza che, almeno sul piano del diritto europeo, le coppie gay non devono essere discriminate quando hanno esercitato la loro libertà fondamentale di circolare, risiedere e costruire una famiglia.

È una decisione che, pur non imponendo la legalizzazione del matrimonio omosessuale, avvia un percorso di riconoscimento trasversale dei diritti familiari, un passo avanti verso una cittadinanza europea più inclusiva e coerente.

25 Novembre 2025 ( modificato il 28 Novembre 2025 | 9:09 )
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