L’ingresso di Tether nella Juventus tra criptovalute, potere e strategie aziendali
Durante l’assemblea degli azionisti della Juventus Fc, è emerso con chiarezza un nuovo protagonista: Tether. Con una partecipazione superiore al 10% nel capitale del club torinese, l’azienda leader nel mondo delle stablecoin fa il suo ingresso come secondo socio più rilevante dopo la holding Exor della famiglia Agnelli‑Elkann. In quell’occasione, il numero uno della Exor e della Juventus, John Elkann, ha ribadito che «non c’è intenzione di cedere il club», lasciando però spiragli aperti all’ingresso costruttivo di altri investitori.
Il colpo d’occhio mediatico e strategico è forte: un club storico del calcio italiano, soggetto a tante travagliate vicende finanziarie e sportive, oggi si trova a confrontarsi con un investitore dal profilo inusuale — una società legata alle criptovalute — e con un progetto che va ben oltre il semplice ruolo di azionista.

Le premesse
Per capire la portata di questo sviluppo, è utile riportare alcuni dati chiave. Tether, già in precedenza accreditata di acquisizioni nel capitale della Juventus, aveva annunciato la conquista di una quota sopra il 10% del capitale emesso (oltre il 10,1% secondo comunicati ufficiali). Tale partecipazione includeva circa il 6‑7% dei diritti di voto. Le motivazioni dichiarate erano fortemente strategiche: non solo un investimento finanziario, ma l’intenzione di partecipare attivamente alla governance del club, proporre due candidati al board e contribuire all’aumento di capitale recentemente annunciato per la Juventus.
Da parte sua, la Juventus — che negli ultimi anni ha accumulato perdite importanti e ha dovuto ricorrere più volte ad aumenti di capitale — ha scelto di confermare la linea “solida” della famiglia Agnelli/Elkann, facendo sapere di voler mantenere salda la propria leadership storica sul club, nel segno della continuità.
I nodi della governance
La presenza di Tether nel capitale della Juventus comporta una serie di questioni aperte, a cominciare dall’ambito della governance. Il colosso delle criptovalute ha da tempo manifestato l’interesse non solo per detenere una quota, ma anche per esercitare un ruolo attivo: ha richiesto una rappresentanza nel Cda della società, la partecipazione a eventuali aumenti di capitale e la revisione dello statuto in direzione di una maggiore trasparenza e di un approccio “digitale” al brand Juventus.
All’assemblea del 7 novembre, la Juventus ha approvato alcune delle richieste ma, in larga misura, ha respinto le proposte più incisive di Tether: in particolare, l’assemblea ha rigettato la modifica dell’ordine del giorno che avrebbe anticipato le votazioni su un aumento di capitale nella forma proposta da Tether, nonché la revisione statutaria richiesta. Alla fine, Tether ha ottenuto un solo seggio nel nuovo Cda — rappresentato da Francesco Garino — su nove totali. Alla luce di ciò, alcuni osservatori hanno definito la sua “mossa” come messa in atto da un soggetto minoritario con notevoli risorse ma la cui influenza reale resta limitata per il momento.
La risposta della Exor
Rivendicando più che mai la centralità della famiglia Agnelli e della Exor, John Elkann ha ribadito che “non si vendono quote” e che la Juventus “rimane con noi” nel lungo termine. Il messaggio è chiaro: l’investimento di Tether è benvenuto ma non è inteso come preludio a un cambio di controllo. La Exor detiene la maggioranza assoluta del capitale e dei diritti di voto, e ha predisposto un consiglio d’amministrazione rafforzato (nove membri) con mandato fino al 2028, confermando il proprio progetto decisionale.
Il club si apre a un “azionista forte” ma dentro cornici di controllo definite e con modalità ben precise, mirando a evitare che nuovi ingressi diventino fonti di caos o instabilità operativa.

Calcio, finanza e criptovalute
L’ingresso di Tether nella Juventus rappresenta un crocevia di più vettori:
Sport e finanza: un club calcistico quotato in borsa, con perdite e necessità di rafforzamento, che attraggono investitori in cerca di brand globali e piattaforme di crescita.
Cripto‑economia e calcio: la presenza di una società di criptovalute che porta nel calcio istanze di innovazione — pagamenti digitali, Web3, fan token, nuove forme di coinvolgimento — rende l’operazione qualcosa di più di un semplice acquisto azionario.
Governance e potere: il contrasto tra socio di maggioranza (Exor) e nuovo azionista forte (Tether) evidenzia la questione della distribuzione del potere, delle minoranze e della ricerca di equilibri tra controllo e apertura.
Brand e comunicazione globale: per la Juventus, coinvolgere Tether significa anche strategicamente aprirsi a mercati globali, fan digitali e iniziative tecnologiche che possono rilanciare l’immagine, oltre che il bilancio.
Le evoluzioni
Da un lato, Tether ha le risorse e l’ambizione per contribuire a rilanciare la Juventus — sia sportivamente che a livello economico‑digitale. Dall’altro lato, la sua capacità di incidere effettivamente dipenderà dal grado di apertura del board e dalla possibilità di partecipare agli aumenti di capitale: finché la Exor mantiene la supremazia decisionale e le modalità di aumento escludono quote nuove ai nuovi azionisti, l’influenza reale resta ridotta.
La Juventus e le sfide finanziarie
Non è una novità che la Juventus sia in fase di ristrutturazione. Negli ultimi anni ha accumulato perdite rilevanti, ha dovuto affrontare procedure complesse e comunicazioni difficili verso il mercato. Gli aumenti di capitale sono stati frequenti e la necessità di rilanciare il brand in un contesto calcistico più competitivo è concreta.
In questo senso l’intervento di Tether può essere visto come parte della risposta alla situazione: un’iniezione non solo di denaro ma di idee e competenze. Tuttavia, a differenza di altre acquisizioni o investimenti nel calcio, in questo caso resta chiaro che la Juventus non sia in vendita. È una partnership in cui una parte si impegna per crescere insieme, ma con regole precise.

L’Impatto sul calcio italiano
L’operazione Juventus–Tether assume un significato anche più ampio nel panorama del calcio italiano: segnala che i club non sono più solo squadre sportive, ma vettori globali di brand, tecnologia e finanza. La presenza di investimento crypto nel calcio significa che il modello economico si sta evolvendo: fan token, metaverso, pagamenti digitali, nuove sponsorizzazioni diventano parte integrante.
Per i mercati finanziari, il fatto che un club quotato in borsa muova partecipazioni rilevanti e si aprano prospettive di governance definisce nuovi paletti in termini di trasparenza, minoranze, regolamentazione, e obblighi degli investitori. Il modello Juventus potrà essere preso come benchmark da altri club europei che cercano fondi e partner innovativi.
L’ingresso di Tether nella Juventus rappresenta una tappa significativa, un momento di cambiamento che va oltre i numeri: è un segnale di come sport, finanza e tecnologia stanno convergendo. Per la Juventus, è l’occasione di ripartire con un progetto che non poggia solo su un nome storico, ma su visione digitale, presenza globale e gestione aziendale raffinata.
La sfida maggiore sarà trasformare la presenza finanziaria in valore reale — sul campo, nei bilanci, nella coesione del progetto. Il poco più del 10% detenuto da Tether è ancora “minoranza”, e la Exor conserva le redini. La Juventus non è in vendita — ma è in mutamento con Tether al fianco come socio innovativo.
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