Cambio al vertice all’Inter: da Oaktree Capital Management a Brookfield Asset Management.
Con una manovra finanziaria che ha tutta l’aria di segnare una nuova era, il mondo della Serie A e non solo osserva con attenzione il passaggio societario che coinvolge il club nerazzurro. Il fondo canadese Brookfield Asset Management ha infatti acquisito la quota restante del 26 % della statunitense Oaktree Capital Management, che già deteneva un 74 % controllata da Brookfield — portando così l’intero pacchetto azionario del club a un soggetto unico.
Secondo i dati pubblici, l’operazione è stata strutturata su un ammontare di circa 3 miliardi di dollari.
In termini concreti, dunque, Brookfield diventa di fatto il beneficiario effettivo dell’FC Internazionale Milano. Tuttavia, come sottolineano le cronache, il cambiamento riguarda più la forma che la sostanza: la governance, la gestione operativa, i vertici sportivi e societari restano in tutto e per tutto quelli già conosciuti.
È utile tornare qualche passo indietro per capire la portata dell’operazione. Il club milanese, storico protagonista del calcio italiano, era stato acquisito nel 2016 dalla società cinese Suning Holdings Group per 270 milioni euro. Negli anni successivi, tuttavia, la società affrontò una serie di difficoltà finanziarie, aggravate dalla pandemia e da impegni economici crescenti nel calcio europeo.
Nel maggio 2024, Oaktree Capital Management entra nel capitale dell’Inter dopo che Suning non riesce a rimborsare un prestito e una serie di obblighi finanziari: Oaktree quindi rileva il controllo indiretto del club.
Da quel momento la proprietà dell’Inter era caratterizzata da una catena complessa: veicoli lussemburghesi, fiduciarie, trust offshore. A titolo di esempio, nella relazione dell’avvocato Alberto Toffoletto per il Comune di Milano nel contesto della cessione dello stadio, si faceva riferimento a decine di soggetti giuridici lussemburghesi, cittadini fisici non sempre identificabili in modo trasparente.

Brookfield Asset Management è uno dei giganti globali della gestione degli investimenti alternativi, con asset in gestione stimati in trilioni di dollari. La sua strategia predilige la rilevazione di società, fondi o asset che possono generare valore nel medio-lungo termine: miglioramento operativo, sviluppo infrastrutturale, eventuale dismissione.
L’operazione sull’Inter non è un acquisto diretto inizialmente, bensì il completamento di un percorso: Brookfield possedeva già la maggioranza di Oaktree dal 2019 e ora rileva la partecipazione residua.
Dal punto di vista tecnico‐formale, il beneficiario effettivo del club cambia: non più Oaktree (come entità indipendente) ma Brookfield. Questo ha implicazioni giuridiche e di rendicontazione.
In secondo luogo, e forse più sostanziale, rimane da verificare quale sarà la strategia concreta per l’Inter sotto la nuova proprietà: se proseguirà il piano attuale oppure si assisterà a un ripensamento strategico.
La priorità resta lo stadio: l’accordo con il Comune di Milano per la vendita dello stadio “Stadio Giuseppe Meazza” e delle aree limitrofe alle due milanesi entro il 10 novembre con il versamento della prima rata da 73 milioni per un totale di 197 milioni, rimane in calendario. Il fatto che l’operazione Brookfield si concentri su Oaktree e non sul club direttamente indica che lo stadio e il progetto immobiliare restano al centro dei piani.
Trasparenza dei beneficiari effettivi: sebbene Brookfield sia soggetto quotato e soggetto a normative più rigorose, la catena di controllo precedente mostrava una complessità notevole (società lussemburghesi, trust alle Cayman, pegni su veicoli). Il passaggio dovrebbe semplificare, ma non è ancora chiaro come verranno ridefiniti tutti i soggetti beneficiari.

I fondi come Brookfield sono abituati a una logica di investimento: acquisto, valorizzazione, uscita. Nel calcio, ciò può tradursi in una maggiore professionalizzazione ma anche in un orizzonte che può non coincidere con quello dei tifosi. È legittimo domandarsi quale sia la visione che sarà trasmessa al club, ai suoi stakeholder e al territorio.
Lo stadio resta la grande scommessa dell’Inter e del suo azionista. In un contesto dove Brookfield detiene ora la proprietà completa, l’operazione assume un carattere ancora più strategico e globale: lo stadio non è solo infrastruttura sportiva ma asset immobiliare, commerciale, di città. Il futuro dell’area potrebbe risentire della logica investimento più che solo sportiva.
L’operazione assume un rilievo che va oltre i confini nerazzurri. In un’Italia calcistica in cui la proprietà straniera e i fondi di investimento sono ormai realtà consolidate, l’ingresso “alto profilo” di Brookfield rafforza la tendenza: squadre – azienda, asset – investimento, visione globale.
Il passaggio di proprietà dell’Inter da Oaktree al controllo completo di Brookfield non è un semplice cambio di nome: rappresenta una conferma del club nerazzurro come asset globale, di una visione manageriale e finanziaria sempre più forte nel calcio italiano, e di un’operazione che, pur senza impatti immediati visibili, potrebbe segnare i prossimi anni.
Il grande test sarà il futuro imminente: il progetto stadio, lo sviluppo internazionale del brand, la capacità di coniugare i risultati sportivi con la valorizzazione dell’asset economico.
© RIPRODUZIONE RISERVATA








