Svolta epocale per San Siro: accordo tra Comune, Milan e Inter.

Dopo anni di dibattiti, proposte, polemiche e rinvii, la vicenda della cessione dello stadio Giuseppe Meazza — San Siro — ha raggiunto una tappa fondamentale. Il Comune di Milano e i due club principali, AC Milan e FC Internazionale, hanno trovato un’intesa che apre la strada alla vendita dello storico impianto e delle aree circostanti. Nei prossimi giorni la questione approderà in Giunta, poi al Consiglio comunale, con la possibilità concreta che l’operazione sia formalizzata entro la fine del mese.
Cosa prevede l’accordo
L’accordo tra il sindaco Giuseppe Sala, la Giunta comunale e i club fissa il prezzo per la cessione di San Siro e delle aree limitrofe a 197 milioni di euro, cifra valutata dall’Agenzia delle Entrate ed indicata da tempo come riferimento.
Il Comune parteciperà in parte a costi specifici: circa 22 milioni di euro da sostenere come compartecipazione (originariamente erano 36 milioni), principalmente per il tunnel di Patroclo e per opere ambientali come la bonifica delle aree verdi. Non farà invece la sua parte per il costo dell’abbattimento parziale del Meazza, stimato in 14 milioni, che resterà a carico dei club.
Un elemento chiave dell’intesa riguarda i tempi: il nuovo stadio dovrà essere pronto entro il 2031, pena la perdita della possibilità per Milano di essere sede per gli Europei di calcio del 2032, come richiesto dalla UEFA.
Le tappe che restano
-
Delibera in Giunta: il progetto verrà discusso domani in Giunta comunale come passo formale.
-
Consiglio Comunale: una volta approvata in Giunta, la delibera passerà al Consiglio comunale, che dovrà votare entro il 29 settembre, alla vigilia della scadenza formale dell’offerta di acquisto.
-
Commissioni e verifiche: non mancheranno passaggi in commissioni consiliari; saranno verificati aspetti urbanistici, vincoli, piani di rigenerazione e impatti economici e sociali. Alcune opposizioni e gruppi politici stanno valutando attentamente ed esercitando pressioni su questi aspetti.
La svolta
La decisione si inserisce in un contesto complesso, fatto di oltre un decennio di discussioni sull’opportunità di rinnovare, ristrutturare o sostituire San Siro:
-
Nel corso degli anni i club hanno avanzato proposte alternative: uno stadio nuovo, in zone come Rozzano per l’Inter, o San Donato per il Milan.
-
Nel frattempo il Comune ha dovuto fare i conti con ricorsi, comitati cittadini (tra cui “Sì Meazza”) e vincoli storici e architettonici, specialmente riguardo al secondo anello, che potrebbero bloccare o limitare le operazioni.
-
Sono inoltre entrate in gioco le scadenze imposte dalla UEFA, che ha indicato la necessità che lo stadio risponda a requisiti di sicurezza, capacità e modernità per poter ospitare competizioni europee e internazionali, in particolare gli Europei 2032.
Criticità e dubbi
Nonostante la svolta, permangono diversi punti di attrito:
-
Parte dell’opposizione politica lamenta la riduzione della compartecipazione comunale: il Comune sta spendendo meno, ma ciò significa che i club si caricano oneri maggiori. Alcuni dubitano della sostenibilità di certe scelte economiche.
-
I comitati civici che si sono battuti per la conservazione di San Siro e del suo valore storico, anche architettonico e culturale, continuano a chiedere garanzie: che cosa resterà del Meazza “vecchio”, quali parti verranno demolite, come sarà gestita la memoria storica.
-
Il rischio di ritardi burocratici: approvazioni urbanistiche, permessi, verifiche ambientali, vincoli della Sovrintendenza. Qualsiasi intoppo potrebbe far slittare i tempi.
-
Il vincolo storico sul Meazza, in particolare sul secondo anello: può imporre limiti significativi alle modifiche strutturali.
Il nuovo stadio
Secondo i documenti presentati, le linee guida per il nuovo impianto prevedono:
-
Capienza: l’obiettivo è uno stadio che ospiti un numero di spettatori tra i 60.000 e i 70.000 posti, per competere con gli standard internazionali.
-
Regole di sostenibilità: efficientamento energetico, utilizzo di spazi polivalenti, aree pubbliche, verde cittadino. Il progetto si propone non solo come impianto sportivo ma come parte di rigenerazione urbana.
-
Tempistiche realizzative: pronto entro il 2031, con attività preliminari già nel quinquennio precedente, ovvero ora. Qualsiasi ritardo potrebbe compromettere la candidatura di Milano per l’Euro 2032.
Storie precedenti
Per comprenderne il peso è utile guardare indietro:
-
Anni ’90‑2000: ristrutturazioni periodiche dello stadio: manutenzioni, adeguamenti agli standard UEFA, ma niente che cambiasse radicalmente l’impianto.
-
Inizio 2010: primo progetto serio di nuovo stadio, in grado di sostituire San Siro, che avrebbe richiesto demolizione parziale/completa, soluzione contestata da molti.
-
Vincoli storici e sovrintendenza: lo stadio è considerato un monumento; alcune sue parti sono soggette a tutela, il che ha reso complessa ogni operazione che preveda modifiche strutturali significative.
-
Tentativi di opzione esterna: di fronte alla difficoltà ad operare su San Siro, Milan e Inter hanno valutato – e in alcuni casi acquistato terreni – altrove, con progetti meno centrali, ma anche con maggiori difficoltà logistiche e di impatto economico.
Le attese
-
I club esultano: una proprietà dello stadio sarebbe un asset fondamentale per controllare ricavi, merchandising, eventi, naming, sponsorizzazioni, e per competere con le grandi squadre europee che già posseggono impianti moderni.
-
Il Comune dovrà rispondere al consesso cittadino su come intende gestire gli oneri residui, il coinvolgimento pubblico e le ricadute urbanistiche.
-
Gli abitanti delle aree circostanti e l’urbanistica locale: impatti sul traffico, sulle infrastrutture, sul verde, sull’identità urbana.
-
La UEFA e gli organismi calcistici internazionali: se i tempi verranno rispettati, Milano potrà restare nel novero delle città sede per eventi importanti; altrimenti, rischia l’esclusione.
Cosa resta da chiarire
-
Quale parte dello stadio originale verrà demolita o conservata, e con che criteri (storici, architettonici, di sicurezza).
-
I dettagli finanziari esatti: oltre al prezzo e ai costi già noti, come verranno distribuiti gli oneri per accessi, infrastrutture di trasporto, parcheggi, servizi pubblici.
-
Aspetti ambientali: bonifiche, impatto sul verde, compatibilità con l’uso pubblico e privato, mobilità.
-
Garanzie contro la speculazione, perché non si trasformi tutto in enorme progetto commerciale a scapito degli interessi cittadini.
Per Milano, l’accordo raggiunto oggi rappresenta una pietra miliare. Potrebbe segnare la fine di una fase caratterizzata da incertezze, ritardi e controversie che durava da anni, e l’inizio di una era nuova: uno stadio di proprietà, modernizzato, con standard internazionali e capacità di ospitare eventi di grande richiamo.
Ma non basta “aver raggiunto un accordo”: serve ora navigare bene tra i passaggi amministrativi, rispettare tempi, affrontare le opposizioni con trasparenza e assicurare che il progetto non diventi una promessa non mantenuta. Se il cronoprogramma verrà rispettato, se verranno preservati gli elementi identitari e culturali, e se la sostenibilità urbanistica sarà reale e non solo formale, Milano potrà guardare al 2031 con orgoglio verso un San Siro rinnovato, pienamente moderno ma radicato nella memoria di generazioni.
© RIPRODUZIONE RISERVATA