🌐 Arabia Saudita, si blocca il progetto della megacittà nel deserto
Da sogno futuristico a realtà incerta
Nel 2017 MBS aveva svelato al mondo NEOM, una megacittà futuristica sulla costa del Mar Rosso, finanziata con investimenti pubblici e privati stimati in oltre un trilione di dollari, destinata a diventare simbolo dell’uscita dell’Arabia Saudita dalla dipendenza dal petrolio e centro globale di innovazione, tecnologia, turismo e cultura.
Al cuore del progetto c’era “The Line”, una città lineare lunga oltre 170 km composta da edifici a specchio, trasporti sotterranei ad alta velocità e target di 1,5 milioni di residenti entro il 2030.
Tuttavia, la realtà dei fatti sembra aver sorpassato la visione: le autorità saudite hanno recentemente rivisto al ribasso le aspettative di popolazione e sviluppo, con una porzione minima – pochi chilometri – di The Line prevista per il 2030 e un obiettivo di residenti drasticamente ridotto a centinaia di migliaia anziché milioni.
Questo ridimensionamento non è un dettaglio tecnico: rappresenta un significativo colpo d’immagine per MBS, il quale aveva presentato NEOM come il progetto bandiera di Vision 2030, volto a trasformare l’economia saudita e attirare capitali globali. La diminuzione degli obiettivi di popolazione e di scala è anche indicativa di sfide finanziarie e di investimenti mancati dal mercato internazionale, che aveva inizialmente garantito una certa fiducia nel progetto.
Le conseguenze di questo pragmatismo emergono in diverse aree del progetto: alcune aziende di consulenza e parte della forza lavoro sono state ridimensionate, segnalando interruzioni nei lavori e leadership in transizione.
Un piano troppo grande per tempi brevi
Più di una fonte riporta che il progetto NEOM – compresi i suoi segmenti di turismo, residenza e tecnologie avanzate – è diventato un’impresa ancora più costosa e complessa del previsto. Si parla di cifre potenziali che supererebbero di gran lunga le capacità di spesa annuale del paese, portando a un’estensione del calendario di realizzazione di decenni piuttosto che anni.
Il tentativo di attrarre investitori stranieri non ha portato i risultati sperati in termini di fondi diretti, spingendo il governo saudita a riconsiderare la propria strategia di finanziamento. E mentre alcuni segmenti del progetto – come resort di lusso e aree turistiche limitate – possono procedere, la scala iper-ambiziosa dell’intera città richiede una revisione più profonda.
NEOM non soffre solo di problemi finanziari. Diverse parti del piano includono opere ingegneristiche ardue:
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Trojena, la destinazione montana all’interno di NEOM con stazioni sciistiche nel deserto, rischia seri ritardi e potrebbe non essere pronta per eventi internazionali come i Giochi Asiatici Invernali 2029, mettendo in discussione anche questa parte dell’agenda.
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La tecnologia, i trasporti e le infrastrutture di base per sostenere centinaia di migliaia di residenti stanno procedendo più lentamente del previsto, anche a causa di ostacoli logistici e climatici tipici di una regione desertica.
Vision 2030
Il caso NEOM fa emergere un dilemma più ampio per Riyadh: come bilanciare l’ambizione globale con la realtà economica e geopolitica? Vision 2030 è un progetto di trasformazione nazionale che comprende diverse iniziative, dalla crescita del turismo culturale alla realizzazione di nuovi hub urbani come Rua Al Madinah o New Murabba a Riyadh.
Questi progetti, pur rimanendo allineati con la diversificazione economica, mostrano un approccio più tradizionale rispetto alla struttura radicale di NEOM. Il successo o il fallimento relativo di NEOM influenzerà la percezione internazionale del Regno come luogo di innovazione e investimenti.
Le ambizioni di MBS
Mohammed bin Salman ha posto NEOM come esempio di modernità e futuro, estendendo la narrativa oltre i confini del petrolio per includere tecnologia, cultura e stili di vita futuristici. Tuttavia, con la revisione delle stime di popolazione, l’allungamento dei tempi di costruzione e il lento afflusso di capitali privati, la visione di una città del futuro prende una piega più sobria e pragmatica.
Non si tratta solo di una questione di infrastrutture: è un test sulla sostenibilità di un modello di sviluppo top-down, basato su grandiosi piani visionari in un mercato globale incerto e con gli investitori sempre più cauti.
Nonostante le difficoltà, Riyadh non ha abbandonato ufficialmente NEOM né i suoi progetti collaterali. Alcuni segmenti sono ancora in corso e l’obiettivo di trasformare l’economia saudita resta centrale per la leadership. Tuttavia, la lezione di questo momento è chiara: una megacittà nel deserto può richiedere decenni più di quanto annunciato, investimenti più ingenti di quanto preventivato e uno sforzo diplomatico maggiore di quanto previsto.
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