🌐 Exor dice no all’offerta Tether: sfida tra crypto e storia
La Juventus torna al centro del dibattito societario internazionale: Tether presenta offerta per acquistare il club, proponendo un miliardo e oltre per la quota di controllo. Ma Exor dice no, ribadendo che “la Juventus non è in vendita” e confermando l’intenzione della famiglia Agnelli di mantenere salda la proprietà. È uno degli episodi più clamorosi negli ultimi anni nel mondo del calcio, con implicazioni economiche e culturali profonde per il club più titolato d’Italia.
È stato un week end che entrerà negli annali del calcio italiano — non per un gol di scarto o una rimonta epica, ma per una proposta di natura finanziaria che ha avuto l’effetto di uno scossone. Tether, il colosso legato al mondo delle criptovalute, ha presentato offerta per acquistare il club Juventus, proponendo di rilevare la quota di controllo detenuta da Exor, la holding degli Agnelli. L’offerta, completamente in contanti e superiore al valore di mercato delle azioni, puntava a trasformare Juventus in uno dei primi club calcistici globali sotto la guida di un importante player del mondo digitale.
Ma la risposta è stata netta: Exor dice no — l’offerta è stata respinta all’unanimità dal consiglio d’amministrazione della holding famigliare. Il club, di fatto, resta saldamente sotto il controllo della famiglia Agnelli, che da oltre un secolo ne guida le sorti.
Una mossa clamorosa — l’offerta di Tether
📌 Tether, società nota nel mondo delle criptovalute per l’emissione di USDT, la stablecoin più utilizzata al mondo, ha formalizzato una proposta vincolante per acquistare la quota di Exor nella Juventus, pari al 65,4% del capitale sociale. L’offerta prevedeva 2,66 euro per azione, per un valore complessivo di circa 1,1 miliardi di euro, più l’impegno a destinare ulteriori risorse, fino a 1 miliardo di euro per lo sviluppo e la crescita della società se l’accordo fosse andato in porto.
Si trattava non soltanto di un’offerta economica: la proposta di Tether aveva un significato simbolico e strategico. Nel corso del 2025, la società aveva già aumentato la propria presenza nel capitale della Juventus, detenendo oltre l’11% delle azioni e ottenendo anche una nomina nel consiglio di amministrazione. L’intento dichiarato era quello di integrare competenze finanziarie e tecnologiche con il brand calcistico, sfruttando l’enorme visibilità del club per promuovere l’adozione delle tecnologie crypto oltre i confini tradizionali del settore finanziario.
La risposta di Exor e della famiglia Agnelli
La replica di Exor è stata ferma e senza ambiguità. In una dichiarazione ufficiale, il consiglio di amministrazione ha respinto all’unanimità l’offerta di Tether, ribadendo che la Juventus non è in vendita e che non intende cedere alcuna delle azioni in suo possesso a terzi. La società ha sottolineato l’importanza di una visione di lungo periodo e il ruolo centrale della famiglia Agnelli nel futuro del club, anche in un momento in cui la Juventus sta cercando di riprendersi da anni difficili, segnati da risultati altalenanti e da sfide economiche.
In un raro video messaggio — pubblicato anche sui canali ufficiali del club — John Elkann, presidente di Exor, ha spiegato che “Juventus, la nostra storia e i nostri valori non sono in vendita”, ricordando i legami profondi che uniscono la famiglia al club dal 1923, quando Eduardo Agnelli, figlio del fondatore Giovanni Agnelli, entrò per la prima volta nell’organigramma societario. Questo attaccamento secolare si è tradotto non solo in proprietà formale, ma in una narrativa condivisa con i tifosi — un patrimonio culturale di cui Exor ritiene di essere custode.
Reazioni interne ed esterne
🔎 La notizia ha rapidamente catalizzato l’attenzione dello sport e della finanza globale, e ha provocato reazioni forti anche all’interno della tifoseria bianconera. Sui social, infatti, i commenti dei fan sono stati spaccati: c’è chi sostiene che un ingresso di capitali freschi e una visione moderna possa essere benefica per riportare la Juventus ai vertici europei, e chi invece plaude alla decisione di mantenere salda la proprietà familiare, vedendo nell’offerta un rischio di snaturamento dell’identità storica del club.
Al di fuori del contesto juventino, l’operazione è vista anche come un segnale delle ambizioni crescenti delle società legate al mondo delle criptovalute di espandersi nei settori tradizionali dello sport e dell’intrattenimento. Tether, infatti, non si sarebbe limitata a un ruolo di semplice investitore passivo: il piano prevede un investimento operativo significativo, inclusa la possibilità di utilizzare tecnologie digitali e blockchain per innovare il modello di fan engagement e commercializzazione.
Un club in bilico tra passato e futuro
La Juventus negli ultimi anni ha vissuto una fase di transizione complessa. Dal famoso ciclo di nove scudetti consecutivi culminato nel 2012‑2020, la squadra ha attraversato stagioni di risultati altalenanti e problemi economici, tra cui perdite annuali e un valore di mercato azionario che ha perso terreno rispetto ad altri grandi club europei. In questo contesto, l’ingresso di capitali nuovi e non tradizionali era visto da alcuni osservatori come un’opportunità di ristrutturazione e rilancio.
Eppure, proprio questo legame con un passato lungo oltre un secolo — alimentato dalla visione familiare Agnelli — è apparso determinante nella scelta di Exor di mantenere la rotta attuale. La proprietà ha indicato che rafforzare il rapporto con la tifoseria, consolidare i giovani talenti e investire in infrastrutture e progetto sportivo resta la priorità, piuttosto che cedere la guida a soggetti esterni, per quanto solidi sotto il profilo finanziario.
Cripto, calcio e cultura societaria
La vicenda Juventus‑Tether pone una questione più ampia: fino a che punto un club di calcio può essere attrattivo per investitori non tradizionali? La risposta italiana, almeno per ora, sembra essere che la proprietà familiare e il controllo culturale possono pesare più di un’offerta economica vantaggiosa. La Juventus non è soltanto un asset finanziario: è un simbolo sportivo, un marchio globale e un punto di riferimento per milioni di tifosi. Questo patrimonio intangibile ha giocato un ruolo centrale nella strategia di Exor.
Con il rifiuto dell’offerta, il tentativo di Tether di acquistare la Juventus sembra chiuso, almeno per il momento. L’azienda potrebbe reindirizzare i propri investimenti in altri settori o esplorare altre forme di coinvolgimento nel mondo sportivo, ma la sfida diretta per il controllo del club è stata respinta. Exor, da parte sua, ha riaffermato pubblicamente il proprio impegno nel sostenere la Juventus, sia dal punto di vista sportivo sia economico, confidando che la squadra possa tornare a competere ai massimi livelli sotto la guida familiare.

Per i tifosi una riflessione profonda
Per la tifoseria bianconera, la vicenda è stata anche un momento di riflessione sull’identità di un club che non è solo proprietà di una famiglia o di azionisti, ma rappresenta una comunità globale di appassionati. Il dibattito sui social e nelle piazze sportive suggerisce che, al di là del risultato economico, la Juventus continua a essere un simbolo di appartenenza e storia. Che cosa accadrà nei prossimi mesi — magari con nuovi investitori o iniziative alternative — resta aperto, ma una cosa è chiara: la Juve di casa Agnelli continua a guardare al futuro mantenendo ben salde le sue radici.
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