12:04 pm, 10 Dicembre 25 calendario

🌐 Nvidia e Donald J. Trump riaprono la vendita di chip all’Cina

Di: Redazione Metrotoday
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Una nuova svolta nella guerra dei semiconduttori

Con una decisione epocale annunciata l’8 dicembre 2025, l’amministrazione statunitense ha autorizzato l’esportazione in Cina dei chip AI avanzati H200 di Nvidia, un passo che segna un’inversione significativa rispetto alle restrizioni in vigore fino a pochi mesi fa. L’accordo riflette un compromesso tra interessi economici e calcoli di sicurezza nazionale: gli Stati Uniti incasseranno una quota — pari al 25% dei ricavi generati da queste vendite — mantenendo però il divieto sui chip più sofisticati come Blackwell. Dietro la mossa risuonano le tensioni geopolitiche, la corsa all’intelligenza artificiale, e le incertezze di un mercato in piena trasformazione.

I costi e la pressione su Nvidia

🔎 Negli ultimi due anni, la “guerra dei chip” tra Stati Uniti e Cina ha visto in prima linea le restrizioni statunitensi sulle esportazioni di semiconduttori avanzati. L’obiettivo dichiarato: impedire che tecnologia chiave per l’IA e applicazioni con possibili usi militari finisse nelle mani di Pechino. Nel 2025, tali misure hanno colpito duramente le vendite all’estero di Nvidia, costringendo l’azienda a stimare una perdita record: circa 5,5 miliardi di dollari nei risultati trimestrali.

Il mercato cinese, un tempo tra i più appetibili per Nvidia, si è notevolmente ridotto. Il CEO della società ha definito le restrizioni una “sconfitta strategica”: secondo lui, hanno spinto la Cina a accelerare lo sviluppo interno di semiconduttori, minando la supremazia tecnologica americana.

Per cercare di contenere i danni, a metà 2025 era stata negoziata una deroga parziale: Nvidia (e anche AMD) avrebbero potuto vendere a Pechino chip a prestazioni ridotte, in cambio di un contributo alle casse statunitensi. In particolare, era stato concordato che il 15% dei ricavi generati dalle vendite in Cina protratte sarebbero finiti agli Stati Uniti.

Tuttavia, questa soluzione di compromesso non ha soddisfatto pienamente né il governo di Washington — preoccupato per il possibile uso militare dei chip — né l’élite tecnologica cinese, interessata a soluzioni più potenti per progetti avanzati di IA.

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La svolta: Trump autorizza l’export  di chip

Il presidente Trump ha annunciato che gli Stati Uniti autorizzeranno l’esportazione del chip H200 di Nvidia verso clienti “approvati” in Cina.

– L’esportazione sarà vincolata a un sistema di licenze controllato, volto a garantire che i chip non finiscano in contesti ritenuti sensibili per la sicurezza nazionale.
– In cambio, una quota sui ricavi — pari al 25% — sarà trattenuta dal governo USA come compensazione economica. 
– Tuttavia, i chip più avanzati di Nvidia — come Blackwell — restano esclusi dall’accordo: non possono essere venduti né esportati verso la Cina.

Secondo la Casa Bianca, si tratta di un compromesso: si cerca di bilanciare la volontà di mantenere un vantaggio strategico con la realtà economica di industrie che, come Nvidia, hanno subito forti perdite a causa dei divieti. Il CEO di Nvidia stesso ha definito le precedenti restrizioni una “sconfitta” per le aziende americane, sottolineando che spingere Pechino a sviluppare chip propri potrebbe indebolire a lungo termine la posizione statunitense nel settore.

L’annuncio ha avuto un impatto immediato sui mercati: le azioni Nvidia sono risalite, evidenziando come molti investitori vedano nella riapertura del mercato cinese una opportunità significativa.

La Cina rappresenta uno dei mercati più appetibili per i chip di IA: grazie alle sue vaste risorse in dati, infrastrutture cloud, ricerca e sviluppo e un ecosistema tecnologico vivace, offre potenzialità enormi per chi sviluppa algoritmi e applicazioni complesse. Pur con la riapertura alle esportazioni, resta incerto se le aziende cinesi accetteranno di utilizzare tecnologia americana soggetta a vincoli e controlli.

Questo scenario è reso ancora più complesso dal fatto che molte realtà cinesi — spinte dalle restrizioni precedenti — hanno intensificato gli sforzi per produrre chip propri, riducendo la dipendenza dall’estero. Il divieto di Blackwell, unito all’accordo sulle H200, darà forse un vantaggio temporaneo, ma non garantisce che la leadership tecnologica USA sarà preservata nel medio termine.

Dal punto di vista dell’IA globale, l’accesso al mercato cinese potrebbe dare impulso a progetti su larga scala, cloud AI, data center, applicazioni enterprise e ricerca — sebbene sotto stretta supervisione governativa e con meccanismi di licenza stringenti.

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La decisione della Casa Bianca non è unanime: già nei giorni precedenti responsabili politici e senatori statunitensi avevano presentato una proposta di legge per impedirla, sostenendo che l’apertura “favorirebbe un potenziale avversario strategico”. 

  • Sicurezza nazionale: anche chip di seconda fascia come l’H200 potrebbero essere impiegati per accelerare ricerche militari, sorveglianza, cyberwarfare.

  • Erosione del vantaggio tecnologico: concedere l’accesso a un mercato vasto e dinamico come quello cinese rischia di ridurre il divario che consente agli Stati Uniti di guidare la corsa all’IA.

  • Effetto sui concorrenti: l’accordo rappresenta un precedente che aziende come AMD o Intel potrebbero sfruttare per chiedere analoghe concessioni — aumentando la competizione e rendendo la leadership meno esclusiva.

  • Controproducenza a medio termine: stimolare lo sviluppo dell’industria dei chip in Cina potrebbe far perdere agli USA il controllo su supply chain sempre più globali e meno dipendenti da tecnologia americana.

  • La situazione resta fragile: il permesso alla vendita di H200 è subordinato a controlli e licenze. Un deterioramento nelle relazioni geopolitiche — per esempio legato a Taiwan, conflitti commerciali o nuove guerre tecnologiche — potrebbe far saltare tutto, riportando restrizioni improvvise e danni economici rilevanti.

La mossa per il futuro dell’IA globale

L’apertura decisa oggi dagli Stati Uniti — fino a pochi mesi fa considerata impossibile — segna un cambiamento epocale nella regolamentazione dei semiconduttori e nell’equilibrio geopolitico-tecnologico globale.

  • Per Nvidia, torna la possibilità di recuperare parte del mercato perso in Cina, con conseguenze potenzialmente rilevanti per i suoi ricavi e la sua influenza nel settore.

  • Per la Cina, l’accesso a chip AI avanzati (pur non i migliori) significa la possibilità di rafforzare progetti cloud, ricerca e sviluppo, e competere a livello globale.

  • Per l’intera industria tecnologica, la mossa porta a una ridefinizione delle catene globali del valore, e potrebbe spingere altri paesi a riconsiderare le loro politiche di export/import di tecnologia.

  • Per la geopolitica, l’accordo rappresenta un tentativo di bilanciare rivalità e interdipendenza: gli USA cercano di monetizzare un vantaggio strategico senza rinunciarvi completamente, mentre la Cina potrebbe sfruttare l’opportunità per colmare il divario tecnologico.

Tutto questo in un contesto in cui l’IA — e i chip che la rendono possibile — stanno diventando una risorsa strategica quanto il petrolio e i materiali critici: chi controllerà queste tecnologie, controllerà anche una fetta consistente del potere tecnologico e geopolitico mondiale.

Opportunità, rischi ed equilibrio instabile

La decisione di consentire a Nvidia di vendere chip AI in Cina con il via libera di Donald Trump rappresenta un compromesso audace, forse rischioso: un tentativo di mediar tra interessi economici e timori per la sicurezza nazionale, tra la corsa all’innovazione e il bisogno di mantenere un vantaggio strategico.

Ma più che una conclusione, è l’inizio di una nuova fase — una fase in cui i semiconduttori non sono solo beni di consumo tecnologici, ma strumenti di potere, diplomazia, competitività globale.

Sarà fondamentale osservare come la Cina reagirà all’opportunità, che tipo di accordi siglerà, fino a che punto userà questi chip per sviluppare infrastrutture di IA su larga scala — e come gli Stati Uniti e i loro partner reagiranno per difendere la propria leadership.

La “guerra dei chip” non finisce qui: cambia faccia.

10 Dicembre 2025 ( modificato il 11 Dicembre 2025 | 12:14 )
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