🌐 Terremoto alla Ternana Calcio: la famiglia Rizzo minaccia l’addio
Indice dei contenuti
ToggleTerni — È un fulmine a ciel sereno quello che scuote la Ternana: la famiglia Rizzo, che dall’estate scorsa ha acquisito la proprietà del club rossoverde, ha annunciato che potrebbe lasciare la società. Il motivo? Una serie di accertamenti in corso che riguardano conti e sponsorizzazioni legate alle precedenti gestioni, un progetto infrastrutturale — lo “stadio-clinica” — bloccato, e una revisione interna che mette in discussione attese e investimenti. La prospettiva non è più soltanto una ristrutturazione societaria: rischia di essere l’inizio di una resa, con conseguenze potenzialmente devastanti per la squadra, i tifosi, e la città di Terni.
Il cambio al vertice e le promesse di rinascita
La storia recente della Ternana è cominciata il 15 settembre 2025, quando l’assemblea dei soci sancì il passaggio di proprietà dai fratelli D’Alessandro alla famiglia Rizzo. A capo del club fu nominata Claudia Rizzo — per la prima volta nella storia del club, una donna in presidenza — accompagnata nella gestione operativa da nuovi amministratori. Il cambio di rotta venne salutato con speranza da tifosi e istituzioni: la Ternana aveva bisogno di stabilità, di credibilità economica e di un progetto ambizioso per rilanciarsi.
Il progetto più ambizioso — e simbolico — era quello dello “stadio-clinica”: un impianto moderno che avrebbe unito impianti sportivi e struttura sanitaria, con l’obiettivo di creare un “polo sanitario-sportivo” destinato a cambiare il volto del club e offrire servizi al territorio. Il piano aveva raccolto inizialmente consensi e sostegno: Comune e Regione avevano garantito il via libera agli iter amministrativi, e molti avevano visto nell’investimento una scommessa sul futuro di Terni.
Nei mesi successivi, la famiglia Rizzo mantenne l’impegno: saldò le scadenze federali, evitò penalizzazioni, e dichiarò pubblicamente che avrebbe costruito un progetto “solido, moderno e trasparente, con al centro le persone e i valori dello sport”.
Eppure, la pace apparente ha cominciato a incrinarsi già nelle ultime settimane: emergenze burocratiche, ritardi nell’iter della clinica-stadio, contestazioni giuridiche da parte della Regione, dubbi sulla consistenza delle garanzie economiche fornite. E soprattutto, iniziative di revisione contabile che gettano ombre sulle condizioni reali del club al momento del passaggio di mano.
La lettera d’addio
Il 27 novembre rappresenta il punto di rottura. In una nota affidata all’avvocato Manlio Morcella, la famiglia Rizzo ha reso noto di dover «riesaminare in radice» le attestazioni presentate da una società di revisione al momento dell’acquisto del club. Quel documento era alla base dell’accordo d’acquisto — insieme alle garanzie sulla fattibilità del progetto stadio-clinica — e ora, alla luce di verifiche e riscontri inattesi, la famiglia si dice pronta a una “eventuale uscita di scena”.
Il testo della nota non lascia spazio a molte interpretazioni: «Se l’esito del confronto si risolverà negativamente — si legge — la Famiglia Rizzo illustrerà pubblicamente le ragioni dell’uscita di scena». Come a dire: la data di quel confronto rappresenta la scadenza di una fiducia. Senza risposte chiare, la Ternana rischia di restare in bilico.
Contestualmente agli annunci, emergono i primi effetti concreti. Alcuni osservatori parlano di una “sopravvivenza a rischio” per il club: debiti latenti, esposizioni, progetti bloccati, ma anche responsabilità giuridiche e contrattuali difficili da sostenere senza un vaglio netto della situazione economico-finanziaria.
Il tema delle sponsorizzazioni e dei conti delle gestioni precedenti è un nodo cruciale: gli inquirenti stanno verificando flussi di denaro e operazioni economiche legate alla proprietà precedente, e l’ombra di eventuali irregolarità grava ora anche sul presente, generando una incertezza che la nuova proprietà non è disposta ad assumersi senza garanzie chiare.

Lo scontro con le istituzioni: “Non potete lasciare portando via il pallone”
La vicenda ha subito acceso lo scontro con le istituzioni locali. Stefano Bandecchi — sindaco di Terni ed ex presidente della Ternana — ha risposto duramente alle dichiarazioni di possibile disimpegno: «Non è che uno può dire “me ne vado e porto via il pallone”», ha dichiarato. L’amministrazione comunale, sostiene Bandecchi, ha già versato al 16 dicembre una cifra di 2 milioni di euro legata al progetto stadio-clinica. Se i Rizzo lasceranno, il Comune minaccia una causa per oltre 70 milioni di euro di danni.
Sul campo, la Ternana vive una stagione altalenante in Serie C — Girone B — con ambizioni di risalita, ma con una situazione societaria che rischia di compromettere qualsiasi progetto tecnico. Nelle ultime settimane, la società aveva mostrato segnali di ripresa: un vivaio, qualche innesto, la voglia di costruire un’identità nuova e un futuro stabile. Ora però lo spettro dell’abbandono della proprietà e dell’uscita dal progetto infrastrutturale getta un’ombra lunghissima su questi piani: promesse, investimenti, sogni di riscatto rischiano di infrangersi contro un muro di dubbi e delicate questioni legali.
Per i tifosi — storicamente legati alla squadra con orgoglio e passione — la prospettiva è amara: restare senza proprietà, senza progetto, senza certezze, in un campionato già difficile di suo, rischia di cancellare non solo sogni di promozione, ma anche la speranza di guardare con fiducia al futuro.
Debiti, tensioni e clima esplosivo
Il collasso del progetto Rizzo-Ternana non è un evento improvviso, ma l’esito di una concatenazione di problemi: una situazione economica ereditata difficile, costi di gestione rilevanti, incertezze legislative e burocratiche sul progetto stadio-clinica, ritardi nelle autorizzazioni, contenziosi con la Regione, e un crescere di sfiducia nelle garanzie fornite in fase di acquisto. A cui si somma un contesto sportivo competitivo, con costi organizzativi, stipendi, obblighi federali e la necessità di restare a norma per partecipare al campionato.
In molti ambienti si parla di “bolla finanziaria”: la Ternana è un club con ambizioni, ma senza una base concreta, e con un progetto infrastrutturale che — sebbene teoricamente interessante — appare sempre più avvolto da incertezze e potenziali ostacoli.
Trasparenza e investimenti reali
La vicenda Ternana-Rizzo non riguarda solo una squadra: è una cartina di tornasole delle fragilità del calcio italiano di fascia inferiore. Clubs che cambiano proprietà, progetti faraonici di stadi e centri sportivi, promesse di rilanci, ma con fondamenta economiche spesso fragili e dipendenti da fattori istituzionali, autorizzazioni, finanziamenti e sostenibilità.
Quando questi presupposti saltano, il rischio non è solo sportivo: è sociale, economico, e colpisce comunità, territorio, identità. Molti club in Italia vivono questa condizione: passaggi di mano, mancate certezze, debiti, dilemmi tra ambizione e realtà. Il caso Ternana dovrebbe servire da monito: investire nel calcio significa innanzitutto mettere in piedi progetti sostenibili, trasparenti, credibili.
La “data spartiacque” del 16 dicembre
Secondo quanto spiegato dallo stesso sindaco Bandecchi, la famiglia Rizzo avrebbe un obbligo di versamento — 2 milioni di euro — entro il 16 dicembre. Quel giorno potrebbe diventare una “data spartiacque”: se la somma non arriverà, e se non sarà chiarito il futuro del progetto stadio-clinica, la Ternana rischia una vertenza legale con il Comune, e un salto nel buio per il futuro del club.
In parallelo, gli accertamenti degli inquirenti proseguono: conti, sponsorizzazioni, flussi economici saranno analizzati con attenzione. Qualunque esito c’è da immaginare che determinerà non solo le sorti della società, ma anche la credibilità del calcio italiano e delle sue strutture di governance.
In attesa di una svolta
Oggi la Ternana vive in bilico, sul filo della speranza e della tensione. La famiglia Rizzo, gli enti locali, il futuro del club e quello della città sono coinvolti in un dibattito che va oltre il calcio: riguarda valori, responsabilità, fiducia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
















