🌐 Sparatoria a pochi passi dalla White House
Mercoledì 26 novembre 2025, nel cuore di Washington DC, a pochissimi isolati dalla residenza presidenziale, due membri della Guardia Nazionale sono rimasti gravemente feriti in un agguato a colpi d’arma da fuoco. Secondo le prime ricostruzioni, l’attacco è avvenuto intorno alle 14:15 (ora locale) all’angolo tra 17th Street e I Street NW, nei pressi della stazione metro di Farragut West. Il sospettato, un uomo identificato come Rahmanullah Lakanwal, è stato arrestato dopo essere stato raggiunto dai proiettili degli altri militari intervenuti.
Secondo i primi bilanci, tre persone sono state trasportate in ospedale — i due guardiani e lo stesso Lakanwal — tutti feriti durante la sparatoria. Le condizioni dei due membri della Guardia Nazionale sono state definite “critiche”.
Le autorità hanno subito isolato la zona, chiuso al traffico le strade limitrofe, e per alcune ore la sicurezza intorno alla Casa Bianca è stata elevata. Un elicottero di soccorso è decollato per trasportare almeno una vittima; mentre le forze dell’ordine federal i e locali — compresa la Federal Bureau of Investigation (FBI) — si sono mobilitate per avviare le indagini.
🌐 Il sospettato e la dinamica dell’agguato
Il responsabile dell’attacco è stato identificato come Lakanwal, un 29enne di origine afghana, arrivato negli Stati Uniti nel 2021 nell’ambito dell’operazione di accoglienza per rifugiati post-ritiro dall’Afghanistan. Avrebbe ottenuto lo status di asilo solo quest’anno.
Secondo la polizia metropolitana, quella di Washington appare come un’imboscata mirata: il sospettato — raggiunta l’angolazione fatale — ha improvvisamente estratto un’arma e aperto il fuoco contro i due militari impegnati in pattugliamento ad alta visibilità. Subito dopo, altri membri della Guardia hanno reagito, neutralizzando l’aggressore e mettendolo in custodia, seppur ferito.
Le autorità non hanno ancora chiarito il motivo dell’attacco né se Lakanwal agisse da solo per ragioni personali, estreme o se ci siano legami con organizzazioni terroristiche. L’ipotesi di un gesto isolato resta al momento la più accreditata.
🌐 Tra allarme sicurezza e polemiche sull’immigrazione
La sparatoria ha immediatamente provocato una forte mobilitazione istituzionale. Il presidente Donald J. Trump — all’epoca impegnato nella sua residenza in Florida per il Thanksgiving — ha condannato l’accaduto definendolo “un atto diabolico” e promettendo che “l’animale che ha sparato … pagherà un prezzo altissimo”.
Il segretario per la Sicurezza Interna, Kristi Noem, ha annunciato che il Dipartimento ha sospeso “a tempo indeterminato” tutte le richieste di asilo per cittadini afghani, e avviato una revisione delle procedure di vetting per l’immigrazione, chiedendo maggiore rigore nelle verifiche.
Contemporaneamente, il Pentagono — su indicazione del presidente — ha disposto l’invio di ulteriori 500 membri della Guardia Nazionale a Washington, portando il contingente totale a oltre 2.700 unità, in un rafforzamento della presenza militare nella capitale.
Sul piano locale, la sindaca di Washington, Muriel Bowser, ha definito l’episodio un “attacco mirato” contro le forze dell’ordine, dichiarando che la polizia rimarrà in stato di allerta fino a quando non sarà chiaro il contesto e il movente dell’aggressione.
🌐 La presenza militare nella capitale
La presenza massiccia della Guardia Nazionale nelle strade di Washington non è un fenomeno recente. Già nei mesi scorsi, per decisione dell’Amministrazione federale, le truppe erano state schierate nel centro della capitale nell’ambito di una strategia di contrasto alla criminalità urbana, non senza suscitare proteste da parte delle autorità locali e critiche per questioni legali e di sovranità.
Questo dispiegamento ha reso la capitale americana — storicamente tra le più protette del mondo — anche una delle città simbolo di un cambiamento di paradigma nella sicurezza interna: movimenti, pattugliamenti e presenza militare costante, con l’obiettivo dichiarato di prevenire episodi di violenza e criminalità urbana. Tuttavia, proprio questa presenza continua di figure in uniforme — spesso dislocate in zone frequentate da civili — può rendere più probabile che atti violenti, come quello di ieri, si traducano in tragedie pubbliche.
🌐 Un’ombra su asilo e immigrazione
Il fatto che il sospettato sia un rifugiato afghano ammesso negli Stati Uniti attraverso un programma di accoglienza lancia ombre sull’efficacia dei processi di selezione e controllo degli stranieri arrivati negli ultimi anni. Immediatamente dopo la sparatoria, il governo federale ha sospeso le nuove richieste di asilo per cittadini afghani, suscitando forti polemiche e accuse da parte di associazioni per i diritti dei rifugiati, che denunciano un uso politico del drammatico episodio.
Critici del provvedimento avvertono che una stretta generalizzata sui rifugiati rischia di penalizzare chi — fuggito da conflitti reali — non rappresenta alcuna minaccia, alimentando invece un clima di diffidenza e discriminazione. Ma per molti esponenti dell’Amministrazione Trump, l’attentato rappresenta la prova di come “errori del passato” nella selezione degli immigrati possano avere conseguenze drammatiche.
🌐 Implicazioni per la sicurezza pubblica
Al momento non esiste ancora una ricostruzione certa del movente. Le autorità avvertono che non è esclusa alcuna ipotesi — dal gesto isolato di un individuo tormentato, a un eventuale atto ispirato da ideologie estremiste, fino a uno scenario più complesso legato a radicalizzazione. L’inchiesta prosegue serrata.
Le indagini sono concentrate su alcune aree cruciali:
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Le ragioni che hanno spinto Lakanwal a scegliere come obiettivo membri della Guardia Nazionale, piuttosto che civili o altri simboli.
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Il possibile collegamento a reti radicali o a soggetti legati all’esterno, e se l’attacco sia frutto di una radicalizzazione personale o di una preparazione ideologica.
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La verifica delle procedure di screening sui rifugiati, alla luce dell’uso che è stato fatto di un permesso di asilo per condurre un attacco in piena capitale.
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Il ruolo potenziale delle forze dell’ordine e della Guardia stessa nell’evitare ulteriori traumi, e la valutazione dell’efficacia del dispiegamento militare come deterrente contro la violenza urbana o terrorismo.
L’attacco di mercoledì ha scosso l’opinione pubblica americana per molte ragioni. Non si tratta solo di due vite ferite — o, secondo comunicazioni contraddittorie iniziali, forse perse — ma di un evento choc nel cuore pulsante del potere statunitense. Accade in una zona altamente militarizzata, sorvegliata, controllata: eppure un uomo armato ha potuto puntare e sparare contro uniformi in pattuglia, vicino alle stanze del potere.
In un momento in cui la politica sull’immigrazione e il controllo dei flussi sono al centro del dibattito nazionale, l’episodio rischia di alimentare paure, polarizzare l’opinione pubblica, giustificare misure restrittive. Per i sostenitori di una stretta sui flussi migratori, l’attacco conferma preoccupazioni che da tempo vengono sopraffatte dall’ideale dell’accoglienza. Per i difensori dei rifugiati e dei diritti umani, invece, è un dramma da non politicizzare, che richiede cautela e rispetto delle procedure.
🌐 Le prossime ore decisive
Nelle prossime 48–72 ore, è attesa una conferenza stampa congiunta fra Prosecutor’s Office, FBI, polizia metropolitana e servizi di emergenza sanitaria. Verranno rese note, se disponibili, le condizioni aggiornate delle vittime, lo status clinico del sospettato e qualche indicazione sul movente.
In parallelo, l’amministrazione federale ha già annunciato nuove misure: blocco temporaneo dell’immigrazione da alcune aree ad alto rischio, intensificazione dei controlli, potenziale riforma del sistema di accoglienza per rifugiati e asilo.
La domanda centrale — quella che scuote i corridoi del potere a Washington e che divide l’America — è: questo episodio è un caso isolato, un gesto di follia individuale, o il segnale di una minaccia più ampia, che mescola terrorismo, fragilità del sistema di sicurezza e contraddizioni dell’immigrazione?
Questo tragico evento — in un luogo simbolo della democrazia americana come la White House — riapre ferite, solleva interrogativi sul equilibrio fra sicurezza e libertà, e mette in discussione scelte politiche decisive.
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