12:55 pm, 26 Novembre 25 calendario

🌐 Taiwan ‑ Cina: la nuova escalation tra minacce e preparativi

Di: Redazione Metrotoday
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Nelle ultime ore un allarme definito “storico” è stato lanciato da William Lai, presidente di Taiwan: secondo lui, la People’s Liberation Army (PLA) di Cina starebbe «accelerando i preparativi militari» in vista di un’eventuale azione di forza sull’isola.

Questo annuncio — che fotografa una situazione già da tempo tesa — non è soltanto una dichiarazione retorica: riflette una serie di mosse concrete, visibili e registrate, a cui oggi Taiwan e la regione Indo‑Pacifico guardano con crescente preoccupazione. Di seguito, il punto della situazione: cosa sta succedendo, perché ora e quali potrebbero essere gli sviluppi.

🌐 Cosa ha dichiarato Taipei

  • Aumento delle minacce cinesi entro il 2027 — Il presidente Lai ha indicato il 2027 — anno in cui ricorre il centenario della fondazione dell’esercito cinese — come termine entro il quale la Cina potrebbe optare per una mossa aggressiva. Per questo, ha chiesto che le forze armate taiwanesi raggiungano «un elevato livello di prontezza» entro i prossimi due anni.

  • Allarme su “zone grigie”, disinformazione, pressioni diplomatiche — Oltre alla possibilità di un attacco militare, secondo le autorità di Taipei la strategia di Pechino includerebbe tattiche subdole: intrusioni navali e aeree, operazioni di “pressione ibrida”, campagne di disinformazione e tentativi di destabilizzazione.

  • Mobilitazione interna e rafforzamento dell’autodifesa — In risposta, Taiwan si prepara con un piano di rafforzamento delle difese, investimenti — compresi armi, droni, sistemi missilistici — e una maggiore vigilanza.

🌐 Incidenti e esercitazioni recenti

Negli ultimi mesi, le tensioni tra Cina e Taiwan non sono rimaste teoriche.

  • Incursioni aeree e marittime record — In un’occasione del 2025, le forze cinesi hanno schierato 41 aerei e 9 navi da guerra vicino all’isola — con 28 jet che hanno attraversato la cosiddetta “linea mediana” dello Stretto, penetrando nella zona di identificazione di difesa aerea (ADIZ) di Taiwan. Le forze di Taipei sono intervenute con aerei, navi e sistemi missilistici a terra.

  • Esercitazioni cinesi su larga scala — In primavera, la PLA ha lanciato manovre integrate mare‑aria‑terra intorno all’isola, definendole come deterrenza energica contro chi sostiene “l’indipendenza” di Taiwan. L’operazione ha coinvolto gruppi navali — inclusa una portaerei — e unità aeree e missilistiche, simulando assalti a obiettivi marittimi e terrestri.

  • Preparazione a un conflitto su vasta scala da parte di Taipei — In risposta, le forze armate taiwanesi hanno avviato simulazioni belliche su larga scala, comprese wargame computer‑assistite e scenari che contemplano un’improvvisa transizione da pace a guerra. Un modo per testare la capacità di reazione dell’isola contro un attacco reale.

La stabilità del mare di Taiwan è oggi uno degli assi di crisi più caldi dell’Asia orientale — e potenzialmente del mondo.

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🌐 Il significato strategico: perché tutto questo conta

— Taiwan, nodo cruciale nell’Indo‑Pacifico

L’isola non è soltanto una democrazia con un’identità separata da Pechino: è anche un fulcro strategico per il controllo delle rotte marittime nel Pacifico e un punto nevralgico per l’equilibrio militare e geopolitico regionale. Il suo destino influenza non solo la Cina, ma anche potenze come gli Stati Uniti, il Giappone, e gli Stati del Sud‑Est asiatico.

— Deterrenza e “costi della conquista”: la strategia di Taipei

Con la minaccia percepita come reale e prossima, Taiwan mira a rendere l’eventuale costo di un’aggressione — in termini militari, economici, politici — il più alto possibile. Il rafforzamento delle armi, dei sistemi di difesa e della capacità di reazione vuole essere un avviso a Pechino: ogni ipotesi di invasione sarà molto rischiosa.

— Pressione sull’equilibrio regionale e geopolitico

La situazione influisce su alleanze strategiche, rapporti diplomatici e rapporti di potere in Asia orientale. Qualunque mossa militare — o anche solo un’escalation di esercitazioni — può avere conseguenze ben oltre lo Stretto di Taiwan, coinvolgendo attori come Giappone, USA, e altri paesi dell’area.

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🌐 Cosa aspettarsi nei prossimi mesi

Secondo Taipei, l’obiettivo è chiaro: entro il 2027 raggiungere una prontezza di combattimento completa. Da parte sua, la Cina non nasconde le sue ambizioni, pur mantenendo il velo della “deterrenza”. Alcuni scenari:

  • Aumento delle attività navali e aeree cinesi — nuove incursioni, esercitazioni, manifestazioni di forza per testare reazioni taiwanesi e alzare la posta.

  • Accelerazione del programma di difesa di Taiwan — acquisto di armi, droni, radar, missili, potenziamento delle forze — forse anche coinvolgendo maggiormente alleati esterni.

  • Tensione politica e diplomatica tra grandi potenze — ogni mossa potrebbe provocare reazioni da Washington, Tokyo, altri paesi dell’Indo‑Pacifico, con il rischio di una crisi internazionale.

  • Possibilità — remota, ma non da escludere — di un’azione militare — se Pechino ritenesse insostenibile l’attuale situazione, un’escalation reale potrebbe essere concepita entro i prossimi due‑tre anni.

🌐 Un’isola che si prepara all’imprevedibile

La dichiarazione di William Lai non è semplicemente un grido d’allarme: è una fotografia nitida di una realtà sempre più fragile. Le prove — militari, strategiche, geografiche — sono davanti a tutti. Taiwan, da anni centro di un contenzioso esasperato, potrebbe essere presto chiamata a difendere non solo il proprio futuro, ma l’equilibrio geopolitico globale.

In questo scenario, la strategia di Taipei appare chiara: deterrenza, preparazione e pubblica consapevolezza. Ma il rischio — considerata la determinazione mostrata da Pechino — resta. E la data indicata dal governo taiwanese, il 2027, incombe come un monito.

Il mondo dovrebbe guardare con attenzione allo Stretto di Taiwan. Perché lì potrebbe giocarsi molto più che il destino di un’isola.

26 Novembre 2025
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