Eredità Agnelli, un altro round in tribunale
Torino – Svizzera Un’aula di tribunale a Thun, poco distante da Berna, è il nuovo teatro di una battaglia giudiziaria che va avanti da quasi vent’anni. Oggi la protagonista è di nuovo Margherita Agnelli de Pahlen, che di fronte alla stampa ha affidato il suo dolore e la sua delusione in poche parole: «È solo una storia penosa e triste».
Ma le parole lasciano il posto ai fatti: davanti alla giudice svizzera Amelie Meyes Schürch, Margherita e suo figlio John Elkann, supportato dalla sorella Ginevra, si giocano un capitolo decisivo della tormentata vicenda ereditaria iniziata con la morte di Gianni “L’Avvocato” Agnelli e poi precipitata dopo la scomparsa di Marella Caracciolo, la moglie dell’Avvocato, deceduta nel 2019.
Dal 2004 al 2025: tutti i nodi irrisolti
La storia ha radici lontane. Nel 2003, alla morte di Gianni Agnelli, l’assetto della sua immensa fortuna avrebbe dovuto passare a una nuova generazione. Secondo il patto successorio del 2004, Margherita – unica figlia femmina dell’Avvocato – avrebbe ceduto le sue quote nella holding Dicembre alla madre Marella, ricevendone un compenso economico. In cambio, la donna rinunciava a ogni pretesa futura.
Ma qualcosa, per Margherita, non tornava. Col passare degli anni, sempre più elementi hanno fatto emergere dubbi su quella transazione: per lei, gli accordi erano stati stipulati sulla base di informazioni incomplete e con “le carte nascoste”. Così, praticamente ogni dossier del patrimonio Agnelli è finito sotto la lente d’ingrandimento: dalle quote di Dicembre alla localizzazione della residenza della nonna Marella, passando per presunti trust, beni nascosti all’estero e nuovi testamenti.

Il nuovo testamento del 1998
La svolta più clamorosa è arrivata lo scorso settembre, quando i legali di Margherita hanno depositato in tribunale a Torino un documento inedito: un testamento olografo datato 20 gennaio 1998, in cui Gianni Agnelli avrebbe lasciato il 25 % di Dicembre non alla moglie né a Margherita, ma al figlio primogenito Edoardo Agnelli (decesso nel 2000).
Per Margherita, questo atto cambia profondamente la “mappa” ereditaria: «Le sue ultime volontà sono state tradite», hanno dichiarato i suoi avvocati.
Gli avvocati di John, Lapo e Ginevra — gli altri figli di Margherita — replicano però con fermezza: quel testamento risulta superato dagli eventi, e non altera la successione già definita con l’accordo del 2004.
La battaglia sulla residenza
L’udienza di questi giorni non verte su testamenti o quote societarie. Il tema è un altro, forse più sottile ma altrettanto decisivo: dove risiedeva effettivamente Marella Caracciolo prima della morte.
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Per Margherita, la vedova Agnelli viveva stabilmente in Italia, a Torino.
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Per Elkann e gli altri fratelli, invece, la residenza — e quindi il “centro degli interessi” — di Marella sarebbe sempre stata la Svizzera, nella località di Launen, nei pressi di Gstaad.
Una questione che sembra tecnica, ma che implica conseguenze gigantesche: se la residenza fosse italiana, le successioni e i testamenti svizzeri — alla base dell’attuale configurazione del patrimonio — potrebbero essere dichiarati nulli, riaprendo la partita sulla distribuzione dell’intero impero di famiglia.
La giudice dovrà prima decidere sulla litispendenza — cioè stabilire se il caso debba essere trattato in Svizzera o in Italia (a Torino è in corso un procedimento simile).

Conti, fisco, valori reali
La battaglia ereditaria non si limita al 2025. L’ultimo biennio ha visto molteplici filoni di indagine:
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Nel 2024, la Procura di Torino ha sequestrato circa 75 milioni di euro dagli Elkann, in un’inchiesta sulla presunta evasione fiscale legata all’eredità di Marella.
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A settembre 2025, John Elkann ha chiesto la messa alla prova: un istituto previsto dal codice penale che, se accolta dal giudice, porterebbe all’estinzione dei reati contestati a suo carico.
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Intanto, Margherita rivendica di avere diritto a una quota consistente di Dicembre (pari al 54 %), potenziale controllo di Exor, la holding che oggi detiene Stellantis, Ferrari e molti altri asset di peso.
Non è un caso se, negli ambienti finanziari e legali, si parla di una posta in gioco che potrebbe valere decine di miliardi di euro: quote aziendali, partecipazioni, proprietà immobiliari, collezioni d’arte, e molto altro.
La posta in gioco
Per molti osservatori, questa non è solo una disputa patrimoniale: è la crisi morale di una dinastia simbolo dell’Italia del Novecento. Una famiglia che, nata tra i motori e la modernità, oggi si trova spaccata da faide interne, sospetti, denunce e guerre legali.
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Da una parte, Margherita con la sua richiesta di trasparenza, di giustizia, di ristabilire una verità che ritiene nascosta.
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Dall’altra, i tre figli — John, Lapo e Ginevra Elkann — che difendono l’assetto costruito in vent’anni e la continuità dell’Impero.
Di fronte, un tribunale svizzero; dietro, decenni di valori, affetti, potere. E una domanda che pesa come un macigno: può una famiglia così potente restare unita quando la posta in gioco è misurata in miliardi e in storia personale?

Una famiglia sotto esame
Quel che è certo è che la saga degli Agnelli resta uno dei casi giudiziari e mediatici più complessi d’Europa. Non si tratta solo di denaro: c’è un’eredità storica, un’icona del capitalismo italiano, un patrimonio di identità e simboli da difendere o rivedere.
Quando Margherita parla di “storia penosa e triste”, non si riferisce solo alle carte giudiziarie: parla di rapporti familiari lacerati, di fiducia tradita, di una memoria che si fa contesa.
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