7:06 pm, 21 Novembre 25 calendario

Tunisia, Amnesty: escalation contro le ONG e i difensori dei diritti umani

Di: Redazione Metrotoday
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Tunisi – L’allarme lanciato da Amnesty International descrive una situazione senza precedenti in Tunisia, dove le autorità stanno intensificando la repressione nei confronti delle organizzazioni non governative (ONG) e dei difensori dei diritti umani. Arresti arbitrari, congelamenti dei conti bancari, limitazioni alle operazioni finanziarie e provvedimenti giudiziari sospensivi stanno colpendo le ONG, usando come pretesto la lotta ai cosiddetti “finanziamenti esteri sospetti” e la difesa degli “interessi nazionali”.

Secondo Erika Guevara Rosas, direttrice delle ricerche e delle campagne di Amnesty International, “uno dei risultati più importanti della rivoluzione del 2011, il decreto legge 88 sulle associazioni, è in corso di smantellamento. Il governo tunisino sta limitando in modo crescente lo spazio civico e la libertà di associazione”.

Il processo agli operatori del Consiglio tunisino per i rifugiati

Sei operatori delle ONG e un difensore dei diritti umani del Consiglio tunisino per i rifugiati saranno processati per il loro lavoro legittimo a sostegno dei richiedenti asilo. La prima udienza, originariamente fissata per il 16 ottobre, è stata rinviata al 24 novembre.

Due degli imputati – il fondatore Mustapha Djemali e il direttore dei progetti Abderrazek Krimi – sono detenuti arbitrariamente dal maggio 2024, accusati di “favorire ingressi clandestini” e “fornire ospitalità” a rifugiati, reati che comportano fino a 13 anni di carcere.

Un secondo caso riguarda tre operatori della ONG francese Terra d’asilo: Sherifa Riahi, Yadh Bousseimi e Mohamed Joo saranno processati il 15 dicembre per accuse simili, considerate infondate da Amnesty International e da altri osservatori internazionali.

Negli ultimi quattro mesi, almeno 14 ONG tunisine e internazionali hanno ricevuto provvedimenti di sospensione delle attività per almeno 30 giorni. Tra queste figurano l’Associazione delle donne democratiche tunisine, il Forum tunisino per i diritti economici e sociali e la sezione tunisina dell’Organizzazione mondiale contro la tortura.

Dichiarazioni diffamatorie e attacchi mediatici hanno accompagnato questi provvedimenti: il presidente Kais Saied ha etichettato ONG impegnate nell’immigrazione come “traditrici” e “agenti stranieri”. Pochi giorni dopo, le autorità hanno aperto indagini su bilanci e attività di almeno 12 ONG, eseguendo raid negli uffici e arrestando otto direttori o ex direttori del personale.

Le ONG tunisine hanno denunciato gravi difficoltà nell’accesso ai fondi esteri: almeno 20 ONG hanno subito blocchi dei trasferimenti bancari, due hanno avuto i conti chiusi e molte altre hanno subito ritardi nell’apertura di nuovi conti, con conseguenze dirette sulle attività sociali e assistenziali. Queste misure hanno colpito in particolare rifugi anti-violenza, progetti per migranti e attività di monitoraggio elettorale, rendendo difficile anche l’ordinaria operatività delle ONG.

Clima di intimidazione che soffoca 

Secondo Amnesty International, la repressione tunisina ha creato un clima di paura che soffoca la libertà di associazione e di espressione. “Le autorità tunisine devono immediatamente rispettare i diritti umani, consentire alle ONG di operare liberamente, proteggere i difensori dei diritti umani e annullare i provvedimenti sospensivi e i congelamenti dei conti bancari”, ha dichiarato Guevara Rosas.

Il fenomeno non è nuovo. Già nel 2023, dichiarazioni governative avevano diffamato le ONG che ricevevano fondi dall’estero, accusandole di minacciare l’integrità nazionale. L’attuale escalation rappresenta però un punto di svolta, con procedimenti legali e attacchi mirati che minacciano di smantellare decenni di progresso nella tutela dei diritti civili.

Tra le organizzazioni sotto inchiesta per presunti “reati finanziari” vi sono Bambine e bambini della luna, Mnemty e l’Associazione per la promozione del diritto alla differenza, con rappresentanti legali detenuti per mesi tra il 2023 e il 2024.

Il congelamento dei conti e le sospensioni operative hanno avuto un impatto diretto su servizi essenziali: rifugi per donne vittime di violenza, assistenza ai migranti e progetti di monitoraggio dei diritti umani rischiano di chiudere temporaneamente, aumentando la vulnerabilità di chi più ne ha bisogno.

La comunità internazionale monitora la situazione, evidenziando come la Tunisia, un tempo simbolo della primavera araba e dei progressi democratici del 2011, stia affrontando una contrazione drastica dello spazio civico, con potenziali ripercussioni sul sostegno ai migranti e sulla protezione dei diritti fondamentali.

21 Novembre 2025 ( modificato il 18 Novembre 2025 | 19:14 )
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