7:10 pm, 19 Novembre 25 calendario

La grande mostra dedicata al racconto visivo della grafica giapponese

Di: Redazione Metrotoday
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A Bologna si apre una finestra sul Giappone che non guarda soltanto al passato, ma traccia una linea continua fino all’immaginario contemporaneo.

Graphic Japan. Da Hokusai al Manga, in programma dal 20 novembre 2025 al 6 aprile 2026 al Museo Civico Archeologico, è la prima grande mostra italiana interamente dedicata al racconto visivo della grafica nipponica: un percorso che parte dal periodo Edo e arriva alla cultura pop del XXI secolo, mettendo in relazione arte, design, calligrafia, moda, cinema e fumetto.

L’iniziativa, ideata da MondoMostre e realizzata in collaborazione con il Settore Musei Civici del Comune di Bologna, rappresenta un nuovo tassello nell’approfondimento della creatività giapponese, dopo il successo dell’esposizione Hokusai Hiroshige. Oltre l’onda nel 2018. Il progetto gode del patrocinio della Regione Emilia-Romagna, del Consolato Generale del Giappone a Milano e della Fondazione Italia Giappone, inserendosi idealmente nel solco dei rapporti culturali rinsaldati attorno all’Expo di Osaka 2025, conclusa lo scorso ottobre.

Curata da Rossella Menegazzo, con Eleonora Lanza, la mostra nasce da un’esigenza critica chiara: comprendere le ragioni dell’eccezionale fortuna internazionale della grafica giapponese, capace di mantenere una identità coerente attraverso secoli di cambiamento, trasformazioni tecnologiche e contatti con l’Occidente. Un mondo visivo basato sull’equilibrio tra segno e disegno, dove la sintesi formale ha la forza di diventare linguaggio universale.

Dalle “immagini del Mondo Fluttuante” al design moderno

Il percorso espositivo propone oltre 250 opere tra stampe silografiche, libri illustrati, album, manifesti, katagami e oggetti d’alto artigianato, ricostruendo l’evoluzione del linguaggio grafico giapponese.

La storia inizia nel XVII secolo con le stampe ukiyoe, le celebri “immagini del Mondo Fluttuante” che immortalano paesaggi, scene quotidiane, attori kabuki e cortigiane. Hokusai e Hiroshige guidano il visitatore attraverso visioni della natura di straordinaria modernità, mentre Utamaro e Tsukimaro raccontano la figura femminile con un’eleganza sottile, fatta di gesti sospesi e sguardi enigmatici. Sharaku, con i suoi ritratti intensi di attori, anticipa quasi la potenza espressiva del primo piano cinematografico.

L’ingresso nell’era Meiji, nel 1868, coincide con un cambio di paradigma. Il Giappone si apre all’Occidente, industrializza i processi artistici, importa modelli visivi europei e trasforma l’illustratore in designer. Nel Novecento, questa evoluzione compie un salto definitivo: l’opera di Kamekura Yūsaku, riconosciuto come il padre della grafica moderna giapponese, inaugura l’era del poster come strumento estetico e comunicativo al tempo stesso. Il suo lavoro per la mostra Graphic ’55 segna la nascita ufficiale di una nuova generazione di grafici, vicini alla sensibilità internazionale ma radicati nella tradizione artistica del paese.

Tra loro emergono nomi destinati a segnare la storia del design del Novecento: Nagai Kazumasa, Tanaka Ikkō, Matsunaga Shin, Yokoo Tadanori. Figure che hanno tradotto Rinpa, ukiyoe e iconografie antiche in un vocabolario grafico contemporaneo e riconoscibile.

Le quattro sezioni della mostra: natura, volti, calligrafia, contemporaneità

Il percorso si articola in quattro ampie sezioni tematiche che mostrano come i medesimi elementi iconografici abbiano attraversato epoche e media senza mai perdere la loro identità.

Motivi di Natura
La natura giapponese non è semplice sfondo, ma simbolo e sentimento. Onda, pino, gru, luna, ciliegio, bambù diventano moduli visivi ripetuti all’infinito in stampe, kimono, ceramiche, tessuti. La loro essenzialità formale ha ispirato i primi graphic designer, che li hanno trasformati in elementi decorativi e strutturali dei prodotti di arte applicata.

Volti e Maschere
Una sezione che mette in relazione la ritrattistica ukiyoe con il teatro, il cinema e la moda contemporanea. Dai volti intensi di Sharaku ai manifesti teatrali di Tanaka Ikkō, il percorso evidenzia come la cultura visiva giapponese abbia sviluppato un’estetica drammaturgica basata su gesti codificati, contrasti di luce e un forte senso della scena. Non mancano richiami al cinema di Ozu e Kurosawa, fino alle atmosfere dell’animazione di Miyazaki.

Calligrafia e Tipografia
Qui trova spazio l’eredità zen del gesto grafico come atto disciplinato e spirituale. Nei manifesti esposti, il carattere scritto diventa segno compositivo, struttura spaziale, ritmo visivo. Una tradizione che influenzerà anche il linguaggio dei manga, dove testo e immagine convivono in un equilibrio dinamico.

Impatto globale del design giapponese

L’ultima sezione racconta l’impatto globale del design giapponese. Dalla diffusione mondiale di manga e anime al design editoriale, fino alle collaborazioni con la moda e agli incroci con la pubblicità internazionale. Il percorso sottolinea anche il contributo del Giappone alla grafica italiana di inizio Novecento, con influenze riconoscibili nei lavori di Metlicovitz e Dudovich. Una prova ulteriore di come il dialogo artistico tra i due paesi abbia radici profonde.

Un progetto diffuso in città

La mostra non si limita agli spazi del Museo Civico Archeologico. Un ricco programma di incontri, proiezioni e iniziative collaterali – in collaborazione con la Fondazione Cineteca di Bologna e altre istituzioni cittadine – porterà nella città felsinea temi legati all’arte, al teatro, al cinema e alla musica del Giappone. Gli eventi saranno annunciati nelle prossime settimane e coinvolgeranno vari luoghi culturali della città, in un calendario pensato tanto per i bolognesi quanto per i visitatori.

Una finestra sull’anima grafica del Giappone

Graphic Japan. Da Hokusai al Manga non è solo un viaggio nell’estetica nipponica, ma un’occasione per comprendere come un paese sia stato capace di trasformare la sua tradizione in un linguaggio visivo globale, riconoscibile e allo stesso tempo adattabile. La mostra racconta un Giappone che cambia senza mai perdere il proprio nucleo identitario: la forza del segno, la grazia della composizione, la capacità di coniugare artigianato e tecnologia, memoria e innovazione.

Bologna diventa così, per quasi cinque mesi, la capitale italiana della grafica giapponese: un invito a leggere – e a guardare – il mondo attraverso gli occhi di una cultura che ha fatto dell’immagine un ponte tra epoche e continenti.

19 Novembre 2025
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