Velocità estrema, idrogeno «verde» e mondo libero: il jet ipersonico di Hypersonix Launch Systems
In un panorama aerospaziale in cui lo sviluppo tecnologico corre verso frontiere che pochi anni fa sembravano fantascienza, la startup australiana Hypersonix Launch Systems ha attirato l’attenzione mondiale annunciando lo sviluppo di un jet ipersonico alimentato a idrogeno capace di raggiungere la soglia straordinaria di Mach 12 — dodici volte la velocità del suono. Si tratta di un’impresa che coniuga alte prestazioni, propulsione innovativa e sostenibilità ambientale: ecco perché il settore, militare e civile, sta osservando con grande interesse.

Il progetto in sintesi
Fondata nel 2019 a Brisbane, Hypersonix ha come missione dichiarata lo sviluppo di «aeromobili ipersonici riutilizzabili alimentati a idrogeno» tramite un motore scramjet, denominato SPARTAN, completamente stampato in 3D e privo di parti mobili. Questo motore è concepito per operare in un regime compreso fra Mach 5 (cinque volte la velocità del suono) e Mach 12, emettendo, secondo l’azienda, solo vapore acqueo e nessuna emissione di CO₂.
Nel dettaglio, la società ha recentemente raccolto un finanziamento di 46 milioni di dollari australiani (~USD 30-35 milioni) in un round di Serie A, da destinare allo sviluppo del veicolo dimostratore denominato DART AE (3,5 metri di lunghezza) che sarà spinto da un razzo booster fino a Mach 5, quindi accenderà il motore scramjet a idrogeno per proseguire fino a Mach 12. Il principio di fondo: grazie all’idrogeno, che ha un elevato rapporto energia-massa e che consente combustione più efficiente e senza CO₂, un motore «air-breathing» (che prende ossigeno dall’atmosfera) può operare a velocità ipersoniche con maggiore efficienza rispetto ai tradizionali razzi a cherosene. Inoltre, l’uso dei materiali avanzati (ceramici, compositi ad altissima temperatura) è fondamentale per sopportare le sollecitazioni termiche estreme collegate a Mach 10+. Perché Mach 12 e perché l’idrogeno
Raggiungere Mach 12 non è solo un numero da effetto-wow: implica velocità dell’ordine di oltre 14.000 km/h. A queste velocità, un velivolo potrebbe teoricamente coprire la distanza fra Londra e New York in meno di un’ora. L’obiettivo dichiarato, in prospettiva, è quello di collegare il trasporto rapido, satelliti più piccoli e accesso allo spazio con mezzi che si comportano come aeromobili più che come razzi.
L’idrogeno come carburante è strategico: rispetto al cherosene, offre una combustione più pulita (vapore come unico prodotto), e in un motore scramjet, che letteralmente «respira» ossigeno atmosferico, riduce la massa complessiva richiesto per il comburente. Così si ottiene un rapporto spinta/peso favorevole per l’ipersonico. Tuttavia, questo richiede serbatoi criogenici, materiali resistenti, gestione termica e infrastrutture che sono ancora in fase di sviluppo.

Mercati di riferimento
Il jet ipersonico a idrogeno apre scenari sia civili che militari. Ecco alcune possibili destinazioni:
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Trasporto rapido supersonico/ipersonico civile: immaginare viaggi intercontinentali in tempi drasticamente ridotti, da New York a Tokyo in poche ore.
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Lancio rapido di satelliti: veicoli che dalla rampa possono passare rapidamente alla fase di volo ipersonica e immettere piccoli satelliti in orbita.
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Sistemi militari avanzati: ricognizione, attacco rapido, sistemi anti-accesso/area denial (A2/AD). Le tecnologie idruro-ipersoniche suscitano interesse dei dipartimenti della Difesa.
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Spazio suborbitale e turismo spaziale ibrido: mezzi aeronautici che operano in volo atmosferico ma con prestazioni da quasi spazio.
Hypersonix ha già contratti e collaborazioni che includono il Defence Innovation Unit (USA) nel programma HyCAT, e partnership di materiali/compositi.
Riflessioni geopolitiche
Lo sviluppo di un jet ipersonico a idrogeno come quello di Hypersonix non è solo una questione tecnologica: ha rilevanza geopolitica, ambientale ed economica.
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Guerra della velocità: le potenze globali (USA, Cina, Russia) stanno investendo in ipersonica; l’Australia – tramite questa startup – entra in quella che può essere letta come “corsa alla supremazia della velocità”.
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Impatto ambientale: il binomio “velocità + idrogeno” risponde all’urgenza climatica: un volo veloce con zero CO₂ sarebbe una svolta anche per l’aviazione civile.
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Economia spaziale e trasporto globale: se i costi scendono, il mercato dei piccoli satelliti, del turismo spaziale, degli spostamenti intercontinentali cambierà radicalmente.
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Sovranità tecnologica e supply chain: l’Australia e alleati puntano a sviluppare competenze proprie in materiali avanzati, produzione additiva e motori scramjet — non più solo importatori di tecnologia.
Un segmento civile ancora da esplorare
Molte startup e governi vedono l’ipersonica come parte di un futuro “trasporto ultra-rapido” per passeggeri: un volo da Londra a Sydney in poche ore, per esempio. Tuttavia, le normative, i costi e la sicurezza operativa sono ancora ostacoli rilevanti. Il vantaggio dell’idrogeno è ambientale, ma l’intera infrastruttura aeroportuale, il rumore supersonico, le rotte transponder, la percezione pubblica devono ancora evolvere.
Il progetto di Hypersonix rappresenta una delle frontiere più affascinanti e cariche di potenziale del settore aerospaziale: un velivolo ipersonico alimentato a idrogeno, fabbricato in 3D, riutilizzabile e capace di Mach 12. L’idea sembra uscita da un film di fantascienza, ma i dati, il finanziamento e la roadmap indicano che è molto concreta.
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