Mattarella avverte l’Occidente: «Troppi ‘Dottor Stranamore’ amano la bomba»
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ToggleLa minaccia nucleare torna al centro del dibattito politico
In un momento storico segnato da tensioni internazionali crescenti e dall’ombra nucleare che torna a farsi concreta, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha lanciato un monito pesante e urgente. Parlando davanti al Bundestag tedesco in occasione della Giornata nazionale del Lutto, ha evocato la figura di “nuovi Dottor Stranamore … con la pretesa che si debba amare la bomba”. Una metafora che richiama il celebre film di Stanley Kubrick, ma che per Mattarella è tutto fuorché cinematografica: è un segnale di pericolo reale e presente.
Un discorso carico di memoria e allarmi
Nel suo intervento al Parlamento di Berlino, Mattarella ha ripercorso le tragedie del passato per parlare con forza del presente: «Siamo qui per ricordare i caduti, le vittime della guerra e della violenza… la guerra continua a colpire soprattutto chi non combatte. Oggi oltre il 90% delle vittime dei conflitti sono civili», ha detto, richiamando la necessità di contrapporre alla logica della sopraffazione quella del diritto, del multilateralismo e della dignità umana.
L’immagine del “Dottor Stranamore” serve a denunciare la retorica di chi, in seno alle potenze internazionali, sembra addirittura applaudire l’idea della bomba nucleare come strumento di forza politica. «La sovranità di un popolo non si esprime nel diritto di portare guerra al vicino. La guerra di aggressione è un crimine», afferma Mattarella con fermezza.
“Amare la bomba”: un concetto inaccettabile
Il riferimento a “amare la bomba” non è retorico. Secondo il presidente, certe forze politiche o militari stanno alimentando un ritorno alla mentalità nucleare, riscrivendo regole e trattati con leggerezza e arroganza. In particolare, Mattarella cita il Trattato del 1997 che bandisce gli esperimenti nucleari, ma ricorda come molti Paesi non lo abbiano ancora ratificato (Cina, India, Pakistan, Corea del Nord, Israele, Iran, Egitto, Stati Uniti) e come addirittura la Russia si sia ritirata nel 2023.
Per il Capo dello Stato, non basta rispettare formalmente queste prescrizioni se, contemporaneamente, si alimentano ulteriori minacce: il rischio è di un “nuovo vaso di Pandora”, un’escalation nucleare che potrebbe ricadere sulla comunità internazionale come un macigno.
La pace come memoria e responsabilità
Non è la prima volta che Mattarella mette in guardia contro la deriva nucleare. A marzo 2025, durante una visita al Memoriale della Pace di Hiroshima, il presidente ha denunciato «minacce nucleari che si moltiplicano» e arsenali giustificati non dalla difesa, ma dalla dominazione.
Poi, in occasione dell’80° anniversario del bombardamento di Hiroshima, ha ribadito che il nucleo del discorso non è solo storico, ma profondamente morale: «L’uso o anche la sola minaccia concreta di armi nucleari appare crimine contro l’umanità».
Per Mattarella, la memoria di Hiroshima e Nagasaki non è un atto simbolico fine a se stesso, ma un avvertimento: se si abbandona l’architettura del disarmo e della non proliferazione, si rischia di tornare a uno scenario in cui la minaccia nucleare è quotidiana.
Il presidente ha sollevato anche un’allerta politica: «Un linguaggio perentorio, duramente assertivo, che rivendica supremazia», dice Mattarella, favorisce il ricomparire di mentalità aggressive. Nel suo discorso al Bundestag ha ammonito sul fatto che “con l’era atomica, un solo gesto può cancellare una città e l’innocenza stessa del mondo”. E non è un richiamo astratto: Mattarella segnala come alcuni governi manifestino in maniera più aperta il desiderio di ridiscutere il rifiuto delle armi nucleari. L’“amor per la bomba” non è solo metafora di potere, ma ideologia potenzialmente letale.
Di fronte a tutto questo, Mattarella insiste su un punto: non si può demolire l’architettura internazionale costruita dopo la Seconda guerra mondiale. Per lui, l’ONU, i trattati internazionali, le organizzazioni per il disarmo sono strumenti irrinunciabili per prevenire il caos nucleare.
Il multilateralismo, per il presidente, non è burocrazia: è la “voce che richiama al valore della vita di ogni singola persona, contrapposta all’arroganza di chi si ritiene legittimato a dominare con la forza”.
Perché il riferimento a “Dottor Stranamore” è illuminante
Il “Dottor Stranamore” di Kubrick è una figura grottescamente comica ma raccapricciante: è il teorico pazzo che ama l’arma atomica, gioisce per la distruzione, vede nell’apocalisse uno strumento di potere. Usare questa metafora significa richiamare il paradosso morale di chi celebra la bomba come strumento di supremazia, ignorando la distruzione che essa comporta.
Per Mattarella, questi “nuovi Stranamore” non sono eretici fumettistici, ma attori reali della geopolitica: figure influenti che normalizzano il linguaggio della minaccia atomica, rischiando di ridefinire la legittimità dell’arma nucleare nel XXI secolo.
Nel contesto attuale, le parole del Capo dello Stato suonano più che mai come un grido di allarme realistico:
Tensioni geopolitiche crescenti: non solo tra grandi potenze, ma anche in contesti regionali dove il nucleare torna a essere strumento di potere.
Trattati in crisi: alcuni accordi chiave sembrano indebolirsi o vengono disattesi, mettendo in pericolo il regime di non proliferazione.
Narrative aggressive: il linguaggio nucleare non è più confinato al passato; torna a emergere come ideologia politica.
Responsabilità etica: per Mattarella, non si può più pensare al nucleare solo in termini strategici, ma va reinterpretato come un crimine potenziale contro l’umanità.
Le implicazioni pratiche
Le dichiarazioni del presidente non sono passate inosservate. Analisti, diplomatici e osservatori di politica internazionale hanno colto in esse un richiamo forte alla prudenza, ma anche una sfida politica: disarmare non è utopia, è necessità reale.
Alcuni commentatori rilevano che l’Italia, pur non potendo dettare le politiche nucleari di paesi dotati, ha un ruolo morale da giocare: può rafforzare il suo impegno multilateralista, promuovere trattati e sostenere la diplomazia del disarmo, anche fuori dal palcoscenico nazionale.

Nel suo discorso al Bundestag, Sergio Mattarella traccia una linea chiara: non basta ricordare la bomba di Hiroshima, bisogna vigilare affinché la sua minaccia non venga normalizzata. I “nuovi Dottor Stranamore”, avverte, rappresentano una minaccia morale e politica: non sono solo nostalgici della potenza nucleare, ma potenziali attori che rimodellano il mondo sulla base della paura atomica.
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