A novembre sulla Borsa Italiana ha registrato una delle più significative variazioni nell’azionariato della società aerospaziale italiana Avio S.p.A. (simbolo AVIO). Secondo le comunicazioni diffuse dalla Consob il giorno precedente, la partecipazione detenuta da Leonardo S.p.A. è stata portata al 19% dal precedente livello del 29 % circa, a seguito della cessione di circa 2,6 milioni di azioni tramite una procedura di accelerated bookbuilding.
L’operazione coincide con un contesto ormai complesso per Avio: fra aumento di capitale da circa 400 milioni di euro, nuove commesse nel settore spaziale, e una pressione crescente da parte di investitori istituzionali che riducono quote e riorientano portafogli. In questo articolo cerchiamo di analizzare il significato della mossa, le implicazioni per il futuro della società e per il settore della space economy italiana, aggiornando con retroscena precedenti e possibili scenari futuri.
Avio nel panorama spaziale italiano
Avio è una realtà italiana leader nella propulsione spaziale, con sede a Colleferro (RM) e operazioni in Francia e Guyana Francese. La società realizza motori a propellente solido e liquido, è prime contractor del lanciatore Vega e sub‑fornitore per il programma Ariane.
Quotata dal 2017 sul segmento STAR della Borsa Italiana, Avio è da tempo oggetto di attenzione da parte degli analisti e dei grandi investitori, in quanto rappresenta una delle “piazze industriali” italiane più esposte alla space economy e alla difesa.
Negli ultimi mesi, la società ha annunciato:
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Contratti con l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) per lo sviluppo di stadi superiori riutilizzabili per la serie Vega, intestati per circa 40 milioni di euro.
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Un aumento di capitale in opzione da un massimo di circa 400 milioni di euro, con offerta di 19.630.197 azioni al prezzo unitario di 20,37 € (sconto circa 29,6% rispetto al prezzo teorico) nel rapporto 3 nuove azioni ogni 4 possedute.
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Movimenti nell’azionariato: ad esempio, il colosso tedesco DWS Investments ha ridotto la propria quota al 3,543% in data 30 ottobre 2025.
In questo quadro, la riduzione della quota da parte di Leonardo assume rilievo e apre questioni di governance, strategia industriale e mercato dei capitali.
La riduzione della quota di Leonardo
Leonardo – gruppo pubblico‑privato, attivo nei settori aerospazio, difesa e sicurezza – deteneva fino a poco tempo fa circa il 29,65% del capitale di Avio. Con l’operazione comunicata alla Consob, la sua quota scende al 19 %. Le ragioni ufficiali non sono dettagliate in modo esaustivo, ma l’interpretazione prevalente è che Leonardo abbia ceduto parte del pacchetto per:
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Raccogliere liquidità, in un momento in cui le pressioni sul capitale dell’azienda crescono;
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Riorientare strategicamente la propria partecipazione verso attività core del gruppo, lasciando spazio ad Avio per attrarre nuovi partner o investitori specializzati;
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Accogliere esigenze di mercato, visto il massiccio aumento di capitale di Avio che richiede maggiore flessibilità da parte dei soci principali.
Dal punto di vista operativo, la riduzione della quota implica che Leonardo mantiene ancora un ruolo rilevante ma non più dominante nel capitale di Avio. Ciò apre potenzialmente la porta a:
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Nuovi ingressi azionari o aumenti di quota di altri attori;
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Possibili revisioni della governance del gruppo;
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Maggior autonomia di Avio nella definizione della strategia industriale e finanziaria.

Contemporaneamente a questi movimenti, Avio ha avviato un aumento di capitale in opzione per un importo compreso fino a 400 milioni di euro, con scadenza della sottoscrizione fissata al 17 novembre 2025 e quotazione dei diritti fino all’11 novembre. L’aumento è anche interpretabile come segnale di rischio percepito: il settore aerospaziale è caratterizzato da ciclicità, elevati investimenti iniziali, dipendenza da commesse governative e tempi di ritorno lunghi.
Dopo la comunicazione della riduzione di quota da parte di Leonardo, il titolo Avio ha mostrato una certa volatilità. In un contesto generale di listini italiani moderatamente positivi, il titolo ha attirato attenzione anche per la presenza di nuove partnership internazionali (come quella con un’azienda statunitense per motori a razzo).
Gli analisti registrano che il modello “fair value” per Avio presenta ancora ampie oscillazioni, riflettendo incertezze operative e finanziarie: ad esempio, alcuni portali indicano un potenziale di ribasso fino al 50‑52% in base agli scenari più conservativi.
Allo stesso tempo, la riduzione della quota da parte di un socio strategico come Leonardo può essere vista come un momento di cambiamento di fase: meno una “società del gruppo Leonardo” e più una realtà che cerca nuova autonomia e apertura. Inoltre, la riduzione della partecipazione da parte di gestori istituzionali come DWS rafforza l’idea che la “fase attiva” del titolo possa girare verso nuovi protagonisti.
Prospettive industriali
Il cambiamento nell’azionariato di Avio apre una riflessione più ampia su come la società si posiziona nel panorama nazionale e internazionale della space economy. Alcuni nodi strategici emergono:
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Autonomia industriale italiana: Avio è una delle componenti chiave della capacità italiana nei lanci spaziali: la riduzione del controllo diretto da parte di Leonardo pone la questione se lo Stato italiano, tramite controllate o altri strumenti, voglia mantenere una quota strategica o delegare a partner internazionali più agili.
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Rafforzamento della catena value: lo sviluppo dei lanciatori Vega C/E, la partecipazione al programma Ariane 6 e la ricerca sulla riutilizzabilità richiedono un investimento significativo e una capacità di esecuzione elevata. La capacità di trasformare ordini in fatturato e poi in cassa sarà fondamentale.
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Mercati e partner internazionali: la space economy è globale. Avio dovrà convogliare ordini da ESA, ma anche da operatori commerciali privati, e potrebbe beneficiare di alleanze con attori statunitensi o asiatici. La riduzione della quota di un socio industriale nazionale potrebbe facilitare nuovi partenariati internazionali.
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Governance e capitali: con meno dipendenza da Leonardo, Avio potrebbe attrarre investitori diversi (venture capital, fondi infrastrutturali, partner industriali). Ma dovrà garantire trasparenza e credibilità nell’esecuzione.
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Rischio industriale e finanziario: se la società non riuscirà a rispettare tempi e costi, l’aumento di capitale appena lanciato diventa un tassello critico. Il mercato valuta anche la capacità del management di gestire il rischio tecnologico, logistico e commerciale.
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Per gli investitori: il movimento nell’azionariato e l’aumento di capitale segnalano che occorre valutare non solo i contratti, ma anche la struttura finanziaria e le esigenze di capitale.
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Per il mercato italiano: un successo di Avio rafforzerebbe l’Italia nella space economy; un insuccesso ne ridimensionerebbe la credibilità.
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Per la governance aziendale: il cambiamento in Leonardo‑Avio apre la riflessione su come strutturare oggi le partecipazioni strategiche nazionali e su come attirare investitori internazionali in attività high‑tech italiane.
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Per i lavoratori e i siti produttivi: l’aumento di capitale e la possibile apertura a nuovi partner internazionali possono generare opportunità occupazionali e tecnologiche. Ma richiedono anche che i siti italiani siano competitivi e ben integrati nella catena globale.
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La decisione di Leonardo di ridurre la propria quota in Avio al 19% non è un semplice dato numerico: è un segnale forte di cambiamento.
Da un lato, Avio appare più libera di cercare partner internazionali, attrarre nuovo capitale e accelerare la propria crescita. Dall’altro, deve dimostrare concretezza operativa, capacità di trasformare investimenti in risultati e di mantenere fiducia del mercato.
Per l’Italia, il successo di Avio è importante non solo per un titolo di Borsa, ma per la filiera spaziale nazionale e per la capacità di stare in un settore competitivo e globale. Il 2026 potrebbe essere anno di svolta.








