La Norvegia travolge l’Italia 4‑1 e affonda i sogni mondiali
La partita decisiva contro la Norvegia, valida per le qualificazioni ai Mondiali 2026, termina con un pesante 4‑1 in favore degli scandinavi. Un risultato che non solo compromette il cammino azzurro verso il primo posto nel girone, ma relega l’Italia ai playoff per il terzo anno consecutivo. Fischi all’ingresso dei giocatori, cocente delusione e un bilancio che desta più di una riflessione.
Un ribaltone sanguinoso
L’Italia parte bene: al 10’ circa, il giovane Francesco Pio Esposito brilla con un’azione avviata a sinistra, converte un cross e segna il vantaggio azzurro. Un lampo di speranza per i tifosi, che riempiono San Siro con più di 66.000 presenze. Ma la reazione norvegese non tarda. Al 64’, Antonio Nusa fa esplodere la rimonta con un gol che pare scuotere il match.
Ma è nella ripresa che arriva il ko definitivo: al 78’ va in rete Erling Haaland, seguito due minuti dopo da un suo secondo sigillo. E come se non bastasse, in pieno recupero, Jørgen Strand Larsen cala il poker: 4‑1, la Norvegia trionfa e festeggia la qualificazione diretta.
Umiliazione e autocritica
La delusione azzurra esplode nelle dichiarazioni post gara. Il portiere Gianluigi Donnarumma non le manda a dire, parlando di una squadra che «ha smesso di giocare nella ripresa», ammettendo che è «inaccettabile» perdere fiducia come è successo. Per Donnarumma il problema non è solo tecnico, ma mentale: quella fragile tenuta difensiva ha permesso alla Norvegia di dilagare.
Da parte sua, Manuel Locatelli contesta la fragilità mentale: «Abbiamo sbagliato nel gestire certi momenti, dobbiamo essere più uniti. Questo non può essere il nostro livello», ha detto, sottolineando che la qualificazione è ormai compromessa.
Anche i voti ai giocatori non sono clementi: secondo i giudizi raccolti, solo due elementi azzurri emergono in positivo, mentre la difesa è crollata sotto i colpi norvegesi.

Il peso di un doppio ko
Quello di San Siro non è un incidente isolato, ma la seconda sconfitta significativa in pochi mesi contro la Norvegia. In giugno, l’Italia aveva perso 3‑0 a Oslo, in un match dominato dagli avversari e giocato al limite dell’umiliazione.
Questo doppio confronto con la Norvegia rischia di rappresentare una rottura simbolica: una squadra che sembra non essere più in grado di reggere la tensione delle qualificazioni, con il timore concreto di non riuscire a ottenere la qualificazione diretta per il Mondiale.
Lo schema di Gennaro Gattuso aveva inizialmente funzionato: pressing alto, pressione costante su Haaland, buona circolazione palla. Ma nella ripresa l’Italia ha perso ordine, concedendo spazi larghi ai norvegesi. Secondo Locatelli, gli azzurri hanno “dovuto ritrovare compattezza” ma non ci sono riusciti.
Sul fronte difensivo, gli errori sono stati troppo numerosi, con passaggi imprecisi, disattenzioni e rilanci sbagliati. L’atteggiamento mentale è stato il vero tallone d’Achille: non tanto la tecnica, quanto la fragilità psicologica. Donnarumma lo ha detto esplicitamente: una squadra che crolla non può aspirare a grandi traguardi.
Una strada in salita
Con questo risultato, l’Italia chiude il girone al secondo posto e si avvia verso gli spareggi mondiali di marzo. Un traguardo sempre meno ambito: rispetto alla qualificazione diretta, è una via più tortuosa, insidiosa e pericolosa. Locatelli ha ammesso che la qualificazione “è compromessa”, ma invita a non perdere la speranza e a presentarsi con una “attitudine molto diversa” al prossimo appuntamento.
Gattuso, da parte sua, ha chiesto scusa ai tifosi, riconoscendo che il primo tempo è stato discreto ma che la prestazione è crollata nella seconda frazione. Ha parlato di “forma che non può essere questa” e della necessità di ricompattare il gruppo.
Nei media italiani e norvegesi si leva un coro di preoccupazione. Secondo un’analisi su Football‑Italia, la prestazione degli azzurri è stata “imbarazzante” sotto diversi profili, con molti giocatori che “non salvano la faccia” e una squadra che appare lontana dagli standard della Nazionale da sempre identificata con resilienza e cuore.

Molti parlano di un problema strutturale, non semplicemente di una serata storta. Il fatto che l’Italia si ritrovi ancora una volta agli spareggi accresce la tensione sul progetto azzurro.
La sconfitta per 4‑1 contro la Norvegia non è semplicemente una battuta d’arresto, ma un segnale inquietante. L’Italia appare mentalmente fragile, incapace di mantenere un alto livello per tutta la partita, e con un progetto che sembra vacillare nei momenti decisivi.
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