10:13 am, 16 Novembre 25 calendario

IRON e l’industria dell’auto riscrive il corpo umano

Di: Redazione Metrotoday
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Sul palco dell’AI Day di Xpeng, tra proiezioni di mappe, dimostrazioni di guida autonoma e piani per taxi senza conducente, è andato in scena un altro tipo di annuncio: non un’auto, ma un corpo. È stato presentato IRON, un robot umanoide che l’azienda cinese descrive come il frutto della sua scommessa sulla “Physical AI” — ossia l’integrazione profonda tra software intelligente e hardware fisico. La scena che ha catalizzato l’attenzione globale non è stata tanto la sfilata di passi bilanciati, quanto il gesto chirurgico del fondatore che ha scucito la pelle sintetica del robot per dimostrare che sotto non c’era un essere umano in un costume: era davvero meccanica, cavi, batterie e attuatori.

L’effetto, nella dimensione mediatica, è stato immediato. Video e frame della presentazione hanno fatto il giro del mondo, accompagnati da analisi che oscillano tra lo stupore tecnologico e il disagio etico. È la fotografia di un momento in cui la corsa ai corpi umanoidi — inaugurata da anni di prototipi e concept — sembra passare dalla ricerca al piano industriale. Xpeng non è un’azienda di robotica pura: è una casa di produzione di veicoli elettrici che ha scelto di riposizionarsi come gruppo di “mobilità intelligente” e ora prova a tradurre quel concetto in forme che si muovono come noi.

Sul video di presentazione IRON cammina con un’andatura studiata, ruota la testa, mantiene la postura. Il rivestimento che gli conferisce un’apparenza “umana” — la pelle sintetica — è presentato come personalizzabile per colore e conformazione del corpo. Dietro la pelle c’è un’armatura scheletrica, muscoli artificiali e un’impalcatura motoria che promette movimenti più fluidi rispetto ai primi umanoidi. L’azienda ha messo in evidenza caratteristiche tecniche pensate per il lavoro in contesti commerciali: una struttura modulare, batterie più sicure (con riferimenti a soluzioni allo stato solido), sensori e unità di calcolo dedicate.

Il gesto simbolico del “taglio” della pelle ha avuto una funzione precisa: rispondere al dubbio che video così naturali potessero nascondere una finzione. È stata una messa in scena che ha amplificato il tema della credibilità — e con essa le domande sull’accettabilità di robot sempre più “umani” nella sfera pubblica.

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La scommessa del 2026

Il passaggio che rende il progetto di Xpeng diverso da molti annunci precedenti è l’ambizione industriale. L’azienda ha dichiarato l’intenzione di avviare una produzione su scala commerciale entro il 2026 — un lasso di tempo che, se rispettato, pone IRON tra i primi robot umanoidi potenzialmente disponibili in quantità sul mercato. Questo non è solo un traguardo industriale: significa impostare catene di fornitura, standard di sicurezza, reti di assistenza e un ecosistema di applicazioni commerciali (dall’accoglienza nei negozi alla logistica leggera, fino a ruoli di assistenza in ambienti controllati).

La roadmap che prevede la produzione di massa richiede però una serie di passaggi complessi: test di affidabilità, omologazioni normative, addestramento sul campo e una capacità produttiva che integri componenti meccaniche, elettroniche e materiali avanzati. Nel frattempo, i concorrenti globali — dalle spin-off robotiche nate attorno ai grandi gruppi automobilistici alle imprese pure-play della robotica — continuano a spingere in parallelo, rendendo il panorama molto competitivo.

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Il progetto IRON mette insieme più tecnologie che, combinate, mirano a restituire una sensazione di “umanità meccanica”. Tra le soluzioni citate compaiono: un telaio con una colonna vertebrale flessibile per rotazioni più naturali, attuatori che imitano gruppi muscolari, unità di calcolo ad alte prestazioni per percezione e controllo del movimento, e batterie con profilo di sicurezza maggiore. Sono elementi che non vanno letti singolarmente ma come strati di un’architettura progettata per la cooperazione uomo-macchina.

Resta da valutare la resilienza di queste soluzioni nel tempo e nelle condizioni reali. Movimenti fluidi in una presentazione sapientemente coreografata non sempre si traducono in stabilità operativa su una linea di produzione o sul pavimento di un centro commerciale. La robustezza agli urti, la durata dei componenti, la manutenzione e i costi unitari sono fattori che decideranno il senso commerciale dell’operazione.

Etica e accettazione sociale

Il “realismo” di un robot non è solo una questione estetica: coinvolge paura, desiderio e normativa. Un corpo che somiglia all’umano tende a spostare molte linee rosse: dal rischio di inganno alla possibile erosione di ruoli lavorativi. In ambienti di servizio, la presenza di un robot con pelle e andatura umana potrebbe funzionare come punto di contatto più rassicurante rispetto a un braccio industriale; ma la stessa somiglianza può scatenare reazioni di rifiuto o inquietudine in una parte del pubblico. La sociologia della robotica insegna che l’accettazione passa anche attraverso design, trasparenza sul funzionamento e stagionatura culturale.

Sul fronte economico, la sostituzione di mansioni routinarie è il timore più immediato. Xpeng propone IRON per ruoli di assistenza, accoglienza e collaborazione in ambienti controllati; se questi robot raggiungessero un costo d’ingresso competitivo e un’affidabilità elevata, le imprese potrebbero valutarne l’adozione su larga scala.

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Un ecosistema già in movimento

Negli ultimi anni abbiamo assistito a molteplici approcci: da umanoidi più semplici e sociali, come i robot da accoglienza, fino ai prototipi sempre più capaci di muoversi su terreni difficili o manipolare oggetti complessi. I grandi gruppi tecnologici e automobilistici hanno moltiplicato investimenti, acquisizioni e spin-off, mentre start-up agili hanno puntato su nicchie applicative. In questo contesto, una casa auto che usa la propria catena produttiva per scalare robotica fisica potrebbe accelerare la trasformazione del settore.

Tuttavia, il successo non è automatico: impone standard normativi internazionali, interoperabilità tra piattaforme e un mercato di sviluppatori che costruiscano applicazioni utili. Anche l’aspetto della sicurezza — sia in termini di hardware sia di tutela dei dati raccolti dai sensori — diventerà un punto cruciale nelle trattative con clienti e regolatori.

È inevitabile che l’immaginario collettivo molli subito riferimenti cinematografici: dalle distopie robotiche alle storie di coabitazione. Anche per questo motivo il lancio di IRON non è solo un fatto tecnico ma una performance narrativa: Xpeng ha scelto una scenografia che rispondeva in modo diretto ai sospetti di messa in scena, mostrando “il corpo” per dissipare dubbi. Il gesto, però, ha amplificato il dibattito su quanto siamo disposti a tollerare robot che imitano l’umano.

La conversazione pubblica dovrà affrontare non solo la dimensione normativa, ma anche la sfera simbolica: come vogliamo che appaiano questi corpi? Che ruoli etici possono ricoprire? Il design e le scelte industriali saranno parte del linguaggio con cui le imprese si presenteranno alla società.

L’annuncio di Xpeng è un tassello importante in una partita che vede convergere mobilità, intelligenza artificiale e robotica: il corpo diventa estensione di una strategia aziendale che vuole presidiare non solo la strada ma anche lo spazio umano dei servizi. Se IRON manterrà le promesse tecniche e se il progetto saprà superare gli argini normativi e culturali, potremo trovarci di fronte a un cambio d’epoca nella robotica di servizio.

16 Novembre 2025
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