10:41 am, 15 Novembre 25 calendario

Hektoria Glacier, in Antartide: un arretramento da record 

Di: Redazione Metrotoday
condividi
Nel cuore glaciale dell’Antartide, sulla Penisola Antartica Orientale, un ghiacciaio sta scrivendo una pagina allarmante della storia climatica: l’Hektoria Glacier ha registrato un arretramento senza precedenti, tanto rapido da far parlare gli scienziati di «cambio di paradigma». Tra novembre e dicembre 2022, in appena due mesi, il fronte del ghiacciaio si è ritirato di circa 8,2 km, un ritmo quasi dieci volte superiore alla norma per un ghiacciaio terrestre stabile.

Il fenomeno – documentato in un recente studio pubblicato su Nature Geoscience – rappresenta un campanello d’allarme per ciò che potrebbe accadere in scala più ampia: se ghiacciai più grandi e centrali del continente antartico si comportassero allo stesso modo, le conseguenze per il livello dei mari e per gli ecosistemi globali potrebbero essere ben più gravi di quanto si pensasse.

Un ritiro fulmineo: la cronaca dell’evento

Il ghiacciaio Hektoria, che fluisce dalla zona del monte Johnston nell’area della costa Oscar II (Graham Land) verso la baia di Vaughan, ha visto tra gennaio 2022 e marzo 2023 un ritiro complessivo di circa 25 km. Di questi, ben 8 km sono scomparsi in soli due mesi tra novembre e dicembre 2022. 
Tali misure sono state possibili grazie all’analisi di immagini satellitari (Sentinel, Landsat) e dati altimetrici e sismici che hanno ricostruito la sequenza di disintegrazione: inizialmente un ritiro lento, poi un’accelerazione estrema scatenata quando la lingua glaciale ha perso il contatto con il fondale e ha iniziato a “galleggiare”, facilitando il distacco massiccio di iceberg. 
Gli scienziati definiscono il meccanismo come calving indotto da punto di galleggiamento su un “ice plain” – ovvero una zona sommersa e piatta sul fondo marino che ha permesso alla lingua di ghiaccio di sollevarsi e disgregarsi rapidamente. Questa geometria, più che un aumento drammatico della temperatura, risulta la causa principale dell’instabilità. 
Una ricercatrice coinvolta nello studio, al momento della ricognizione aerea nel 2024, ha espresso meraviglia: «Non avevo mai visto una distesa di iceberg così vasta dove prima c’era ghiaccio compatto». Questo sorprendente panorama visivo testimonia non solo la rapidità, ma anche la profondità del cambiamento.

https://public.flourish.studio/uploads/1568713/f819e1e5-1f8e-4608-88f8-138627d59b46.jpg

A colpire non è semplicemente il numero, ma il fattore di accelerazione: un ritiro rapido di un ghiacciaio “terrestre” (cioè poggiato sul fondale) rappresenta una dinamica fino a poco tempo fa considerata quasi esclusiva di ghiacciai “tide‑water” in Groenlandia. Nel caso di Hektoria, la perdita è quasi dieci volte superiore alla media.
Questo significa che le previsioni sul livello del mare potrebbero risultare conservative, qualora altri ghiacciai antartici con geometrie analoghe dovessero attivarsi in modo simile. Permettendo a masse di ghiaccio di cadere nel mare molto più rapidamente di quanto previsto.
Inoltre, l’episodio suggerisce che la topografia nascosta dei fondali antartici (ice plains, pendenze, canali) gioca un ruolo cruciale: aree finora considerate relativamente stabili potrebbero inaspettatamente diventare vulnerabili. Gli autori dello studio sottolineano la necessità di identificare altre zone a rischio nella Penisola antartica e in Antartide occidentale. 
Per le città costiere, le isole basse e gli ecosistemi marini profondi, la “velocità” del fenomeno – più che l’ampiezza in sé – rappresenta la vera minaccia: perché la mitigazione, la pianificazione e l’adattamento richiedono tempi che potrebbero non esserci.

Molto spesso, il ritiro glaciale viene attribuito esclusivamente al riscaldamento atmosferico e oceanico. Ma nel caso di Hektoria emerge un quadro più articolato, con vari elementi in gioco:

  • Perdita di ghiaccio marino (fast ice): la zona di fronte del ghiacciaio era protetta da ghiaccio marino permanente che, crollando, ha tolto il “parapetto” che frenava lo scivolamento e il distacco della lingua glaciale.

  • Assottigliamento e aumento della velocità del ghiaccio: lo studio indica che la velocità di flusso del ghiacciaio è aumentata di circa sei volte rispetto al periodo precedente.

  • Fondale sommerso e piattaforma a galleggiante: la caratteristica chiave è che il ghiacciaio poggiava su una “ice plain” sommersa: questo ha permesso al fronte di sollevarsi e favorire il calving massivo.

  • Calving accidentale e micro‑terremoti glaciali: il distacco massiccio ha generato segnali sismici che gli autori hanno registrato, confermando la natura dinamica e violenta del processo.

Non è solo “più caldo = ghiaccio che si scioglie lentamente”, ma un sistema glaciale che ha raggiunto una configurazione critica e ha “inattivato” rapidamente la propria stabilità.

https://media.cnn.com/api/v1/images/stellar/prod/hektoria-before-after.jpg?c=original&q=w_1093%2Cc_fill

Storia e contesto della Penisola Antartica

La Penisola antartica è da decenni una delle regioni più rapidamente riscaldate della Terra. Ghiacciai e piattaforme ghiacciate hanno registrato arretramenti costanti dal primo decennio del XXI secolo. Un riferimento storico importante è il collasso della piattaforma ghiacciata Larsen B Ice Shelf nel 2002, che ha innescato un’accelerazione tra cui anche Hektoria. 
Nel 1947 e poi nel 1955 il ghiacciaio era stato identificato con rilievi britannici. Negli ultimi anni, con l’uso di satelliti e radar, la sua evoluzione è stata tracciata con grande dettaglio. Il nuovo studio, però, lo colloca sull’onda di un fenomeno estremamente rapido e, finora, considerato poco probabile.
Nonostante le dimensioni relativamente modeste rispetto ai super‑ghiacciai dell’Antartide occidentale, Hektoria è emerso come “laboratorio” di instabilità glaciale. E per questo il suo destino interessa molto gli scienziati, più che per la massa persa – per il ritmo del cambiamento.

Per il livello del mare
Ogni chilometro cubo di ghiaccio che finisce in mare contribuisce ad alzarlo. Se un ghiacciaio dalle dimensioni di Hektoria può perdere 8 km in due mesi, cosa succederebbe a un gigante come Thwaites Glacier se innescasse lo stesso meccanismo? Gli scienziati stimano che anche una moderata accelerazione potrebbe aggiungere decine di centimetri al livello globale in pochi decenni.
Per l’ecosistema antartico
Il ritiro del ghiacciaio libera aree di oceano prima occupate dal ghiaccio: cambia la luce che penetra, cambia la produzione biologica, cambia la stratificazione termica. Ogni nuovo braccio di mare che sostituisce ghiaccio può trasformare habitat, flussi di nutrienti e ecosistemi di base.
Per i modelli climatici
Il modello convenzionale di “ritiro lento e progressivo” potrebbe non essere sufficiente: bisogna considerare scenari “a svolta” dove un fattore morfologico o strutturale innesca un’accelerazione repentina. Le proiezioni dei livelli del mare e della stabilità della calotta devono integrarsi con queste nuove osservazioni.
Per la politica e la mitigazione
Con l’emergere di un fenomeno repentino come quello di Hektoria, risulta urgente mettere in campo sistemi di monitoraggio anticipato, mappatura del fondale marino, identificazione delle aree “ice plain” vulnerabili e definire strategie di adattamento costiero.

https://cires.colorado.edu/_next/image?q=80&url=https%3A%2F%2Fadmin-cires.colorado.edu%2Fsites%2Fdefault%2Ffiles%2Fstyles%2Fbanner%2Fpublic%2F2025-10%2FHektoria%2520Glacier.jpeg%3Fh%3De61ce19d%26itok%3Ds17YNxg3&w=3840

Cosa possono fare i decisori e la società

  • Potenziare la rete di osservazione satellitare e radar in Antartide, con priorità verso le zone a geometria vulnerabile (ice plains).

  • Mappare in profondità i fondali marini sotto i ghiacciai: conoscere la topografia è fondamentale per prevedere il comportamento.

  • Integrare i dati nelle politiche costiere: pianificare infrastrutture tenendo conto che l’innalzamento del mare può accelerare più di quanto previsto.

  • Rendere pubblici i dati e sviluppare comunicazione chiara verso le comunità costiere e nazioni insulari: la conoscenza del rischio è la base dell’adattamento.

  • Includere nei modelli climatici la possibilità di “eventi di collasso rapido” e aggiornare regolarmente le stime dello scenario peggiore.

Il ritiro record del ghiacciaio Hektoria non è solo “una notizia tra le tante” sul cambiamento climatico antartico: è la conferma che i sistemi glaciali possono superare soglie di stabilità inaspettate, ridisegnando in fretta paesaggi, oceani e, di riflesso, città.
Se il cambiamento sarà graduale, si potrà gestire. Se invece alcuni meccanismi si attiveranno con la rapidità osservata sull’Hektoria, allora dovremo affrontare un mondo dove la velocità del cambiamento supera la capacità di adattamento.
In questo senso, ciò che sta accadendo in Antartide riguarda tutti: dalle coste esposte dell’Italia alle isole del Pacifico, fino ai grandi poli urbani del mondo. Non si tratta solo di ghiaccio che si scioglie, ma di equilibri che si spostano rapidamente, e la finestra per agire potrebbe essere più stretta di quanto pensassimo.

15 Novembre 2025 ( modificato il 14 Novembre 2025 | 20:51 )
© RIPRODUZIONE RISERVATA