12:51 pm, 15 Novembre 25 calendario

Gioielli dai cadaveri: l’inchiesta choc che scuote il Comune di Milano

Di: Redazione Metrotoday
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Una vicenda dalle tinte fosche come quelle di un thriller ha scosso recentemente il Comune di Milano

Sei dipendenti (tra attuali e ex) dell’Area servizi funebri e cimiteriali sono sotto inchiesta con le pesanti accuse di furto e ricettazione. Il sospetto? Aver sottratto oro, collane, bracciali, orecchini — persino un’arcata dentaria — dai corpi dei defunti durante le operazioni cimiteriali o dall’obitorio. L’indagine, coordinata dalla Procura milanese, rivela un’ombra inaspettata su ambienti in cui vulnerabilità e fiducia dovrebbero essere rispettate con sacralità.

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Il cuore dell’inchiesta

Tutto ha avuto inizio lo scorso anno, quando un familiare di un defunto ha segnalato al Comune la sparizione di gioielli dalla salma del proprio congiunto. L’allerta ha attivato la macchina investigativa: la Squadra Interventi Speciali del Radiomobile della Polizia Locale di Milano, guidata dal comandante Gianluca Mirabelli, ha avviato le verifiche nelle camere mortuarie dell’obitorio di Piazzale Gorini, ma anche presso le abitazioni dei defunti — quei luoghi privati dove, dopo il decesso, molti suppongono che tutto venga rispettato, ma che in questo caso sarebbero diventati teatro di reati.

Dalle perquisizioni svolte nelle settimane recenti sono infatti emersi elementi che gli investigatori definiscono seri. I cellulari e i computer di ciascuno dei sei indagati — tra Milano e Lodi — sono stati sequestrati per ricostruire comunicazioni, movimenti e possibili collegamenti con la vendita successiva dell’oro trafugato. 

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Cosa dicono le accuse

Tra i sei indagati, quattro risulterebbero ancora in servizio nel Comune di Milano, mentre due si sarebbero dimessi nei mesi scorsi. Secondo gli inquirenti, avrebbero approfittato del proprio ruolo per appropriarsi di beni preziosi dai cadaveri affidati loro. Non si tratta di piccoli oggetti di poco valore: le accuse parlano di collane, bracciali, orecchini, ma anche di un caso particolarmente macabro: una protesi dentaria, una “arcata” di denti, staccata da una salma e portata via.

Gli episodi ricostruiti finora sono almeno sei, ma gli inquirenti non escludono che possano esserci altri casi ancora non denunciati: la rete di furti, secondo chi indaga, potrebbe essere più ampia e risalire indietro nel tempo.

Dall’obitorio al compro oro

I furti sarebbero avvenuti in diversi momenti e luoghi: nelle camere mortuarie all’obitorio, ma anche nelle case dei defunti, durante operazioni di recupero dei beni personali dopo il decesso. Ciò significa che gli indagati avrebbero agito non solo quando i corpi erano ancora nel cimitero, ma anche prima di seppellirli o durante l’allestimento del funerale.

Successivamente, secondo gli atti dell’inchiesta, gli oggetti trafugati sarebbero stati venduti in vari “compro oro” di Milano e hinterland. Gli investigatori sono riusciti a rintracciare ricevute intestate agli indagati, con date che coinciderebbero con i presunti furti.

Le perquisizioni eseguite su richiesta del pm Antonio Cristillo sono state coordinate dalla Polizia locale, in particolare dalla sezione Radiomobile sotto l’autorità della vicesindaca e assessora al Comune, Bruna Albertini. Gli agenti hanno operato con la Squadra Interventi Speciali, setacciando non solo gli spazi di lavoro ma anche le abitazioni dei sospetti.

Le indagini, al momento, hanno portato a risultati concreti: cellulari, computer, documentazione, ricevute. Ora la Procura dovrà capire se quanto ricostruito costituisca un sistema criminale organizzato o una singola serie di abusi commessi da pochi individui.

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Il furto ai defunti come offesa morale

I reati contestati non sono solo di natura patrimoniale, ma hanno una forte carica simbolica e morale. Rubare gioielli da un cadavere significa violare non solo la proprietà, ma anche il rispetto per la memoria di una persona morta, la dignità del corpo e la fiducia che familiari ripongono nel sistema funebre.

L’inchiesta pone sotto accusa un apparato che dovrebbe garantire il passaggio più delicato tra vita e morte. Il Comune, che dovrebbe essere custode di un servizio pubblico, si trova ora al centro di scandalo: i defunti non sono più solo “clienti” del servizio funebre, ma potenziali vittime di reati.

Non è la prima volta che il fenomeno dei furti ai cadaveri emerge nelle cronache italiane. In passato, ci sono stati casi simili in altre città, dove sono state denunciate appropriazioni indebite di gioielli da salme consegnate a servizi funebri. Le indagini su queste pratiche hanno spesso evidenziato lacune nel controllo e nelle procedure di consegna degli oggetti personali dei defunti. Tuttavia, raramente si era arrivati a coinvolgere così tanti dipendenti di un’amministrazione pubblica.

Non si tratta di abusi occasionali, ma di un’accusa sistemica con potenziali vendite su scala rilevante. Il valore dei beni trafugati può essere alto, e la rete di ricettazione – se confermata – implica una organizzazione criminale rudimentale ma efficace.

All’ombra dello scandalo, il Comune di Milano dovrà rispondere non solo alla magistratura, ma anche all’opinione pubblica. Il fatto che quattro dei sei indagati siano ancora in servizio solleva domande su controlli interni, affidabilità e formazione del personale cimiteriale.

Alcuni esponenti politici chiedono un audit interno urgente nei servizi funebri, con nomine di figure indipendenti per verificare l’integrità del settore.

Per le famiglie delle vittime delle sottrazioni, la scoperta è una doppia ferita: quel che hanno perso non è solo materiale, ma il simbolismo affettivo di un ricordo, di un legame finale. Denunciare significa dover rivivere il dolore accanto a umiliazioni: sapere che tra chi ha servito i loro cari c’erano persone che avrebbero potuto approfittare in quel momento di vulnerabilità profonda.

Inoltre, per il Comune di Milano, il danno d’immagine può essere pesante. Questo tipo di scandalo mina la fiducia nei servizi cimiteriali e funebri, che sono parte essenziale del contratto sociale offerto dall’amministrazione pubblica.

Etica, fiducia e controllo

Il servizio cimiteriale è un comparto delicato, che unisce aspetti logistici, burocratici e umani. Quando il personale in questione viene imputato di reati, la questione diventa di carattere etico: il rispetto dei morti è un pilastro culturale profondissimo, e tradirlo significa violare una delle certezze più intime di una comunità.

Allo stesso tempo, la vicenda evidenzia l’importanza di un sistema di controllo serio e trasparente. Le amministrazioni pubbliche che gestiscono i servizi funebri non possono limitarsi a delegare la custodia dei cadaveri: devono garantire procedure formali per la dichiarazione degli oggetti personali, l’inventario, la registrazione delle consegne e la rendicontazione alle famiglie.

Un’inchiesta che scuote il rispetto della morte

Il caso milanese dei dipendenti comunali accusati di rubare gioielli dai cadaveri è più di un semplice scandalo giudiziario: è un vulnus morale che mette in crisi la fiducia che i cittadini ripongono nelle istituzioni, anche quando queste gestiscono la morte.

Se confermato, si tratterebbe non solo di furti di oggetti preziosi, ma di un tradimento della memoria, dei familiari e del proprio ruolo pubblico. Il Comune di Milano ha ora davanti a sé una doppia sfida: collaborare pienamente con la magistratura e avviare una riflessione interna di riforma per ricostruire la credibilità dei suoi servizi funebri e cimiteriali.

15 Novembre 2025 ( modificato il 17 Novembre 2025 | 13:00 )
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