7:12 pm, 14 Novembre 25 calendario

Stephen Hawking e la profezia del 2026

Di: Redazione Metrotoday
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Un’eredità che scuote tecnologia, società e futuro0

Nel 2025, le parole di Stephen Hawking — già voce autorevole nel panorama della fisica teorica e della divulgazione scientifica — tornano a risuonare con forza. Secondo alcune ricostruzioni  l’illustre fisico britannico avrebbe indicato l’anno 2026 come un momento cruciale per l’umanità: una soglia oltre la quale alcune forze – tecnologiche, biologiche o persino cosmiche – potrebbero ridefinire radicalmente la condizione umana. L’eco di questa previsione ha riacceso dibattiti sul ruolo dell’intelligenza artificiale (IA), sul futuro della specie, sul rapporto tra uomo e macchina, e sul tempo che resta per governare il cambiamento anziché subirlo.

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Stephen Hawking non era nuovo a scenari radicali. Già in passato aveva avvertito che:

  • L’IA, una volta superata l’intelligenza umana, potrebbe essere «il migliore o il peggiore evento nella storia dell’umanità». 

  • L’uomo, per la sua sopravvivenza, avrebbe dovuto diventare una specie interplanetaria entro un tempo limitato.

  • Le tecnologie che stavano emergendo – robotica, connettività globale, automazione – non erano solo innovazioni ma potenziali fratture profonde nella struttura sociale.

La previsione che fa oggi notizia riguarda una sorta di “anno X” – il 2026 – indicato da fonti che riprendono un discorso originale di Hawking in cui si parla di un “punto di svolta” per tecnologia, esplorazione spaziale e intelligenza artificiale. In particolare, Hawking aveva anticipato che l’anno 2025 (e, per estensione, il futuro più prossimo) sarebbe stato un crocevia decisivo.

Non è chiaro se Hawking abbia indicato esplicitamente il 2026 come data fatidica – le ricostruzioni  parlano piuttosto di un “periodo prossimo” che si estende entro la metà del decennio. Cionondimeno, l’idea che un lasso di tempo definito si avvicini – un “prima” e un “dopo” – è stata ripresa da molti editori e blog e ha assunto valenza simbolica.

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Quali sono le ragioni per cui il 2026 è visto come snodo? Tre grandi filoni emergono:

Intelligenza artificiale e automazione avanzata: Hawking aveva segnalato che i progressi nell’IA e nella robotica sarebbero stati rapidi, tanto da costringere l’umanità a uno spartiacque. Oggi i modelli linguistici, l’apprendimento automatico, la robotica collaborativa e i sistemi autonomi stanno avanzando così velocemente che la “prossima fase” è già alle porte.

Tecnologie della vita, biotecnologie e “superumani”: Dai suoi scritti emerge l’idea che l’uomo del futuro potrebbe essere modificato, integrato con la macchina, o comunque trasformato da dentro. Il 2026 viene letto come l’anno limite entro cui tali trasformazioni – ed eventualmente le loro conseguenze sociali o etiche – cominceranno a manifestarsi in modo visibile.

Esplorazione spaziale e sopravvivenza della specie: Hawking aveva indicato che la Terra avrebbe potuto diventare invivibile se l’umanità non fosse diventata multiplanetaria. Il 2026 è interpretato da alcuni come “l’anno zero” per le iniziative che devono essere già attive, pena un arretramento più grave rispetto a quello previsto.

In sintesi: non si tratta semplicemente di “una predizione nel futuro”, ma dell’idea che ci stiamo avvicinando a un cambiamento di paradigma — tecnologico, esistenziale, planetario — e che il 2026 potrebbe segnare l’inizio di una nuova era.

Segnali

L’idea che Hawking fosse lungimirante è supportata da elementi che oggi osserviamo:

  • L’adozione massiva dell’IA: assistenti vocali, sistemi predittivi, algoritmi che cambiano già il lavoro, la sanità e la comunicazione quotidiana.

  • Il dibattito sull’IA come rischio esistenziale: Hawking lo aveva già segnalato, e oggi enti di ricerca e think‑tank ne discutono seriamente.

  • Le partnership pubblico‑private nell’esplorazione spaziale: aziende private e startup spaziali stanno assumendo ruoli che prima erano appannaggio quasi esclusivo di agenzie governative — proprio come Hawking aveva previsto.

Se quindi alcune delle premesse della “previsione” sono già tangibili, resta da esaminare se l’anno 2026 possa davvero rappresentare il momento di svolta.

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L’eredità di Hawking

Hawking non si limitava a profilare scenari: lanciava un appello. In uno dei suoi ultimi scritti affermò che “il successo nella creazione dell’IA sarebbe l’evento più grande nella storia dell’umanità. Purtroppo, potrebbe essere anche l’ultimo, a meno che non impariamo a evitare i rischi”.

Questa prospettiva contiene un messaggio: trasformare la previsione in responsabilità, la sorpresa in preparazione. Gli strumenti ci sono o stanno arrivando — ma la governance, l’etica, la cultura scientifica devono accelerare.

L’idea che Stephen Hawking abbia indicato un anno spartiacque — il 2026 — non è mera curiosità: è un richiamo alla consapevolezza. Non c’è certezza che quel preciso anno segnerà un punto di non‑ritorno, ma ciò che è rilevante è il concetto che un cambiamento profondo è già in atto, e che il tempo per governarlo è comunque breve.

La prospettiva che ci viene proposta non è pessimistica fine a se stessa: è motivante. Segnala che la nostra epoca ha davanti a sé scelte decisive, e che possiamo ancora orientare, non soltanto subire. Come Hawking ci ha ricordato, l’intelligenza — biologica, artificiale — è ciò che ci ha portato fin qui. Ora, forse, dobbiamo scegliere cosa farne da qui in avanti.

14 Novembre 2025
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