2:36 pm, 14 Novembre 25 calendario

Lo scrittore diventa «co‑autore» della macchina — e il romanzo si riscrive con l’IA

Di: Redazione Metrotoday
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L’esperimento che ha acceso il dibattito

Un autore deciso a sfidare la propria pratica abituale ha deciso di «scrivere un romanzo con l’intelligenza artificiale». In sostanza, ha affidato all’IA – tramite prompt, iterazioni e revisioni – la redazione di parti significative del testo, diventando al contempo supervisore, editor e co‑scrittore. Quel che avanza oltre la pura sperimentazione è il quesito: cosa significa oggi essere “autore”? 
L’autore racconta che: «Ero curioso. Volevo vedere fino a che punto potevo spingere l’IA. Alla fine ho ottenuto migliaia di parole, scene che non avrei scritto, ma ho anche impegnato ore e ore a correggere, rifinire, dare coerenza». L’esperienza è stata intensa ma non priva di sorprese: l’IA “inventava” trame parallele, perdeva il filo emotivo, generava dialoghi che suonavano come campionari. Eppure – racconta – «qualcosa è scattato: ho raggiunto un abbozzo di romanzo».

  

 Dove siamo oggi: l’IA nella scrittura creativa

Non si tratta di un caso isolato. L’uso di modelli linguistici (LLM) per la scrittura di narrativa è una tendenza in aumento. Piattaforme come Sudowrite o NovelistAI offrono funzionalità specifiche per generare trame, personaggi, svolte narrative. Alcuni scrittori la usano solo come “brainstorming”, altri come vero partner di scrittura. Ma la letteratura del settore indica che, sebbene l’efficienza aumenti, la profondità emotiva, la coerenza narrativa a lungo termine e l’originalità restano limiti sostanziali della modalità IA‑dominio. L’IA non “sa” chi è il personaggio, non “ricorda” come lo scultore ricorda la pietra: tende a generare piuttosto che trasformare.
Uno studio recente ha mostrato che scrittori professionisti che hanno co‑scritto con IA riconoscono che il processo non perde semplicemente “voce”, ma rimodella la nozione di “autore autentico”. I lettori, invece, mostrano meno preoccupazione di quanto spesso gli autori si aspettino: non distinguono con facilità un testo generato parzialmente da IA da uno totalmente umano.

Le scenografie del romanzo‑IA: il writing process

L’autore che ha fatto questo test descrive tre fasi principali:

  • Prompting e generazione: indicazioni al modello, generazione di capitoli, scene, dialoghi.

  • Editing umano: selezione, rimozione del superfluo, collegamento delle parti, inserimento di arco emotivo e personaggi coerenti.

  • Riscrittura e rifinitura: il vero lavoro dell’autore umano entra quando il “gregge” delle frasi è prodotto dall’IA, ma occorre trasformarlo in romanzo.

In questa dinamica, l’IA appare come macchina da scrivere iper‑veloce, ma priva di “senso”. Serve l’autore per dare quel senso. In un’intervista ha detto: «L’IA mi ha dato spunti che non avrei trovato, ma poi dovevo metterli insieme, dargli anima».
La sorpresa – racconta – è stata che spesso il processo è diventato più faticoso rispetto al romanzo tradizionale: perché l’IA genera molto, ma genera “tutto e niente”; occorre decidere che cosa tenere, che cosa rifiutare. Occorre scegliere. «Ho passato settimane a scartare scene che l’IA amava, ma che non funzionavano».

Le ragioni per cui uno scrittore sceglie questo percorso sono varie:

  • Velocità: produrre bozze più in fretta, testare idee, rompere il blocco dello scrittore.

  • Sperimentazione creativa: esplorare generi, stili, personaggi che non avrebbero pensato.

  • Efficienza economica: per autori indipendenti, l’IA può ridurre tempi e costi.

  • Sfida culturale: interrogare il ruolo dell’autore nell’era della generazione automatica.

Ma emergono anche motivazioni critiche: vacanza creativa, spinta al “pubblica subito”, abbassamento della soglia qualitativa, rischio di omologazione. Uno scrittore ha scritto che «usare l’IA per scrivere un romanzo è come usare un frigorifero per creare un pasto gourmet: l’hai fatto, ma hai già innegabilmente cambiato l’idea di “cucina”».

In un blog uno scrittore descrive la sua “odissea di 80.000 parole”: dieci draft, migliaia di prompt, ore e ore di editing. Alla fine ha un romanzo finito, ma afferma di aver “imparato più a revisionare che a scrivere”. Un altro ha detto che “l’IA non capisce i personaggi, dimentica ciò che ha fissato, perde coerenza dopo poche migliaia di parole”.
L’esperienza ripercorre peraltro esempi storici: il romanzo sperimentale “1 the Road” del 2018 era stato generato da un’IA in viaggio su un’auto, mostrando già i limiti (e l’interesse) del processo. E più recentemente, un lavoro è stato scritto al 95% da IA, aprendo il dibattito sull’autorialità.

Scrivere, co‑scrivere

L’esperimento narrativo descritto non è solo curiosità tecnologica: è la fotografia di un momento culturale. Lo scrittore che diventa supervisore della macchina, l’IA che produce blocchi di testo e l’umano che decide, scarta, rifinisce — tutto questo ridefinisce cosa intendiamo per “romanzo”.
La speranza resta che l’applicazione dell’IA non riduca la scrittura a “prodotto generato” ma la renda più libera: libera di esplorare, di rischiare, di reinventare. Al contempo, gli autori devono mantenere la loro voce, la coerenza narrativa, la profondità emotiva – elementi che, per ora, restano ancora distintamente umani.
 In questo passaggio si gioca la narrativa del XXI secolo.

14 Novembre 2025
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