10:18 am, 14 Novembre 25 calendario

Alda Merini – “Tra le tue braccia” e il potere sospeso dell’abbraccio

Di: Redazione Metrotoday
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In un mondo frenetico, dove il tempo scorre sempre troppo in fretta, la poesia si propone come pausa, come sospensione, come ritorno a un’essenza che spesso si perde.

È proprio la poesia “Tra le tue braccia” della poetessa milanese Alda Merini — tra le sue liriche più delicate eppure profonde — a offrirci uno di questi momenti di silenzio accorato: un abbraccio che diventa rifugio, volo, eternità.

“C’è un posto nel mondo
dove il cuore batte forte,
dove rimani senza fiato,
per quanta emozione provi,
dove il tempo si ferma
e non hai più l’età;
quel posto è tra le tue braccia
in cui non invecchia il cuore,
mentre la mente non smette mai di sognare…”

Attraverso questi versi, Merini non racconta un semplice sentimento romantico: trasforma il gesto dell’abbraccio in luogo — fisico e metaforico — di salvezza, di continuità, di riconoscimento. In un articolo di recensione recente, si descrive come un “luogo senza tempo dove il cuore non invecchia e la mente continua a sognare”.

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Nata a Milano nel 1931 e scomparsa nel 2009, Alda Merini visse una traiettoria esistenziale e creativa densa: dalla giovinezza promettente, ai ricoveri in ospedali psichiatrici, dalla fama alla marginalità, fino a una riscoperta tardiva come “voce del Novecento”. La sua poesia mescola follia e grazia, quotidiano e trascendente, corpo e spirito. Le raccolte come La Terra Santa, Ballate non pagate o Mistica d’amore evidenziano questa tensione tra dolore e redenzione, tra realtà cruda e immaginazione.

In questo “portfolio” creativo, “Tra le tue braccia” occupa una posizione particolare: non è immediatamente associata al tema della follia o della sofferenza, ma propone un tema forse più universale e rassicurante: l’amore, l’abbraccio, la connessione. E in questo risiede la sua forza: perché una poetessa nota per il tormento parla anche della quiete, del calore, della pace dell’abbraccio. Come se l’atto di stringere fosse una risposta al rischio dell’isolamento, dell’abbandono, della solitudine — tutte esperienze che Merini aveva sperimentato.

L’abbraccio come metafora e come spazio

Se leggiamo la poesia, vediamo che l’abbraccio non è solo gesto: è luogo (“un posto nel mondo”), è tempo sospeso (“dove il tempo si ferma”), è eternità estretta (“in cui non invecchia il cuore”). E infine: è volo (“d’amor mi sa far volar”).

Questo modo di utilizzare il linguaggio, tipico di Merini, porta avanti alcuni temi ricorrenti:

  • La fusione tra amore e trascendenza: l’abbraccio non è solo corpo con corpo, ma anima con anima.

  • L’annullamento della differenza temporale: “non hai più l’età” suggerisce che al di là dei numeri, dell’anagrafe, c’è una dimensione che resta immutata: quella dell’amore.

  • Il ritorno all’origine: “quel posto è tra le tue braccia” diventa casa, riferimento, scudo. Un “fuori” dal mondo che cambia.

L’abbraccio, così, diventa una forma poetica di “salvezza”. In molti interventi critici, si segnala come Merini trasformi la fisicità del gesto in spazio interiore, dove «il cuore batte forte» ma non teme l’oblio, «rimani senza fiato» per l’emozione non per la paura, e «la mente non smette mai di sognare» perché l’abbraccio crea la condizione del sogno, della possibilità.

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Perché oggi la poesia parla ancora

Potrebbe sembrare paradossale dedicare attenzione a una lirica che appare “tranquilla” nel suo registro — niente urla, niente shock — in un panorama culturale dove l’estremo spesso domina. Eppure è proprio la delicatezza di questi versi che diventa potente oggi: in un’epoca di distanze (fisiche, sociali, emotive), in cui il contatto talvolta è mediato, digitalizzato, “a distanza”, Merini ce lo ricorda: c’è un gesto, semplice e primordiale, che può ancora rivelare verità. Un gesto che non è banalità, ma atto di riconoscimento.

La testimonianza di blog letterari recenti evidenzia come questa poesia sia stata associata alla “Giornata mondiale degli abbracci” – segno che il gesto è ancora centrale nella nostra cultura emotiva, e che il linguaggio poetico può aiutarci a recuperarlo con consapevolezza.

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Merini, l’amore e l’abbraccio

Nel corso della sua produzione, Merini esplorò molte sfumature dell’amore: l’amore passionale, l’amore materno, l’amore per l’arte, l’amore sofferente. In pubblicazioni come Ipotenusa d’amore o Titano amori intorno, il sentimento è spesso vissuto come energia distruttiva e costruttiva, insieme. Qui invece l’abbraccio è salvezza, non distruzione. In questo senso, “Tra le tue braccia” rappresenta un vertice di serenità poetica nella sua opera.

L’abbraccio, inoltre, era uno spazio di guarigione per una Merini che conosceva la reclusione, la malattia, il “non‑volere la mente fuori dal letto” come scrisse in alcune liriche sul manicomio. L’abbraccio dunque non è soltanto romantico: è esistenza riconosciuta, è ritorno all’umano.

La poesia nella vita quotidiana

Quando leggiamo “Tra le tue braccia”, può sembrare una dichiarazione privata: “quel posto è tra le tue braccia… non permetterò mai ch’io possa rinunciar a chi d’amor mi sa far volar”. Ma questa voce intima diventa cornice comune: chiunque abbia provato che un abbraccio cambia stato – da sola paura a respiro nuovo – riconosce il valore universale del linguaggio.

Ecco perché la poesia è tornata nelle newsletter scolastiche, nei blog dedicati alla lettura emotiva, nelle iniziative culturali legate alla Giornata degli Abbracci: non tanto per promuovere Merini come “autrice”, ma per usare la sua parola come lente sulla nostra esperienza emotiva.

Leggere oggi questa poesia significa chiedersi: cosa significa per me “quel posto tra le tue braccia”?

In tempi in cui la relazione può essere liquida, l’affetto mediato, il contatto virtuale, Merini ci invita a tornare al corpo, alla carne, ma anche alla memoria, al tempo sospeso. L’abbraccio è lì, non come raw sentiment, ma come spazio dove l’anima può decollare.

14 Novembre 2025
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