9:24 am, 12 Novembre 25 calendario

Una tempesta dallo spazio: la minaccia geomagnetica che scuote la Terra

Di: Redazione Metrotoday
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Una nuova ondata di energia proveniente dal Sole si sta dirigendo verso il nostro pianeta e preoccupa gli esperti: una tempesta geomagnetica forte, classificata di livello G3 sulla scala di intensità utilizzata dalla NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration), è attesa sulla Terra tra oggi e domani.

Sebbene non sia prevista una catastrofe imminente, l’evento rappresenta un campanello d’allarme per le infrastrutture critiche — reti elettriche, sistemi satellitari, comunicazioni — e richiama l’attenzione sul legame più ampio tra attività solare, cambiamenti climatici spaziali e vulnerabilità tecnologiche.

Fenomeno e dinamica: cosa sta accadendo

La tempesta geomagnetica in arrivo è generata da espulsioni di massa coronale (CME) del Sole, ovvero gigantesche quantità di plasma carico di particelle energetiche che vengono lanciate nello spazio e, se dirette verso la Terra, possono perturbare la magnetosfera terrestre. 
Secondo le ultime rilevazioni europee, la CME responsabile è partita dalla regione attiva AR4274 sulla superficie solare.
Come ricorda un articolo divulgativo italiano, «una tempesta G3 produce aurore visibili a latitudini medie, ma anche interferenze nei sistemi di navigazione, difficoltà nelle comunicazioni satellitari e fluttuazioni nelle reti elettriche urbane». 
A confermare il quadro, un’altra fonte sottolinea che «le tempeste geomagnetiche possono causare blackout radio, interferenze nei sistemi GPS, disturbi alle reti elettriche e problemi nei sistemi di comunicazione satellitare».

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Il ciclo solare e la vigilanza crescente

La Terra si trova nel pieno della fase attiva del ciclo solare 25, periodo in cui il Sole mostra un’attività più elevata: macchie solari, brillamenti, emissioni di massa. Secondo dati aggiornati, il picco di attività è previsto proprio in questi anni e con esso aumenta la frequenza di eventi come quello in arrivo. 
Ciò significa che non si tratta di un episodio isolato, ma di un fenomeno più ampio: un’«era spaziale» nella quale la Terra, sempre più dipendente da satelliti, energia e comunicazioni digitali, deve misurarsi con il “meteo spaziale”.

Quando il cielo era (quasi) senza rete

Per capire la portata del rischio, si possono ricordare alcune delle più grandi tempeste solari della storia:

  • L’evento del 1859, noto come Carrington Event, che generò aurore visibili a latitudini tropicali, provocò incendi nei telegrafi e interruzioni di comunicazione.

  • La tempesta del marzo 1989 che lasciò al buio gran parte del Québec (Canada), per ore, a causa del collasso della rete elettrica regionale. Space+1

  • L’evento di maggio 2024: una serie di brillamenti e CME che colpirono la Terra mostrando quanto potessero essere intense le conseguenze anche nell’era digitale. NASA Science+1

Questi episodi mostrano che, seppur rari, gli shock solari non sono solo spettacolari (con aurore fantastiche) ma possono diventare pericolosi. E oggi, con infrastrutture più complesse e dipendenti dalla tecnologia, la vulnerabilità è aumentata.

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Quali sono i rischi concreti?

La tempesta G3 in arrivo non comporta una catastrofe imminente, ma richiede attenzione. I principali rischi includono:

  • Interferenze satellitari e GPS: le particelle cariche possono disturbare i segnali radio, i GPS e causare errori di posizionamento.

  • Disturbi alle reti elettriche: l’aumento di correnti nei conduttori (correnti geomagneticamente indotte) può sovraccaricare trasformatori e reti di alta tensione.

  • Aurore a latitudini insolite: fenomeno affascinante per gli osservatori del cielo, ma sintomo della forza dell’evento.

  • Possibili effetti per l’aviazione e gli astronauti: i voli su rotte polari o in alta quota possono subire esposizione aumentata alle radiazioni; gli astronauti e le stazioni spaziali sono soggetti a ulteriore monitoraggio.

  • Comunicazioni e radio HF: le frequenze alte, usate per le comunicazioni radio e l’aviazione, sono sensibili a disturbi ionosferici.

Va segnalato che gli effetti sull’essere umano sono minimi se si è a terra, ma l’importanza è elevata per i sistemi tecnologici su cui facciamo affidamento quotidiano.

Quanto potrà durare, quanto potrà essere forte

Come sempre in questi casi, la previsione presenta incertezze: la scala G va da G1 (lieve) fino a G5 (estremo). L’evento attuale è stimato G3 (forte) con possibilità di evoluzione verso G4 in determinate condizioni. 
Il periodo critico della tempesta è limitato – tipicamente poche ore, al massimo qualche giorno –, ma le possibili ricadute su infrastrutture possono essere più estese nel tempo (ripristino, sovraccarichi, manutenzione).
In ogni caso, la comunità scientifica ricorda che la cosa più difficile non è prevedere l’evento, ma prepararsi con anticipo: sistemi elettrici, satelliti, comunicazioni devono essere pronti.

In Italia e nel Mediterraneo

Secondo le rilevazioni italiane, l’impatto potrebbe generare aurore visibili anche in latitudini moderate, come qualche parte del centro‑nord Italia, nei momenti di maggiore attività.
Inoltre, la nostra rete elettrica nazionale, pur essendo ben protetta, non è del tutto immune alle correnti geomagnetiche indotte: servono controlli e supervisione, soprattutto in sedi critiche come centrali e trasformatori.
I servizi aeronautici e di navigazione GPS sono stati invitati alla massima attenzione: in fase di tempesta possono verificarsi deviazioni di rotta, errori di posizionamento o interruzioni temporanee.

Prepararsi è la parola chiave

  • I gestori di rete elettrica hanno procedure da attivare — regolazione di carichi, monitoraggio dei flussi, verifica dei trasformatori.

  • Gli operatori satellitari e di navigazione aumentano il livello di allerta, verificano la posizione e lo stato degli asset in orbita e lo stato dei pannelli/antenne.

  • Le autorità aeronautiche segnalano possibili restrizioni su rotte polari o alta quota se la radiazione diventa elevata.

  • Per i cittadini: non serve allarmismo, ma attenzione. Se si osserva un’aurora in zona insolita, è uno spettacolo — ma non bisogna pensare che la tecnologia vada in tilt immediatamente.

  • Nel tempo lungo: occorre investire su infrastrutture resistenti alle correnti geomagnetiche, capire la portata dei danni possibili, costruire sistemi di back‑u

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Nelle prossime settimane è previsto il picco dell’evento. Se la CME colpirà con maggiore forza del previsto, il livello potrebbe salire da G3 a G4 (severo) e con esso le probabilità di effetti più visibili e rilevanti.
Dopo il passaggio principale, è possibile che si creino “onde d’urto secondarie” — flussi residui di vento solare ad alta velocità o interazione tra più CME che amplificano l’effetto. Le previsioni sono in evoluzione.
Nel medio termine, questo evento va letto come un promemoria: l’era moderna è potente ma anche fragile — le infrastrutture globali nate nell’ultimo secolo responsabili dell’energia, delle comunicazioni, della navigazione sono vulnerabili all’ambiente spaziale.

La tempesta geomagnetica che sta per investire la Terra è un esempio concreto di come l’interazione Sole‑Terra possa generare fenomeni che vanno al di là della mera bellezza — come le spettacolari aurore — e toccano la tecnologia, le reti, le vite. Non è un’emergenza catastrofica annunciata, ma una sfida seria: prepararsi, comprendere, proteggere.

Come abbiamo visto, in passato la Terra ha vissuto eventi ben più forti, e oggi, con le nostre reti complesse e globalizzate, le conseguenze possono essere maggiori. Il messaggio dunque è doppio: godersi il cielo che danza… ma non dimenticare che sotto di esso scorre un’energia invisibile che chiede rispetto.

12 Novembre 2025 ( modificato il 10 Novembre 2025 | 22:40 )
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