2:50 pm, 12 Novembre 25 calendario

La “caramella” che nasconde la cocaina purissima

Di: Redazione Metrotoday
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A Roma l’ultimo colpo al traffico mascherato

Una scena che richiama più la tensione di un film thriller che la routine delle forze dell’ordine: nel quartiere EUR di Roma, un pacchetto di caramelle nascondeva dosi di cocaina pronte per lo spaccio. L’operazione della Polizia di Stato ha portato all’arresto di tre persone, allo scoperto di un sistema che mescola traffico di stupefacenti e microcriminalità urbana. L’inchiesta apre uno spiraglio su un sottobosco che intreccia furti, spaccio e stratagemmi quasi artigianali per eludere i controlli.

Il blitz: arresti e modalità sorprendenti

Il fatto è accaduto nelle ore della mattina del 10 novembre 2025, quando gli agenti del IX Distretto Esposizione, in servizio nella zona EUR, hanno fermato un’automobile dall’andatura sospetta lungo viale America. A bordo due uomini – in seguito identificati come cittadini albanesi – che, alla vista della volante, hanno mostrato nervosismo e tentativo di eludere qualsiasi controllo. Secondo quanto ricostruito, gli agenti hanno proceduto alla perquisizione dell’abitacolo e del vano motore, dove hanno scoperto diverse forme di occultamento della droga: un pacchetto di caramelle che conteneva 14 involucri di cocaina, e nel vano motore dell’auto un panetto da circa 100 grammi di hashish e un involucro di marijuana. 
La perquisizione successiva all’abitazione dei soggetti ha portato al sequestro di oltre 2.000 euro in contanti, nascosti tra la cucina e il soppalco del bagno, e ulteriori quantitativi di sostanza stupefacente. Tre le persone arrestate: due uomini per detenzione e spaccio di droga, un terzo individuato per un furto in abitazione con inseguimento e resistenza.

Il “trucco” della caramella e le tecniche del traffico urbano

Il caso è emblematico per più ragioni. In primo luogo, per l’ingegnosità – e la banalità – del camuffamento: la cocaina era confezionata in un involucro che simulava un pacchetto di caramelle, probabilmente per essere trasportata e distribuita con minor rischio apparente. Una strategia tipica delle reti che operano in ambito urbano, dove la visibilità è elevata e i controlli frequenti.
In secondo luogo, per l’ocultamento nel vano motore dell’auto: un’altra modalità che dimostra come gli spacciatori non agiscano solamente per strada, ma utilizzino mezzi mobili come base logistica, sia per il trasporto che per lo stoccaggio.
Tali stratagemmi non sono nuovi: in Italia – e non solo – le forze dell’ordine registrano da anni modus operandi sempre più vari e “creativi”, dalla droga nascosta in elettrodomestici a quella trasportata da minori o migranti, fino ai pacchetti “gourmet” che simulano alimenti o oggetti innocui.

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Roma è da tempo terreno favorevole per un traffico di stupefacenti in cui si combinano micro-spaccio di strada e filiere più organizzate. Solo nei mesi recenti sono stati effettuati decine di arresti nella capitale per spaccio tra quartieri, litorali e zone suburbane: ad esempio, un’operazione autunnale della Polizia ha registrato circa 60 arresti e il sequestro di oltre 19 chilogrammi di stupefacenti tra hashish e cocaina. 
Nel quartiere EUR, storicamente zona ibrida di uffici, abitazioni e attività commerciali, l’uso dell’auto come “laboratorio” di traffico e della tecnica del nascondiglio suggerisce che anche i quartieri centrali e ben serviti non sono esenti da queste dinamiche. Il traffico urbano assume spesso un volto “invisibile”: mezzi puliti, soggetti apparentemente ordinari, metodi veloci e bassa visibilità per evitare il radar delle pattuglie.

Non solo spaccio: l’indagine ha fatto emergere un intreccio con la microcriminalità. Gli stessi arresti riguardano infatti anche un furto in abitazione, con un inseguimento che ha coinvolto un’auto contromano e la fuga dell’autore sorpreso in un’area boschiva. Questa commistione fra furto e spaccio non è casuale: i proventi del furto vengono spesso utilizzati per finanziare l’acquisto di stupefacenti o per la logistica dello spaccio, mentre le reti dello spaccio assumono una dimensione più ampia se riescono a gestire anche attività criminali collaterali (ricettazione, veicoli rubati, etc.).
Tale modellizzazione ibrida – traffico + furto – è segnalata anche nelle relazioni delle forze dell’ordine italiane che indicano come una delle evoluzioni del crimine urbano moderno sia proprio l’interconnessione fra diverse tipologie illecite.

Spaccio travestito da dolce

L’idea di camuffare cocaina da caramelle può sembrare insolita, ma è parte di un trend più ampio per cui i trafficanti devono aggirare due problemi: il controllo della casual-visibilità e la rapidità della distribuzione. Le caramelle sono innocue all’occhio comune e consentono un trasporto discreto, anche all’interno di un abitacolo o una borsa. Una volta individuato “il cliente”, l’involucro può essere rapidamente aperto e la cocaina distribuita.
Questo tipo di operazione richiede anche una capacità di bricolage logistica: confezionamento, doppio involucro, uso di elementi familiari. In Italia e all’estero sono stati segnalati casi analoghi con gommose, buttate nei pacchetti snack o travestite da prodotti alimentari. 
Il controllo si fa quindi anche nell’“ultimo miglio”: i pusher non operano solo in strada, ma curano packaging, movimento, mezzo e persino la psicologia dell’apparenza (innocuo vs sospetto).

Il percorso investigativo

L’operazione al EUR è partita dall’osservazione dell’auto sospetta, della guida nervosa, del veicolo con caratteristiche che attiravano l’attenzione. Il passo cruciale è stato il fermo e la perquisizione, seguiti dalla scoperta del pacchetto “caramelle”. Da lì, la perquisizione domiciliare e il sequestro.
L’uso di tecniche investigative tradizionali – pattuglie, controllo del territorio, sospetto comportamentale – resta al centro, ma oggi è affiancato da strumenti tecnici e di intelligence: analisi finanziaria, controllo del traffico veicolare, uso di banche dati, profilazione dei soggetti già noti. Questo è particolarmente vero nelle operazioni contro traffici sofisticati, come quelli che utilizzano criptovalute, merci camuffate e reti transnazionali.

Questo episodio non è isolato. Nel 2023-2025 l’Italia ha registrato numerose operazioni in cui la cocaina, l’hashish e la marijuana sono arrivate da filiere internazionali, sono state stoccate nei centri urbani e distribuite in modo capillare. Operazioni che hanno smascherato gruppi criminali che sfruttavano anche migranti, residenti o corrieri per trasportare lo stupefacente.
Le analisi delle forze dell’ordine segnalano l’emergere di un traffico che cerca di “normalizzarsi” in città: piccoli quantitativi trasformati rapidamente in singole dosi, confezionamenti raffinati, distribuzione porta-a-porta e uso della rete internet e social per la contrattazione.

La “caramella” che pesa sul tessuto urbano

Un pacchetto di caramelle può sembrare innocuo: ma in questo caso rappresentava un concentrato di violenza, illegalità e contesto urbano. L’operazione al EUR evidenzia che il traffico di stupefacenti non ha più soltanto stile “strada”, ma assume anche un volto camuffato, quasi quotidiano, dentro le città.
La sfida non è solo ridurre la quantità di droga che circola, ma limitare la penetrazione nelle comunità, rompere le logistiche della droga che si nascondono dietro l’apparenza normale. E farlo, in città come Roma, vuol dire uno sforzo collettivo, continuo, che riguarda non solo la polizia ma la società nel suo complesso.

12 Novembre 2025 ( modificato il 14 Novembre 2025 | 14:55 )
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