Nel cuore delle foreste montane della Tanzania orientale, un gruppo di scienziati ha compiuto un’importante scoperta: tre nuove specie di rospi del genere Nectophrynoides — piccoli anfibi arborei — che sorprendono per la loro modalità riproduttiva: non schiudono uova in acqua e non passano da un tipico stadio di girino, ma danno alla luce piccoli rane già formate.
Questa scoperta ridefinisce alcuni confini della biologia degli anfibi e accende un riflettore su un angolo poco conosciuto del globo, tanto affascinante quanto fragile.
Un salto biologico: da uova a piccoli vivi
La riproduzione degli anfibi è spesso narrata come una semplice storia: uova in acqua → girino → metamorfosi → adulto. Ma per queste specie la sceneggiatura è diversa. Le femmine dei rospi appena scoperti trattengono le uova all’interno del proprio corpo, fertilizzazione interna, sviluppo embrionale vitale e poi rilascio di “giovani rospi” già formati. L’evoluzione di questo comportamento — detto viviparità nei casi peggiori — è particolarmente rara fra gli anfibi: si stima che meno dell’1% delle specie di rane e rospi adotti una modalità simile.
Le nuove specie, battezzate Nectophrynoides luhomeroensis, Nectophrynoides uhehe e Nectophrynoides saliensis, sono state tutte identificate nella catena montuosa degli Eastern Arc Mountains, in Tanzania.
La scoperta parte dall’analisi genetica, morfologica e vocale: i ricercatori hanno esaminato oltre 250 esemplari da collezioni museali — alcuni raccolti più di cento anni fa — combinando “museomica” (estrazione di DNA da campioni storici) e misurazioni di forma e suono, per separare queste nuove specie da una che fino a poco tempo fa era ritenuta unica, Nectophrynoides viviparus.
L’unicità
• Una modalità riproduttiva fuori dal comune
Le nuove specie ampliano la nostra comprensione delle strategie riproduttive degli anfibi, dimostrando che la gravidanza vera e propria non è appannaggio esclusivo di mammiferi o altri vertebrati più “familiari”.
• Un biotopo endemico e vulnerabile
Le foreste degli Eastern Arc sono considerate un “hotspot” di biodiversità: specie che non si trovano altrove, habitat ristretti e fortemente minacciati. Queste rospi — e le loro modalità di vita — sono quindi indicatori sensibili del buon funzionamento di quel sistema.
• Un monito per la conservazione
Quando la scoperta riguarda animali “nuovi” che però vivono in aree già in sofferenza — sfruttamento del suolo, deforestazione, cambiamenti climatici — il rischio è che spariscano prima ancora che se ne conoscano tutte le caratteristiche. Le tre specie appena identificate arrivano in un momento cruciale.
La storia della scoperta della viviparità negli anfibi non è nuovissima: già nel 1905 lo zoologo tedesco Gustav Tornier descrisse un rappresentante del genere Nectophrynoides che mostrava questa curiosa forma riproduttiva.
Da allora, le ricerche hanno rivelato che esistono soltanto poche decine di specie al mondo capaci di dare alla luce piccoli rane direttamente, senza stadio acquatico larvale — alcune in Sud‑America, poche in Asia e Africa, poche ancora in terreni altamente specializzati.
Nel contesto africano, ad esempio, la specie Nimbaphrynoides occidentalis (la rana di Nimba) è anch’essa vivipara. Ma la scoperta di tre nuove specie in un solo studio — stanziate in un’area circoscritta — dimostra che la biodiversità “nascosta” è ancora considerevole, anche in gruppi ritenuti “ben documentati”.
Dove vivono le nuove specie
Le tre nuove specie sono state ritrovate nelle foreste umide di montagna degli Eastern Arc in Tanzania, a quote che variano e in ambienti arborei. Queste foreste sono isolate, “isole ecologiche” sovrastanti le pianure circostanti, e negli erbari museali comparivano già esemplari raccolti decenni fa. Tuttavia, l’abitudine di questi rospi di vivere nella vegetazione alta, lontani dagli stagni, contribuiva a renderli poco studiati.
Le minacce sono concrete: deforestazione, riduzione dell’habitat, frammentazione dei boschi, cambiamenti climatici, specie invasive. Una specie del medesimo genere, Nectophrynoides asperginis, risulta già estinta in natura per cause legate alla perdita del suo habitat. Queste nuove specie, pertanto, sono potenzialmente in pericolo: il loro mondo – quello degli alti boschi montani della Tanzania – si sta rapidamente trasformando.

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Nectophrynoides luhomeroensis: individuata in un’area montana di bosco chiuso, morfologia differente da altre specie del genere e differenze nel richiamo vocale.
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Nectophrynoides uhehe: un’altra popolazione isolata che si è distinta grazie all’analisi genetica dei campioni museali e vive in un microhabitat specifico.
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Nectophrynoides saliensis: la terza specie del lotto, anch’essa con differenze morfologiche e genetiche rilevanti. In tutti i casi, lo stadio di sviluppo salta il girino libero.
Il fatto che la scoperta si sia basata in gran parte su campioni d’archivio (oltre cento anni) dimostra quanto siano importanti i musei naturalistici e la “museomica” per scoprire la biodiversità ancora sconosciuta. Phys.org
Implicazioni per la biologia
Dal punto di vista biologico, le specie aiutano a rispondere a domande chiave: come evolve la modalità vivipara negli anfibi? Quali vantaggi comporta? Quali costi comporta per le femmine che portano i piccoli? Uno studio osserva che trasportare molti embrioni all’interno può essere energeticamente costoso, ridurre la mobilità e aumentare la vulnerabilità.
Dal punto di vista conservazionistico, ciascuna nuova specie va inserita in un piano di monitoraggio: qual è la loro distribuzione reale? Quale dimensione di popolazione? Quali minacce? Se si perde un habitat ristretto, la specie può scomparire prima ancora di essere conosciuta a fondo.

La scoperta delle tre nuove specie di rospi che danno alla luce piccoli già formati non è un semplice “titolo curioso” da rubrica naturista. È un richiamo forte: la vita sulla Terra è più ricca, complessa e sorprendente di quanto forse crediamo, e molte storie sono ancora da scoprire. Ma è anche un richiamo urgente: questi animali vivono in ambienti fragili, e la loro esistenza è intimamente legata al destino di foreste che stanno scomparendo. Proteggerli significa proteggere un intero sistema: un micro‑mondo che riflette i grandi temi della conservazione, dell’evoluzione e del nostro rapporto con la natura.










