1:04 pm, 8 Novembre 25 calendario

Il “gigante del Po” riemerge: ritrovato un esemplare di storione beluga nel tratto terminale del fiume

Di: Redazione Metrotoday
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  Nel tratto terminale del fiume Po, in provincia di Ferrara, è stato avvistato e recuperato un esemplare di storione beluga — specie che si credeva praticamente estinta dalle acque italiane da oltre cinquant’anni. L’evento, definito eccezionale dagli esperti, riaccende l’attenzione sulla biodiversità fluviale e sulle sfide della conservazione delle specie migratrici. Ecco tutto ciò che sappiamo finora, le implicazioni e le domande che emergono.

L’individuazione dell’animale è avvenuta durante le operazioni di svuotamento annuale di un bacino di derivazione delle acque del Po, nel comune di Berra. Durante queste attività — coordinate dal consorzio di bonifica locale in collaborazione con l’università e associazioni di pesca — il gruppo di ricerca ha notato qualcosa di anomalo: una sagoma che sporgeva dall’acqua.

Misurazioni immediate hanno mostrato un esemplare lungo circa 2,05 metri e dal peso stimato in 78,5 kg. Le dimensioni, pur non “da record assoluto” per la specie, sono impressionanti considerando che la presenza della specie nel bacino padano era stata considerata praticamente azzerata.

Dopo le analisi biometriche e il prelievo di campioni di tessuto per analisi genetiche, lo storione è stato rilasciato nel fiume, con tutte le precauzioni del caso: trasporto in vasca ossigenata, monitoraggio iniziale e rilascio in un tratto adatto alle grandi dimensioni.

Una specie “mitica”  a rischio

Lo storione beluga (nome scientifico Huso huso) è considerato tra i più grandi pesci d’acqua dolce del mondo. Alcuni esemplari possono superare i sei metri di lunghezza e la tonnellata di peso, e sono famosi anche per la produzione del caviale beluga, pregiatissimo.

In Italia, la sua presenza era documentata nei grandi fiumi (Po, Adige, ecc.) fino agli anni Settanta; successivamente, a causa di pesca eccessiva, costruzione di dighe, inquinamento e alterazione degli alvei, la specie era data come estinta nel bacino padano.

Il suo ritrovamento oggi, in un’area controllata e monitorata, rappresenta quindi un fatto scientificamente rilevante. Oltre all’aspetto “straordinario”, apre domande sul suo effettivo stato di presenza, sull’origine dell’esemplare e sulla condizione dell’habitat che ha permesso la sua sopravvivenza.

Se da un lato l’esemplare è stato definito un “gigante” emergente dal Po, dall’altro gli scienziati restano cauti: si tratta di un caso isolato o è l’indizio di una popolazione criptica rimasta nascosta negli anni? Le opzioni sono essenzialmente due:

Sopravvissuto solitario: l’animale potrebbe aver vissuto per anni, forse decenni, isolato o in un tratto remissivo del fiume, attraversando dighe o zone alterate, riuscendo a sopravvivere in condizioni straordinarie. In questo caso, resta un “monumento della biodiversità” ma non un segno di ripristino della specie.

Segnale di ritorno o presenza latente: se altri esemplari fossero ancora presenti o in fase di rientro, il ritrovamento potrebbe essere l’inizio di una serie di rilevazioni che testimoniano la resilienza della specie o la validità di programmi di ripristino ambientale. In tal caso, l’habitat del Po sarebbe più “vivo” di quanto stimato.

Gli studi genetici in corso cercheranno di chiarire la provenienza: se l’animale è autoctono oppure migrato da bacini nord-adriatici o addirittura introdotto accidentalmente. La risposta è cruciale per le strategie di conservazione future.

Il fiume Po è stato storicamente un ecosistema ricco di grandi pesci migratori, tra cui diversi storioni. Ma le trasformazioni antropiche sono state pesanti: sbarramenti, deviazioni dei corsi, variabilità idraulica, inquinamento.

Nei recenti anni, programmi di recupero della fauna ittica e di ripristino della continuità fluviale sono aumentati, anche grazie a fondi europei (ad esempio progetti LIFE). Un esempio recente: il recupero dello storione adriatico (Acipenser naccarii) era stato monitorato in zona Padova-Ferrara.

Il ritrovamento del beluga cade proprio in questo contesto di crescente attenzione verso la fauna fluviale e la qualità degli ecosistemi acquatici. Secondo alcuni ricercatori, è “un segnale di buona salute parziale” del bacino, anche se resta ancora molto da fare.

Dal punto di vista scientifico e ambientale, il fatto apre più fronti:

Monitoraggio e censimento: bisogna intensificare le operazioni di monitoraggio per verificare se altri esemplari sono presenti o se questo rimane un episodio singolo.

Habitat: l’identificazione del tratto in cui è stato trovato suggerisce che almeno alcune sezioni del Po conservano caratteristiche adatte ai grandi pesci migratori: profondità sufficienti, collegamento mare-fiume, minori alterazioni.

Cooperazione interistituzionale: l’operazione ha visto la collaborazione di università, consorzio di bonifica, associazioni di pesca e della regione Emilia-Romagna. Questo modello potrebbe essere replicato per altre specie.

Sensibilizzazione: il ritorno del “gigante” offre un’occasione simbolica per sensibilizzare sull’importanza di fiumi vivi, restaurati, liberi da sbarramenti — e sull’importanza di specie-chiave.

Cautela normativa: il beluga è una specie protetta e vulnerabile a livello internazionale; qualsiasi ritrovamento comporta impegni di tutela e controllo della pesca illegale.

Il “ritorno del re” e la memoria storica

Per abitanti della porzione bassa del Po, la leggenda dello storione beluga non era solo un racconto: fino agli anni ’50-’60 era testimonianza reale di pesci immensi che risalivano il fiume. Il caviale beluga era un prodotto elitario, e il pesce era parte della memoria delle genti del delta.

Quel che era leggenda è diventato ricerca, poi estinzione accertata, poi speranza. Ora la “grande sorpresa” ha un volto, un peso, una lunghezza. Il suo rilascio ha tutto l’aspetto di una cerimonia simbolica: il gigante torna alle acque che quasi lo avevano dimenticato.

Il ritrovamento dello storione beluga nel Po è un evento che va oltre la cronaca: è simbolo di una possibile rinascita, oppure avvertimento di quanto fragili siano gli ecosistemi fluviali. In un Paese dove i grandi fiumi spesso sembrano dimenticati, la comparsa di un “gigante” richiama l’attenzione, sollecita la conversazione e obbliga all’azione.

8 Novembre 2025
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