Tuttofuoco al Teatro Borsoni stasera su Sky Arte
Il «nuovo possibile» dell’arte urbana
Un momento importante per la città di Brescia – e più in generale per il dialogo fra arte contemporanea, architettura e rigenerazione urbana – è stato segnato dall’inaugurazione, il 19 settembre 2025, dell’opera pubblica permanente Ex-stasis realizzata da Patrick Tuttofuoco davanti al Teatro Renato Borsoni in via Milano. L’opera è frutto della call “Life Art al Teatro Borsoni. Energia creativa per Brescia. La tua Città Europea”, promossa da Centro Teatrale Bresciano (CTB) in collaborazione con il Comune di Brescia e il gruppo A2A.

L’area, il teatro, la chiamata
La zona di via Milano a Brescia, un tempo area industriale dismessa, era già oggetto di processi di trasformazione urbana: l’intervento per il nuovo Teatro Renato Borsoni, progettato dallo studio di architettura di Camillo Botticini, ne è stato uno dei capisaldi.
A pochi mesi dall’apertura, CTB, il Comune e A2A hanno lanciato la call Life Art, chiedendo agli artisti di proporre un progetto permanente da collocare nella zona esterna del teatro, destinato a diventare «punto di riferimento» urbano.
L’idea sottesa era chiara: far convergere tre leve — arte, architettura, protagonismo sociale — in un ambito che potesse rafforzare l’identità cittadina, contribuire alla riqualificazione e favorire la partecipazione comunitaria. L’installazione non doveva essere un semplice “monumento”, ma una presenza viva e aperta, capace di coinvolgere e restare.
Dal bando pervennero ben 146 proposte provenienti da tutta Italia.
La cura è stata affidata alla storica e critica d’arte Valentina Ciarallo.

L’artista, l’opera, il significato
Patrick Tuttofuoco, artista milanese nato nel 1974, è noto per interventi di arte pubblica e installazioni che si confrontano con lo spazio urbano, utilizzando materiali industriali, superfici specchianti, volume e partecipazione.
La sua proposta vincente, Ex-stasis, propone una scultura in acciaio e smalto, superficie esterna sfumata nei toni del fucsia, viola, blu-verde, e un interno specchiante che riflette l’ambiente e invita all’interazione.
Tuttofuoco stesso la descrive come «un abbraccio» che però non deve soffocare, pensata come seduta di gruppo, ritrovo e pausa in uno spazio urbano che vive la tensione della trasformazione.
L’installazione esplicita la volontà di tornare a “sosta” nell’esperienza urbana: nel tempo della città accelerata, essa offre un luogo di riflessione, incontro, visione. Ed è proprio questa dimensione che la curatrice Ciarallo sottolinea, definendo la scultura «elemento distintivo del territorio».
L’inaugurazione e la visibilità mediale
Il 19 settembre 2025, in occasione del primo anniversario del Teatro Renato Borsoni, è avvenuta la presentazione ufficiale di Ex-stasis. Hanno partecipato l’artista, la curatrice, la sindaca di Brescia, la presidente del CTB, i vertici di A2A e l’architetto Camillo Botticini.
Parallelamente, è stato annunciato il documentario in prima visione su Sky Arte, intitolato “Life Art. Tuttofuoco al Teatro Borsoni”, che racconta la genesi del progetto, le fasi di ideazione, produzione e installazione. La messa in onda è programmata il 2 novembre 2025 alle ore 19:15.
La visibilità televisiva rafforza il progetto non solo come intervento locale, ma come racconto della città e come esempio per il sistema dell’arte contemporanea in Italia. È la trasformazione materiale che diventa narrazione, e la narrazione che restituisce visibilità all’intervento.

Rigenerazione urbana, partecipazione e comunità
Non si tratta solamente di mettere una scultura davanti a un teatro. L’intervento si inserisce in un più ampio disegno di rigenerazione urbana: l’ex-area industriale, via Milano, il nuovo teatro, il paesaggio urbano che cambia.
L’installazione assume qui un ruolo di “terreno di incontro” tra spazio pubblico e tempo di comunità. Offre un invito fisico — siediti, fermati, rifletti — e un invito simbolico — entra in relazione, riconosci lo spazio e te stesso in esso. In una città che cambia, questo gesto appare significativo: non solo estetico, ma civile.
La sindaca di Brescia, nelle dichiarazioni, ha sottolineato come questo tipo di intervento confermi che “con visione e impegno” è possibile rigenerare aree dismesse e restituirle alla città.
Nel panorama italiano, sempre più spesso l’arte contemporanea è chiamata a uscire dalla galleria o dal museo e a “mettersi in strada”: nei quartieri, negli spazi periferici, nei luoghi della città che necessitano di identità, relazioni, bellezza. Il progetto Life Art al Teatro Borsoni rappresenta uno dei casi virtuosi di questa tendenza: una call, un teatro, un quartiere, un’opera. Una combinazione che racconta quanto l’arte pubblica possa diventare motore di trasformazione urbana e sociale.
Questo tipo di intervento, se ben accompagnato da politiche di città, da partecipazione, da manutenzione e da dialogo con le comunità locali, può generare nuovi modelli per la “cultura urbana”.
Verso il futuro
Con l’opera inaugurata e il documentario pronto a essere trasmesso stasera, la fase di progettazione e realizzazione può definirsi conclusa. Ora la partita si gioca nella pratica: occorre che si attivino percorsi di partecipazione, che se ne misuri l’impatto sulla vita quotidiana, che la comunità cittadina trovi in quell’opera un punto di riconoscimento, di sosta, di incontri. In tal senso, il documentario su Sky Arte può aiutare a comunicare il processo, ma il vero test sarà “sul campo”. Un segnale chiaro: l’arte può occupare il suolo urbano, non solo come ornamento, ma come agente di trasformazione. In un’Italia che chiede nuovi modelli di sviluppo urbano, partecipazione e cultura, Brescia ha aperto una finestra.
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