8:32 pm, 2 Novembre 25 calendario

I “manichini pedopornografici” che scatenano un terremoto in Francia

Di: Redazione Metrotoday
condividi

Una delle piattaforme di moda online più rapide e diffuse al mondo si trova al centro di una crisi reputazionale e legale: la francese DGCCRF (Direzione Generale della Concorrenza, del Consumo e della Repressione delle Frodi) ha segnalato SHEIN per la vendita sul mercato francese di bambole sessuali dall’aspetto infantile, oggetti che «rendono difficile dubitare della natura pedopornografica del contenuto».

Secondo quanto riportato, la DGCCRF ha rilevato la presenza su SHEIN di bambole alte circa 80 cm, presentate sul sito con un design «da bambina», tra cui in un’immagine una bambola che stringeva un orsacchiotto. L’atto segnalato sostiene che la descrizione e la classificazione dei prodotti sul portale facciano emergere — secondo l’autorità francese — «un contenuto che non lascia dubbi sulla natura di pornografia infantile».

Subito dopo la segnalazione, SHEIN ha annunciato di aver rimosso gli oggetti in questione dalla propria piattaforma e di aver aperto un’indagine interna.

La notizia arriva in un momento delicato per l’azienda: circa nello stesso periodo era infatti prevista l’apertura del suo primo store fisico in Francia, precisamente all’interno del grande magazzino BHV Marais di Parigi. Il colpo d’immagine è stato così oscurato dall’allarme regolatorio.

Il modello “ultra‑fast fashion” e le tensioni accumulate

SHEIN, la piattaforma che propone migliaia di capi a prezzi ridotti, ha costruito una presenza massiccia in Europa: milioni di utenti, investimenti pubblicitari, pop‑up store. Ma negli ultimi anni anche le contestazioni si sono moltiplicate: pratiche sul lavoro, condizioni ambientali, marketing promozionale aggressive, normative digitali. Ad esempio, in Francia l’azienda è stata già multata per pratiche commerciali ingannevoli e per violazioni sulla protezione dei dati.

Il nuovo caso, però, segna una escalation: non un semplice problema di etichettatura o trasparenza, ma l’accusa che un soggetto commerciale abbia distribuito prodotti che rientrano nel campo della pornografia infantile, con implicazioni penali molto serie.

Il quadro normativo francese è molto chiaro: la diffusione via rete informatica di pornografia infantile è punita con pene fino a sette anni di reclusione e una multa fino a 100 000 €.

La DGCCRF ha trasmesso gli atti alla procura e all’ente di regolamentazione audiovisiva e online francese (ARCOM). La questione adesso potrebbe evolvere fino a un procedimento penale o amministrativo contro l’azienda. Alcuni osservatori segnalano che, oltre alla violazione diretta, il fatto che questi prodotti siano finiti sul sito senza filtraggio efficace rappresenta un aggravante.

Etica e vigilanza nei market‑place

Etichettatura e indicazione dei prodotti: se la descrizione/classificazione suggerisce una natura sessualmente esplicita con resa infantile, l’azienda è responsabile anche di marketing e presentazione.

Accesso “open” ai minori: è stato sottolineato che un bambino, navigando in cerca di una bambola, avrebbe potuto imbattersi in uno di questi oggetti. Il tema della facilità d’accesso è emerso con forza.

Internazionalizzazione e gap normativo: l’azienda opera globalmente, ma le leggi variano da paese a paese. Ciò può generare zone grigie o ritardi nell’adattamento alle normative locali.

Il fatto che la segnalazione arrivi dalla Francia ha un effetto “campanello d’allarme” anche per altri Paesi europei, Italia compresa. Due aspetti meritano attenzione:

La responsabilità delle piattaforme online: la direttiva europea sui servizi digitali (DSA) ha introdotto obblighi di rimozione dei contenuti illegali e di trasparenza sull’algoritmo. Il caso potrebbe essere un test‑case della applicazione concreta di queste norme.

Il commercio internazionale di prodotti ad alto rischio reputazionale: soprattutto quando si tratta di beni che si prestano a utilizzi gravemente illeciti, la supply chain e la responsabilità dell’operatore diventano centrali.

La reazione di SHEIN e le conseguenze per il marchio

In risposta alla segnalazione, SHEIN ha dichiarato che:

i prodotti in oggetto sono stati rimossi «senza ritardo»;

l’azienda ha posto in essere «un’indagine interna» e ribadisce la politica di tolleranza zero verso contenuti o prodotti che violino leggi o regolamenti.

L’effetto reputazionale è già palpabile: in Francia alcuni marchi fashion hanno fatto pressione per ritirarsi da collaborazioni o spazi commerciali legati a SHEIN (come l’apertura dello store a Parigi). La fiducia del consumatore, in un segmento già sotto osservazione per etica e sostenibilità, ne potrebbe risentire.

La distinzione tra bambola da gioco e bambola sessuale è labile e dipende da descrizione, funzione, target indicato.

Le piattaforme di e‑commerce internazionali ricevono migliaia di articoli al giorno: il controllo dettagliato richiede risorse, regole chiare e audit interni strutturati.

La tutela dei minori nel contesto digitale: la presenza di prodotti sessuali “child‑like” su portali accessibili a un pubblico ampio solleva interrogativi sulla protezione dei minori, il filtro dei contenuti e la segnalazione. La norma francese è severa anche per rappresentazioni fittizie che evocano minori.

Quello di SHEIN non è semplicemente un caso di compliance aziendale: è una verifica concreta delle interfacce tra e‑commerce globale, protezione dei consumatori, normative digitali e responsabilità etica.

Se l’azienda reagirà rafforzando le sue prassi, potrà forse recuperare parte del danno reputazionale. Ma se emergeranno ulteriori falle, l’effetto domino potrebbe coinvolgere l’intero comparto della moda online ultra‑rapida.

Per i consumatori, la vicenda è un promemoria: acquistare vuol dire anche fidarsi che chi vende abbia processi solidi, valori precisi e controllo sui contenuti. Per le autorità, è un richiamo: le piattaforme digitali globali non operano al di sopra delle leggi; i bambini e la loro protezione devono essere al centro.

2 Novembre 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA