8:47 am, 31 Ottobre 25 calendario

Ictus, sintomi, segnali e fattori di rischio

Di: Redazione Metrotoday
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Ogni anno, migliaia di persone affrontano un evento che può cambiare radicalmente il corso della vita: l’Ictus. Non è solo un’emergenza medica, ma un’emergenza di tempistica, conoscenza e prevenzione. Imparare a riconoscerlo e sapere come intervenire può fare la differenza tra una buona ripresa e un danno permanente. Eppure, nonostante i progressi sanitari e informativi, ancora troppi ignorano i segnali d’allarme o sottovalutano i fattori di rischio. In questo articolo, andremo a esplorare: quali sono i segnali «campanello d’allarme», come intervenire tempestivamente, quali strategie di prevenzione funzionano e quali storie reali ci aiutano a comprendere la posta in gioco.

I segnali d’allarme

Spesso si parla dell’acronimo “FAST” o “BE FAST” per facilitare il riconoscimento dei sintomi. Ma occorre ampliare lo sguardo: alcuni segnali possono essere meno noti ma altrettanto pericolosi.

Faccia cadente o asimmetria del viso

Chiedere alla persona di sorridere: se un lato del viso appare “cascante” o meno mobile, può trattarsi di un segno d’ictus. L’intorpidimento o la paralisi improvvisa da un lato del volto è uno dei segni più comuni.

Debolezza o intorpidimento improvviso di braccio o gamba, soprattutto da un lato

Se la persona non riesce a sollevare un braccio o la gamba, o avverte un’improvvisa perdita di forza o sensibilità, è momento di allarme.

 Difficoltà improvvisa nel linguaggio o nell’eloquio

Parole confuse, incapacità di ripetere una frase semplice, difficoltà a comprendere quanto viene detto: questi possono essere segnali chiave.

Problemi improvvisi alla vista, all’equilibrio o alla coordinazione

Visione offuscata o doppia, perdita improvvisa della vista da un occhio, vertigini, difficoltà a mantenersi in piedi o camminare: segnali meno noti ma pericolosi.

Mal di testa molto forte e senza causa apparente

In particolare se si presenta improvvisamente, senza avvertimento e con un’intensità elevata. Anche nausea o vomito associati possono far pensare all’ictus.

Una volta riconosciuto uno dei segnali, il tempo diventa un fattore critico: in caso di ictus ogni minuto conta per evitare danni cerebrali gravi.

Questi segnali sono spiegati in dettaglio in vari prontuari sanitari e campagne di sensibilizzazione, che sottolineano come spesso l’ictus si manifesti brutalmente e senza preavviso.

Come intervenire tempestivamente

Una volta individuato un sospetto di ictus, agire subito è fondamentale. Ecco alcune linee guida:

  • Non aspettare che i sintomi scompaiano da soli: anche se temporanei, possono essere un segnale di un attacco ischemico transitorio (TIA) e preludere a un ictus vero e proprio.
  • Chiamare immediatamente il numero di emergenza (in Italia il 118): è importante che il paziente venga trasportato in un ospedale dotato di “Stroke Unit” e che possano essere attivate terapie specifiche.
  • Annotare l’orario di comparsa dei sintomi: alcune terapie sono efficaci solo entro finestre temporali precise. Riuscire a precisare il “quando” può orientare meglio l’intervento medico.
  • Non somministrare farmaci per conto proprio, non dare da bere/alimentare la persona se è in difficoltà e cercare di tenerla rassicurata, in una posizione sicura, in attesa del soccorso.

Il messaggio è chiaro: la rapidità dell’intervento è uno dei principali fattori che determinano l’esito. Ritardi anche di pochi minuti aumentano il rischio di danni irreversibili.

L’ictus avviene quando un’area del cervello riceve una riduzione improvvisa dell’apporto di sangue (e quindi ossigeno), per una trombosi, un embolo o la rottura di un vaso. Le conseguenze sono la morte delle cellule cerebrali e potenziali danni neurologici. Esistono vari fattori di rischio, alcuni modificabili, altri meno:

Ipertensione arteriosa: è la principale causa prevenibile.

Diabete, colesterolo alto, obesità: contribuiscono a danneggiare le pareti dei vasi e favorire meccanismi di trombosi.

Fibrillazione atriale: il battito cardiaco irregolare può generare emboli che vanno al cervello.

Fumo, consumo eccessivo di alcol, vita sedentaria.

Malattie cardiache, placche aterosclerotiche, storia familiare.

Attacco ischemico transitorio (TIA): non va sottovalutato, perché in molti casi prelude a un ictus vero.

Agire sui fattori modificabili significa ridurre significativamente il rischio: numerose linee guida indicano che fino all’80 % degli ictus possono essere prevenuti attraverso uno stile di vita corretto e controllo medico costante.

Gli stili di vita che fanno la differenza

Quando parliamo di prevenzione, ci riferiamo a due livelli principali: primaria, cioè evitare l’evento in persone sane, e secondaria, ovvero prevenire la recidiva in chi ha già avuto TIA o ictus. Ecco alcune misure concrete:

  • Controllo della pressione arteriosa regolarmente.
  • Assunzione di alimentazione equilibrata: meno sale, grassi saturi e zuccheri, più frutta, verdura, fibre e pesce.
  • Smettere di fumare: il fumo accelera l’aterosclerosi e favorisce la formazione di coaguli.
  • Limitare il consumo di alcol e svolgere attività fisica regolare (almeno 150 minuti settimanali di moderata intensità).
  • Monitoraggio del colesterolo, della glicemia e delle malattie cardiache.
  • In caso di fibrillazione atriale: verifica e terapia anticoagulante se indicata.
  • Considerare anche fattori ambientali emergenti: ad esempio l’inquinamento atmosferico può aumentare il rischio d’ictus, agendo a livello vascolare.

Quando si attiva una cultura della prevenzione, il vantaggio è enorme: meno ospedalizzazioni, meno danni permanenti, minori costi sociali. Tuttavia, la reale efficacia dipende dalla consapevolezza del paziente e dalla tempestiva attuazione di queste misure.

Il tempo che salva vite

Prendiamo ad esempio il caso di Laura, 52 anni, dirigente di azienda, che una mattina improvvisamente ha avuto difficoltà a parlare e il sorriso alterato. Il marito ha riconosciuto il segno del viso cadente e ha chiamato subito il 118. Grazie al pronto intervento, Laura è arrivata in ospedale entro 90 minuti e ha ricevuto la terapia trombolitica: oggi riprende a lavorare e ha recuperato quasi completamente.

Al contrario, Marco, 67 anni, ha attribuito a stanchezza il formicolio al braccio e la difficoltà nel pronunciare una frase semplice. Ha aspettato varie ore e quando è arrivato in ospedale era troppo tardi per intervenire in modo efficace: l’ictus gli ha lasciato una lieve paralisi.

Queste due storie mostrano chiaramente come la conoscenza dei segnali e la rapidità siano due alleati determinanti.

Sebbene i segnali e i fattori di rischio siano ormai ben noti, diversi studi mostrano che una gran parte della popolazione non li conosce adeguatamente. La mancanza di consapevolezza ritarda l’intervento e peggiora gli esiti. Per questo è fondamentale:

Promuovere campagne pubbliche di sensibilizzazione: ricordare l’acronimo “BE FAST” o versioni analoghe nelle varie lingue.

Migliorare l’educazione sanitaria nei contesti scolastici, aziendali e nelle famiglie.

Rinforzare i percorsi di controllo nei soggetti ad alto rischio: ipertesi, diabetici, fumatori, con storia familiare di ictus.

Migliorare l’accesso alle “Stroke Unit” e alle procedure rapide di emergenza negli ospedali.

Solo con un’azione coordinata tra cittadini, istituzioni e strutture sanitarie si può davvero ridurre l’impatto dell’ictus.

L’ictus non è un evento inevitabile. Conoscere i segnali d’allarme — faccia cadente, braccio debole, difficoltà di linguaggio, problemi di vista o equilibrio — e reagire rapidamente può salvare vite. Allo stesso tempo, adottare uno stile di vita sano, controllare gli indicatori di rischio e intervenire tempestivamente in presenza di fattori predisponenti è la vera arma di prevenzione.

Il tempo è un bene prezioso: ogni minuto conta. E la buona notizia è che ciascuno di noi può fare qualcosa per aumentare la propria protezione e quella dei suoi cari.

In un’epoca in cui la medicina fa passi avanti, l’informazione, la consapevolezza e la risposta rapida restano al centro della cura. Non sottovalutiamo un segnale — può essere il campanello d’allarme che salva una vita.

31 Ottobre 2025 ( modificato il 30 Ottobre 2025 | 15:11 )
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