3:08 pm, 16 Ottobre 25 calendario

Il clamoroso caso del “Parisi sbagliato” al Ministero della Salute

Di: Redazione Metrotoday
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Un caso da manuale dell’“errore burocratico che diventa scandalo politico”

Nel decreto del 14 luglio relativo alla composizione del nuovo Comitato tecnico sanitario, appare la nomina a presidente della sezione antidoping e vigilanza sportiva del nome di Giorgio Parisi, premio Nobel per la Fisica, al posto dell’“omonimo” Attilio Parisi, medico dello sport e rettore dell’Università di Roma Foro Italico. Il Ministro Orazio Schillaci ha negato che si tratti di un “errore”, ma l’interessato — Giorgio Parisi — ha declinato il mandato senza averlo mai accettato. È emerso dunque un “quasi omonimo” che finisce al vertice di un organismo tecnico per competenze assolutamente esterne.

Questo episodio non è solo un pasticcio da corridoio: solleva questioni di merito, trasparenza, metodo delle nomine e credibilità di chi gestisce ambiti sensibili come doping, salute e sport. Ricostruiamo i fatti, delimitiamo i retroscena e analizziamo le implicazioni: dal “chi doveva essere nominato” ai rischi per il sistema.

Come è nato il caso

    Il Ministro della Salute Orazio Schillaci firma un decreto di nomina per costituire il Comitato tecnico sanitario del ministero, articolato in varie sezioni che spaziano dalle vaccinazioni alla lotta all’AIDS, fino al controllo antidoping e alla tutela della salute sportiva.

    Deciso il presidente della sezione antidoping

    Nell’atto ufficiale risulta nominato Giorgio Parisi, come presidente della sezione “vigilanza e controllo sul doping e tutela della salute nelle attività sportive”.

    — Ma appena la notizia emerge, fonti giornalistiche cominciano a interrogarsi: Giorgio Parisi, fisico e Nobel, non è affatto esperto in medicina sportiva o nei dossier sul doping.

    Giorgio Parisi, contattato dalle testate, afferma di non essere mai stato convocato né comunicato ufficialmente, pur avendo notato (in ritardo) una lettera che gli chiedeva partecipazione al comitato. Dicendo “non è il mio campo”, ha declinato.

    — In parallelo, emerge che il medico sportivo Attilio Parisi (lo “scambio di persona” presunto destinatario) non sarebbe stato formalmente informato né incluso nella nota ministeriale.

    Il Ministero risponde

    Schillaci afferma che non si tratta di un errore: “Il premio Nobel non ha mai sbagliato niente. Collabora già col ministero perché è nel cda delle biotecnologie … non è vero che è la prima volta che ha un incarico al Ministero della Salute.”

    Il ministero avrebbe altresì telefonato ad Attilio per scuse informali, secondo fonti giornalistiche.

    La reazione politica e mediatica

    Il Movimento 5 Stelle, per esempio, parla di “ennesima figuraccia del governo”: “Cosa c’entra un fisico con il doping?”, si domanda la capogruppo.

Attilio Parisi

    È medico dello sport e rettore dell’Università di Roma Foro Italico, un ateneo specializzato in scienze motorie, sport, teorie e pratiche del corpo.

    Ha competenze consolidate nel settore antidoping, nei protocolli medici e nelle normative relative agli atleti. In ambienti dello sport e delle federazioni è considerato interlocutore naturale per tematiche governative legate alla salute sportiva.

Giorgio Parisi

    Premio Nobel per la Fisica (2021), celebre per i suoi studi sui sistemi complessi, ma con un profilo accademico riconosciuto nel mondo scientifico — non nel mondo sportivo o medico-sportivo.

    Non risulta che abbia mai operato in campo antidoping, medicina sportiva o coordinamento sanitario per le politiche sportive.

    L’uso del suo nome — per notorietà — appare evidente agli osservatori come un corto circuito: prestigio accademico, ma assenza di pertinenza tecnica.

 È possibile correggere il decreto?

    Un nuovo atto di rettifica dovrebbe ammettere implicitamente l’errore, con costi istituzionali in termini d’immagine. Ma senza correzione, l’operato resta viziato.

Non è la prima volta che nel governo italiani emergono casi di nomine “strane” o poco coerenti con i ruoli richiesti. Già nella composizione del comitato per i vaccini, furono inserite, poi rimosse, figure considerate scettiche rispetto alle campagne di immunizzazione.

In passato, si sono visti casi di incarichi dati per amicizia, per relazioni politiche, con scarsa trasparenza sui criteri di selezione. Ma l’errore di persona — e su un nome così celebre — è un’anomalia che amplifica il guasto.

Lo stile “nominare prima, spiegare dopo” ha mostrato i suoi limiti. E quando una commissione tecnica, che deve vigilare sulle infrazioni dello sport, parte già con una macchia, il rischio è che il dubbio si allarghi anche alle scelte successive.

Un caso piccolo, un segnale grande

L’episodio “Parisi sbagliato” non sarà il più grave dei pasticci istituzionali, ma ha la forza di mettere in luce una fragilità culturale: la tendenza a sottovalutare la congruenza tra ruolo e competenza. Se uno dei nomi più riconosciuti del panorama scientifico viene inserito in un tema per il quale non ha competenza — e senza nemmeno essere informato — l’effetto simbolico è pesante.

In un Paese dove la fiducia nelle istituzioni è fragile, anche un errore che può apparire marginale diventa terreno di interrogazione: come si nomina, chi decide, con quali criteri. E soprattutto: quanto si tiene in considerazione il merito tecnico e lo spessore del profilo rispetto all’impatto mediatico del nome.

16 Ottobre 2025
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