Garlasco, bufera su Lovati: l’Ordine valuta sanzioni dopo dichiarazioni a Corona

Un vero e proprio terremoto giudiziario rischia di travolgere l’avvocato Massimo Lovati, difensore di Andrea Sempio nel nuovo capitolo dell’omicidio di Chiara Poggi. Dopo un’intervista rilasciata a Fabrizio Corona nel video-podcast Falsissimo, Lovati ha pronunciato frasi forti contro la Procura di Pavia e gli avvocati dello studio Giarda, accusandoli di manovre oscure e “macchinazioni”.
Le sue affermazioni includono accuse di abuso di potere, insinuazioni su massonerie bianche, e la richiesta di archiviazione (o meglio, di manipolazione investigativa) nei confronti del procuratore aggiunto Stefano Civardi. Di lì a poco, la Procura di Pavia ha prontamente smentito ogni accusa, bollando come «destituite di ogni fondamento» le dichiarazioni rese da Lovati.
Nel frattempo, l’Ordine degli Avvocati di Pavia ha aperto un fascicolo interno, valutando possibili richiami o sanzioni disciplinari nei confronti del legale. Anche la Procura di Milano, che già lo aveva denunciato per diffamazione aggravata nel marzo 2025, è tornata alla ribalta nella vicenda.
La riapertura dell’indagine su Sempio e la pioggia di accuse
Il delitto di Garlasco – che dal 2007 ha attraversato decenni di processi, sentenze, revisioni e polemiche – è tornato al centro dell’attenzione con una svolta inaspettata: l’iscrizione di Andrea Sempio fra gli indagati nella nuova inchiesta della Procura di Pavia. Sempio era da tempo considerato un testimone chiave o figura collaterale negli anni precedenti, ma non imputato ufficiale nei processi per l’omicidio di Chiara Poggi.
Il nuovo filone investigativo ha preso forza grazie a una perizia genetica depositata dalla difesa dell’ex condannato Alberto Stasi (principale imputato, già condannato in via definitiva), che avrebbe rilanciato elementi già oggetto di dibattiti passati. Si è così riaccesa l’attenzione su tracce su unghie, analisi del DNA e dichiarazioni contrastanti rispetto alle versioni ufficiali.
In questo quadro, il ruolo di Lovati – che è difensore di Sempio – diventa centrale: le sue dichiarazioni mediatiche, assai nette, assumono peso politico e simbolico, ben oltre la semplice strategia difensiva. Ecco infatti che quanto affermato davanti alle telecamere è rapidamente divenuto un caso disciplinare e giudiziario.
Cosa ha detto Lovati
Durante l’intervista con Corona, Lovati ha sostenuto che “Napoleone, da quello che mi dicono, voleva chiedere l’archiviazione” e che il procuratore Civardi, definito “quell’altro” o “quello dell’Opus Dei”, sarebbe intervenuto per assegnare il caso ad altri con finalità occultate. Secondo il suo racconto, Civardi sarebbe intervenuto anche retroattivamente nella riapertura dell’indagine.
In un secondo passaggio shock, accusa gli ex difensori dello studio Giarda di aver “clandestinamente prelevato il DNA” da Sempio in modo manipolatorio. Anche il padre del professor Giarda è stato tirato in ballo: Lovati farebbe riferimento a una “massoneria bianca” che includerebbe componenti degli ambienti forensi e giudiziari.
Proprio queste affermazioni hanno scatenato le reazioni: lo studio Giarda ha presentato una querela, ritenendo che Lovati abbia compiuto atti diffamatori e lesivi della reputazione professionale dei suoi componenti.
In difesa, Lovati ha replicato durante la trasmissione Ore 14 di Rai 2, sostenendo di aver parlato sotto l’effetto dell’alcol: «Corona è venuto tardi, mi ha proposto di parlare a ruota libera, mi ha versato da bere — non so cos’ho detto, a furia di bere». Ha tuttavia ammesso che “alcune frasi” ce le ricorda, tra cui quella relativa all’ex pm Venditti che “giocava ai cavalli”.
Teneva a precisare che “non vuole uscire come se fosse pazzo, ma non può essere che tutte le parole vengano cancellate”.
La Procura di Pavia
Il procuratore Fabio Napoleone ha diffuso una nota chiarificatrice: tutte le affermazioni contro la Procura – in particolare le insinuazioni circa il coinvolgimento in archiviazioni pilotate – sarebbero state completamente infondate. Ha ribadito che Civardi è divenuto Procuratore aggiunto solo a partire da febbraio 2024, mentre gli atti di perizia depositati nel 2023 riguardavano altri uffici. Insomma, le tempistiche – secondo la Procura – non giustificherebbero le ricostruzioni di Lovati.
In sostanza, la Procura contesta non solo le affermazioni, ma afferma che si siano presentate come fatti documentati, mentre sarebbero state espressioni fantasiose e speculative.
L’Ordine degli Avvocati di Pavia
Di fronte a queste esternazioni, l’Ordine locale ha annunciato che sta valutando l’apertura di una procedura disciplinare nei confronti di Lovati. Il suo comportamento professionale sarà sottoposto a esame attentissimo: non solo le dichiarazioni, ma anche il metodo, il rispetto delle colleghe e dei colleghi, la correttezza verso la Procura e l’etica forense.
Fonti interne confermano che il Consiglio distrettuale di disciplina potrebbe disporre un richiamo pubblico, una censura o, nei casi estremi, la sospensione provvisoria dall’esercizio forense.
Lo studio Giarda e il fronte delle querele
Lo studio Giarda – in prima linea nella controversia – ha presentato una querela per diffamazione aggravata. I legali dello studio contestano frasi che definiscono loro come “assassini morali”, “artefici di macchinazioni”, o coinvolti in reti segrete e massoniche.
Qualcuno dei difensori ha già definito il comportamento di Lovati come “ricorrente”: non è la prima volta che esprime accuse forti contro colleghi e magistrati, alcune delle quali già hanno dato luogo a procedimenti penali o disciplinari.
Il passato “borderline” di Lovati
Le dichiarazioni ad alta tensione non sono una novità nella carriera mediatica di Lovati. Il suo profilo, spesso impegnato in apparizioni televisive, ha già attirato l’attenzione per affermazioni che oscillano tra la strategia difensiva provocatoria e un uso controverso dei media.
Nel 2025, Lovati era già indagato per diffamazione aggravata da una querela dello studio Giarda – derivante da dichiarazioni rilasciate il 13 marzo scorso davanti alle telecamere, quando affermò che l’indagine precedente fosse il frutto di una macchinazione della difesa Giarda. La querela attivò un fascicolo a Milano, che è rimasto aperto.
In passato, sempre legato al suo modus operandi comunicativo, Lovati aveva pronunciato affermazioni sul caso Yara Gambirasio, sostenendo tesi estreme sul DNA, rapporti idilliaci o possibili scenari complottistici. Queste uscite avevano già sollevato proteste da parte di magistrati, legali e parti offese.
Questa idea di una difesa “mediatica” aggressiva, che talvolta travalica il confine tra strategia legale e spettacolo processuale, sembra essere un tratto ricorrente nella sua attività.
Le possibili conseguenze disciplinari e giudiziarie
Il caso Lovati si articola su due livelli: il profilo disciplinare e quello penale. Le due traiettorie, pur distinte, possono intrecciarsi nel ritmo del processo.
In ambito disciplinare
Se il Consiglio distrettuale dell’Ordine riterrà fondate le contestazioni, Lovati può essere chiamato in causa per violazione del codice deontologico: mancato rispetto verso magistrati, colleghi, uscite pubbliche inopportune, utilizzo medialmente amplificato di affermazioni gravi. Le sanzioni possibili vanno da un richiamo, alla censura, fino alla sospensione temporanea dall’attività forense. In casi estremi è prevista la radiazione, ma è la scelta meno probabile in prima fase.
In ambito penale
La Procura di Milano ha già iscritto Lovati nel registro degli indagati per diffamazione aggravata, in relazione alle dichiarazioni del 13 marzo. Ora la stessa vicenda potrebbe essere richiamata anche per i fatti più recenti, con la querela dello studio Giarda che costituirà base per ulteriori approfondimenti.
Se il pubblico ministero riterrà che le affermazioni integrino reato (non mera diffamazione civile), potrebbe essere richiesto il rinvio a giudizio. In quel caso Lovati dovrebbe difendersi in un dibattimento penale, insieme al procedimento disciplinare parallelo.
Va tenuto presente che il procedimento penale non impedisce che agisca il disciplinare dell’Ordine, né viceversa: sono percorsi distinti, ma con possibile influenza reciproca.
Le implicazioni sul caso Garlasco
Mentre Lovati è al centro della tempesta, il caso Garlasco prosegue la sua riapertura tormentata. Le affermazioni dell’avvocato non sono semplici esternazioni: veicolano una strategia difensiva aggressiva, calata nel mezzo di un’indagine che riecheggia decenni di attesa.
Per la Procura, è vitale che il procedimento segua il corso tecnico, privo di pressioni mediatiche ricattatorie o interferenze esterne. La parità di trattamento tra indagati, la correttezza delle perizie genetiche, la trasparenza del percorso e la legittimità delle decisioni sono sotto osservazione pubblica.
I riflettori, inoltre, sono puntati sull’interpretazione dello “scontrino” – usato da Sempio come elemento probatorio per sostenere una versione alternativa dei fatti – e sulle nuove risultanze della genetica. L’avvocato Lovati, con le sue accuse forti, tenta di reimpostare il terreno del conflitto investigativo, posizionandosi non solo come difensore, ma come portavoce di una contestazione frontale verso le istituzioni.
Se l’Ordine dovesse procedere con sanzioni, si tratterebbe di un segnale forte: che anche il potere difensivo ha limiti etici, e che le parole pubbliche hanno conseguenze.
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