12:56 am, 8 Ottobre 25 calendario

Giornata Mondiale della Podologia – Il ruolo chiave del podologo

Di: Redazione Metrotoday
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Oggi il mondo celebra la salute dei piedi, troppo spesso trascurata ma fondamentale per il benessere generale. Greta Meccoli, Presidente del CdA dei Podologi di Roma, racconta il presente e il futuro di una professione in evoluzione, tra sfide, progetti e nuove frontiere della formazione.

Il piede al centro della salute

Ogni anno, l’8 ottobre, si celebra la Giornata Mondiale della Podologia, una ricorrenza che va ben oltre la semplice commemorazione simbolica. È un’occasione per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della salute del piede e sul ruolo centrale del podologo nella prevenzione, diagnosi e cura delle patologie a carico dell’arto inferiore. Come afferma Greta Meccoli, Presidente del Consiglio Direttivo dell’Albo dei Podologi di Roma, “questa giornata ha lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale sulle problematiche inerenti i nostri piedi”.

Nel nostro quotidiano, tendiamo spesso a sottovalutare i piedi. Eppure sono una parte del corpo di vitale importanza: ci sorreggono, ci muovono, ci permettono di mantenere l’equilibrio. I piedi raccontano la nostra salute più di quanto immaginiamo, e per questo la loro cura non dovrebbe mai essere trascurata.

La Giornata Mondiale della Podologia non è solo un momento celebrativo, ma anche un’occasione per approfondire tematiche cliniche e sociali legate alla salute del piede.

 Le disfunzioni muscolari dell’arto inferiore

Questi temi non sono stati scelti casualmente. Come spiega Meccoli, “ogni lesione deve avere un suo protocollo di trattamento”. La varietà delle condizioni che possono colpire il piede impone al podologo un’alta specializzazione e la capacità di lavorare in team con altri professionisti sanitari.

Il piede diabetico: un’emergenza silenziosa

Uno degli ambiti più delicati dell’attività podologica è la gestione del piede diabetico, una complicanza cronica del diabete che può portare a ulcere, infezioni e, nei casi più gravi, amputazioni. Per affrontare questa emergenza, è nato il Progetto Piede Diabetico, un esempio virtuoso di collaborazione multidisciplinare.

“Vista la saturazione della sanità regionale, con questo progetto si intende lasciare il compito delle urgenze al centro ospedaliero in multidisciplinarietà, lasciando la gestione post-acuzie al territorio”, spiega Meccoli. In altre parole, l’ospedale gestisce le emergenze, mentre la rete territoriale si occupa del follow-up e della prevenzione delle recidive. Ma affinché ciò funzioni, è necessario che i professionisti coinvolti siano formati in modo specifico.

Nonostante i passi avanti, il lavoro in team resta ancora un orizzonte più che una realtà consolidata. “Sono pochissimi i team multidisciplinari e i professionisti che si avvalgono della collaborazione di un podologo”, denuncia Meccoli. Una carenza che non solo limita l’efficacia delle cure, ma rischia di compromettere la salute dei pazienti, soprattutto quelli fragili o affetti da patologie croniche.

La collaborazione con medici di base, diabetologi, fisioterapisti, ortopedici e infermieri è oggi più che mai necessaria. Il podologo deve essere considerato un attore pienamente coinvolto nel percorso di cura, non un consulente secondario o marginale.

L’abusivismo: un nemico invisibile ma pericoloso

Tra le principali sfide che affliggono la professione podologica c’è quella dell’abusivismo, un fenomeno sottovalutato ma molto pericoloso. In un contesto in cui la salute del piede può essere compromessa da trattamenti non idonei o da diagnosi errate, affidarsi a operatori non qualificati può avere conseguenze gravissime.

Meccoli è categorica su questo punto: “Innanzitutto, e qui ci tengo a ribadirlo, affidatevi sempre con fiducia e sicurezza a podologi qualificati e iscritti all’albo professionale. Evitate il ‘fai da te’! Evitate lo shopping online, evitate i laureati su Google, ma soprattutto evitate persone non qualificate”.

Una battaglia ancora da vincere

Il riconoscimento pieno del ruolo del podologo passa anche dall’inserimento della professione all’interno dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), ovvero le prestazioni che il Servizio Sanitario Nazionale è tenuto a garantire a tutti i cittadini. Attualmente, il podologo non rientra in questi livelli, e questo limita l’accesso alle cure per molti pazienti.

Inserire il podologo nei LEA significa riconoscerne ufficialmente la funzione sanitaria e garantire a tutti l’accesso a prestazioni fondamentali per la salute del piede”, sottolinea Meccoli. Una richiesta che arriva da tempo, ma che resta in attesa di risposte concrete dalle istituzioni.

La formazione continua

Accanto alla cura e alla prevenzione, il podologo deve investire sulla formazione continua. In un ambito in costante evoluzione, aggiornarsi è fondamentale per offrire prestazioni di qualità e rimanere al passo con le innovazioni.

L’aggiornamento non è solo un obbligo normativo, ma un vero e proprio valore professionale. Tra le competenze più richieste emergono oggi conoscenze in ambito biomeccanico, dermatologico, diabetologico e persino psicologico. Un podologo preparato è un professionista in grado di leggere il corpo attraverso i piedi, di intercettare segnali precoci di patologie e di contribuire al benessere globale della persona.

Oltre all’attività clinica, il podologo svolge anche un ruolo educativo. Durante le visite, il professionista non si limita alla diagnosi, ma fornisce indicazioni su calzature idonee, presidi terapeutici, terapie topiche, e indirizza il paziente ad altri specialisti quando necessario.

Il podologo è spesso la prima figura a notare sintomi di condizioni sistemiche, come diabete, neuropatie, artrite o insufficienze vascolari. In questo senso, il suo lavoro è anche sociale, poiché contribuisce all’empowerment del paziente, lo educa alla prevenzione e spesso lo guida in un percorso di cura più ampio.

Il piede: specchio della salute

La salute del piede è spesso indicativa dello stato di salute generale. Calli, duroni, unghie incarnite, dolori plantari non sono solo fastidi estetici o passeggeri, ma possono segnalare disfunzioni più complesse. Il podologo è il professionista che sa leggere questi segnali e trasformarli in indicazioni terapeutiche.

In una popolazione sempre più anziana e colpita da malattie croniche, il podologo diventa una figura centrale. Pensiamo agli anziani che hanno difficoltà motorie, ai pazienti oncologici che assumono farmaci con effetti collaterali a livello cutaneo, ai bambini con disfunzioni posturali: in tutti questi casi, il podologo può fare la differenza tra una vita attiva e una limitata dalla sofferenza.

La Giornata Mondiale della Podologia è, quindi, un invito a guardare oltre. Oltre il piede come parte marginale del corpo. Oltre il pregiudizio che relega il podologo a una figura minore. Oltre la convinzione che basti un plantare standard o una crema da banco per risolvere dolori cronici o lesioni gravi.

È un invito a prendersi cura dei propri piedi in modo consapevole e responsabile, affidandosi a chi ha studiato, si è formato e continua a formarsi per offrire cure sicure, efficaci e personalizzate.

Il messaggio che emerge da questa giornata è duplice: da un lato, si rinnova l’invito a riconoscere pienamente il valore del podologo come professionista sanitario; dall’altro, si ricorda quanto sia essenziale non sottovalutare la salute del piede, troppo spesso ignorata fino all’arrivo di problemi gravi.

Greta Meccoli chiude con un monito che suona come una guida per tutti: “Fidatevi solo dei professionisti. La salute non può essere affidata all’improvvisazione”.

8 Ottobre 2025
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