5:18 pm, 6 Ottobre 25 calendario

La Calabria sceglie ancora Occhiuto: una vittoria netta

Di: Redazione Metrotoday
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È un plebiscito politico dal sigillo deciso quello che emerge dal voto regionale calabrese del 5-6 ottobre 2025: Roberto Occhiuto, candidato del centrodestra, si conferma presidente della Regione con margini largamente superiori a quelli delle precedenti contese. Lo spoglio – ancora in corso, ma con risultati già consolidati — restituisce una vittoria che non ha quasi mai lasciato spazio al dubbio: Occhiuto viaggia intorno al 57-60 % dei voti, mentre il suo avversario principale, Pasquale Tridico, candidato del “campo largo” (centrosinistra e alleati), si attesta vicino al 40 %. Un dato – quest’ultimo – che, seppur in crescita rispetto al passato, non basta a invertire una tendenza consolidata.

Ma al di là dei numeri, è il contesto politico, sociale e istituzionale calabrese che rende questa tornata elettorale un momento di svolta implicita: tra dimissioni anticipate, scandali giudiziari, disaffezione crescente all’azione pubblica e tensioni interne nei partiti, il voto assume modalità e significati che travalicano la mera contabilità elettorale.

Secondo gli exit poll Opinio commissionati per la Rai, Occhiuto avrebbe ottenuto tra il 58,5 % e il 62,5 % dei consensi, con Tridico attestato tra il 36 % e il 40 %.

Il dato sull’affluenza è un segnale preoccupante: 43,14 % degli aventi diritto si è recato alle urne, in discesa rispetto al 44,36 % registrato nel 2021.

Il calo – pur lieve – conferma la tendenza di erosione della partecipazione elettorale nelle regioni del Sud.

Per quanto riguarda la composizione del Consiglio regionale, si attende l’ufficialità definitiva degli eletti, ma le proiezioni suggeriscono un’egemonia della coalizione di centrodestra: Forza Italia e le liste collegate dovrebbero soddisfare una maggioranza ampia.

È difficile, in questa fase, isolare geografie precise del voto: le regioni “rosse” del passato (locali dell’entroterra aspromontano, aree interne del Reggino e del Vibonese) sembrano aver ceduto il terreno al nuovo consenso moderato del centrodestra, mentre i centri urbani mantengono una maggiore resistenza alle dinamiche del partito al governo regionale. Va segnalato anche un certo recupero del centrosinistra nelle aree costiere e nei bacini metropolitani, sebbene insufficiente a invertire il risultato complessivo.

Dietro le quinte della candidatura: dalle dimissioni anticipate al rilancio personale

Le elezioni regionali calabresi di quest’anno non erano previste: la legislatura era destinata a scadere nel 2026. Ma il 31 luglio 2025, Roberto Occhiuto ha annunciato le proprie dimissioni, effettive dall’8 agosto successivo, in seguito al suo coinvolgimento in un’inchiesta per corruzione condotta dalla Procura di Catanzaro.

Quella decisione, audace e rischiosa, è stata interpretata come una mossa strategica: interrompere sul nascere eventuali veleni politici, ricandidarsi subito, e mobilitare il consenso prima che la polemica giudiziaria potesse logorare il suo profilo.

In effetti, la ricandidatura è stata accettata e sostenuta dal centrodestra con forza. Le liste del partito e i simboli collaterali (Forza Azzurri, Liste locali, Democrazia Cristiana-Udc) sono stati organizzati in tempi stretti.

La Lega, in particolare, ha confermato fin da subito la partecipazione attiva alle liste regionali.

Da parte del centrosinistra, la scelta del nome è caduta su Pasquale Tridico, già presidente dell’Inps e oggi europarlamentare legato al Movimento 5 Stelle. Tridico ha accettato l’investitura in condizioni difficili, tentando di galvanizzare un campo largo che unisse sinistra tradizionale, liste civiche e forze progressiste.

Nei mesi precedenti la competizione, secondo un sondaggio Ipsos, Occhiuto era già dato avanti con il 53,6 % (contrapposto al 45,3 % di Tridico).

Un capitolo a sé merita il Movimento 5 Stelle: la consultazione interna del 1° settembre, aperta agli iscritti regionali per votare le liste dei candidati in Calabria, aveva già visto una partecipazione esigua (1.473 votanti su circa 4.412 aventi diritto).

Quel risultato riflette una difficoltà del M5S a radicarsi efficacemente sul territorio calabrese, nonostante abbia giocato la carta di Tridico come candidato politico “forte”.

In definitiva, la campagna – ancorché intensa nei mesi finali – non ha mai invertito la percezione consolidata di Occhiuto come “rottamatore moderato”, capace di incarnare continuità con elementi di rinnovamento. Le sue performance sui social, già apprezzate nella precedente legislatura, hanno contribuito a costruire un rapporto diretto con i cittadini, mobilitando consenso anche tra elettori non politici che gradivano una comunicazione “di prossimità”.

Il voto che non c’è stato: apatia e protesta

La diminuzione dell’affluenza è un elemento costante, non un evento isolato. In una regione come la Calabria, spesso al centro di emergenze sanitarie, occupazionali, infrastrutturali e ambientali, la risposta elettorale appare sempre più tiepida. Molti cittadini non si riconoscono nei grandi schieramenti, altri (soprattutto i giovani) optano per l’astensione, considerandola l’unica forma di protesta credibile.

Il calo, pur modesto, è significativo se letto in una prospettiva nazionale: quando anche gli attivi elettorali, tradizionalmente più motivati, rinunciano a esercitare il voto, si apre una crisi di legittimazione della rappresentanza politica. In Calabria, dove reti clientelari, poteri locali e burocrazia mantengono spesso saldi rapporti con la politica, il disegno di “rinnovamento” promesso da molte sigle fatica a decollare.

Da più parti, nel corso della campagna, si è parlato della “terza opzione”: non destra, non sinistra, ma un terzo polo autonomista o civico capace di intercettare la domanda reale dei territori. Tuttavia, nessuna realtà ha raccolto consensi significativi: il candidato “terzo” Francesco Toscano, con la lista Democrazia Sovrana e Popolare, non ha superato l’1 % nei sondaggi più accreditati.

In molti centri dell’interno si avvertiva una forte distanza tra la politica regionale e le istanze locali: strade dissestate, spopolamento, carenza di servizi essenziali. In queste aree, l’apatia è più una scelta difensiva che un rifiuto ideologico: “Non cambia nulla se vado a votare”, era un refrain sentito nei comizi minori.

“L’effetto Occhiuto”

Il risultato calabrese consegna una lettura duplice. Da un lato, conferma l’egemonia del centrodestra nel Mezzogiorno quando una leadership percepita come efficace riesce a costruire una narrazione di “governo del fare”. Dall’altro, segna una vittoria personale, più che di modello politico.

Il direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana, ha evidenziato come la vittoria rifletta un mix tra affermazione personale e effetto di forza del partito: Occhiuto “ha fatto perno su una dimensione pragmatica, rassicurante, mediata dalle tecnicalità amministrative”, fino a superare posizioni estreme del centrodestra nazionale.

Un consenso costruito sulla solidità e sul racconto del buon governo.

Questo asset è parso convincente anche in ambienti dove il centrodestra non reggeva già da tempo. Il risultato suggerisce che chi amministra con visibilità, presenze capillari, interventi infrastrutturali concreti – anche piccoli – riesce a disinnescare le spinte anti-politiche.

Certamente, l’“effetto Occhiuto” non è replicabile ovunque: la Calabria non è una regione qualunque. Il rapporto tra vita sociale, politica locale e strutture di potere è strettissimo, e costruire consenso in questa condizione richiede un’estrema sensibilità territoriale.

Non appena i primi seggi sono stati scrutati, il Partito Democratico ha ammesso che, pur evidenziando un miglioramento (dal 27 % delle ultime regionali al ~41 % del sostegno complessivo al campo largo), il risultato stenta a scardinare l’egemonia del centrodestra.

Il leader del M5S, Giuseppe Conte, ha elogiato Tridico per il gesto “generoso di condividere la lotta” in condizioni sfavorevoli.

Matteo Salvini ha interpretato la vittoria in chiave nazionale: “I calabresi hanno detto sì al Ponte sullo Stretto, al fare, alla concretezza. Per i ‘no tutto’ è una sonora sconfitta”.

Nel centrodestra, la vittoria è stata accolta con prudenza: si enfatizza la dimensione moderata dell’affermazione, lontana da eccessi ideologici. Un editoriale giornalistico ha parlato di “tri­onfo con toni pacati”, dove la destra si piega al linguaggio del consenso pragmatico.

Soggetti locali – sindaci, amministratori di Poli­zia, forze civiche – attendono ora l’“esame del fare”: dalle promesse elettorali alle lunghe pratiche burocratiche, il divario tra voto e governo sarà sotto osservazione. Molti osservatori segnalano che il centrodestra dovrà gestire le aspettative accumulate in una regione segnata da deficit infrastrutturali, ritardi nella sanità, emigrazione giovanile e fragilità amministrative.

Ciclicità elettorale

Il voto calabrese parla di una comunità che chiede concretezza più che ideologia, incisività più che retorica, risultati più che promesse. In una terra da sempre sospesa tra risorse e ritardi, l’“uomo forte” non è chi alza i toni, ma chi presenta cantieri difficili, bilanci in equilibrio, relazioni con il governo nazionale.

Detto questo, la vittoria di Occhiuto è un trampolino, non un traguardo: i nodi strutturali della Calabria non scompariranno col sigillo elettorale. Lo sforzo amministrativo sarà enorme, soprattutto se le aspettative elevate dei territori verranno disattese. Il costo del consenso non è retorico: è fatto da servizi, infrastrutture, ambiente, qualità della vita.

Per il centrosinistra, quella calabrese è una sconfitta attesa ma amara: la crescita percentuale è reale, ma insufficiente per un’alternativa. L’appello al rinnovamento territoriale dovrà essere più radicale: investire nei territori lontani, rompere le gabbie amministrative storiche, costruire soggetti nuovi che diano radici profonde.

Per la politica nazionale, la lezione calabrese è un richiamo: vincere nel Sud non è scommessa ideologica, è questione di competenze, relazioni e comunicazione, ma anche – soprattutto – di credibilità nel lungo periodo. Se la vittoria diventerà governo credibile, la Calabria potrà aspirare a uscire dal margine.

6 Ottobre 2025
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