Sport e storie straordinarie in scena a Padova

Il Gran Teatro Geox ha assunto i contorni di un’arena insolita: non per musica o prosa, ma per salute. È andata in scena la quarta edizione de “Lo Spettacolo della Salute” (Show4Health), format che trasforma la prevenzione in un talk‑show dal forte impatto emotivo e culturale. L’evento è pensato per scuotere le abitudini, a partire dalla sedentarietà, e offrire visioni nuove sul binomio corpo‑mente, alimentazione, movimento, longevità.
Padova non è la città d’elezione per caso: dopo tre edizioni tenutesi tra Treviso e Milano, l’evento sbarca qui con l’ambizione di radicarsi, di diventare laboratorio stabile di cultura della prevenzione. In sala, oltre 10 relatori e protagonisti dello sport si sono alternati nei quattro panel — alimentazione sana, esercizio fisico, longevità, motivazione — mescolando scienza, testimonianze, riflessioni, emozioni. Il tutto, per sostenere una causa concreta: il ricavato dei biglietti devoluto a Show Care ODV, associazione padovana che offre percorsi di allenamento personalizzati gratuiti per persone in follow-up oncologico.
Il format che fa luce sull’inattività
All’origine di Show4Health c’è una constatazione di difficile rimozione: l’Organizzazione Mondiale della Sanità considera la sedentarietà tra i principali fattori di rischio per mortalità a livello globale. In Italia, secondo gli organizzatori, quasi il 92 % della popolazione non raggiunge i livelli raccomandati di attività fisica.
Non basta dire che si deve muovere: occorre che l’idea di salute avvolga la cultura, il racconto quotidiano, l’immaginario condiviso. È qui che il format si distingue. Non si tratta di convegni accademici, né di spettacolo fine a sé stesso, ma di talk-show interattivo: domande dal pubblico, coinvolgimento diretto, esercizi pratici, testimonianze emotive. L’obiettivo è che chi assiste esca con un pensiero nuovo: “Posso cambiare qualcosa di concreto domani.”
Aree come alimentazione, motivazione e movimento dialogano tra loro: non è salute frammentata ma salute interconnessa, che considera il corpo nella sua interezza e nel contesto sociale e motivazionale.
I protagonisti: tra scienza e storie di vita
La nutrizione integrata: Martina Donegani e prof. Francesco Branca
Martina Donegani, biologa nutrizionista nota per la sua capacità di rendere “accessibili” i principi scientifici del mangiare sano, ha enfatizzato il concetto che “sano” non debba essere sinonimo di sacrificio, ma possa convivere con gusto, piacere e convivialità. La nutrizione emerge come un atto culturale, non solo clinico.
Accanto a lei, il Prof. Francesco Branca, già direttore del Dipartimento Nutrizione e Sicurezza degli Alimenti dell’OMS, ha collegato la scelta alimentare personale con una prospettiva globale, sollecitando una responsabilità civica: il cibo che scegliamo incide su salute individuale e su sistema sanitario nazionale.
Movimento e fisiologia: Silvano Zanuso e la “vera età”
Lo scienziato e fisiologo Silvano Zanuso ha lanciato una sfida contro il tempo: “Ma quanti anni ho davvero?” – parlando di età cronologica, funzionale ed epigenetica. Il suo contributo ha portato il pubblico ad interrogarsi non sul dato anagrafico, ma su quello funzionale: quanto il corpo è vivo, attivo, plastico.
Mentori, mente e motivazione
Il fil rouge del discorso motivazionale è stato incarnato da Paolo Crepet, psichiatra e sociologo, che ha sfidato lo spettatore con frasi come “Attivarsi per non spegnersi”. Il suo punto: il primo passo verso la salute è mentale, e l’autonomia del cambiamento nasce nella testa.
La psicologa Elena Pattini si è concentrata sull’idea che ciò che a volte interpretiamo come “pigrizia” non è mancanza di forza, bensì mancanza di ascolto: ascolto di sé, delle proprie barriere, delle proprie resistenze interiori. In un’intervista precedente, evocava l’idea che lo sport deve diventare valore sin dalla scuola, perché la salute mentale si costruisce prima che si corregga.
L’equilibrio intestino‑cervello‑muscoli
Una delle sessioni più tecniche, resa però accessibile, è stata quella a cura della dottoressa Claudia Borzacchiello, esperta di problematiche funzionali intestinali. Con lucidità, ha presentato la “triade” intestino-cervello-muscoli come un asse centrale per la longevità: il microbiota che dialoga con il sistema nervoso e il sistema muscolare, influenzando energia, umore e robustezza fisica.
Le leggende viventi: sport, età, motivazione
Sul palco si sono alternate figure che incarnano il corpo che non invecchia:
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Francesca Piccinini, icona del volley e ora dirigente e motivatrice, ha parlato di “costruire persone oltre che campionesse.” Ha evocato l’idea che lo sport formi cittadini, non solo atleti.
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Luca Dotto, nuotatore di punta, ha raccontato il respiro, la velocità, la fatica, la disciplina, e il gusto di muoversi con libertà: la sua narrazione ha messo in luce che lo sport agonistico è “pretesto” per insegnare uno stile di vita.
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Francesco Toldo, ex portiere di alto livello, ha svelato momenti di tensione sportiva e vulnerabilità, parlando del percorso da Caselle a San Siro come metafora di sogni che si forgiano ancora nella fatica.
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Emma Mazzenga, 92 anni e atleta master di livello mondiale over 90, ha mostrato che “movimento senza età” non è slogan, ma vita: i suoi passi leggeri sono il simbolo di un tempo dilatato in cui il corpo continua a dare. Il suo record mondiale nei 200 metri over 90 (50,33 secondi, stabilito nel 2024) ha stupito ed emozionato.
Lo spettacolo come coinvolgimento
A orchestrare il filo narrativo e ritmico è stata Chiara Perale, giornalista e speaker radiofonica: la sua voce ha raccordato momenti tecnici con riflessioni personali, con domande al pubblico e interventi dal palco, consolidando l’idea che la prevenzione non è noiosa, ma partecipata.
Il precedente: da Padova a Milano – evoluzione di un progetto
L’evento non è nato ieri. L’edizione precedente, la terza, debuttò a Milano nel Teatro Lirico “Giorgio Gaber” e registrò il tutto esaurito. L’idea originaria, partorita a Padova, aveva già avviato collaborazioni interdisciplinari tra medicina, sport, imprese del benessere (Technogym, società fitness), media.
Quella tappa milanese ha consolidato il modello: 16 speaker, dialoghi trasversali, networking, presenza di media nazionali e partner del settore. E chi ha partecipato ha portato via una convinzione: che fare salute attiva sia possibile anche in ambienti “da palco”.
A Padova, il salto è ambizioso: non solo una replica, ma un tentativo di radicamento territoriale. Il ricavato devoluto a Show Care trasforma l’evento in strumento concreto di impatto sociale, non semplice manifesto.
Show Care: dietro l’obiettivo solidale
Show4Health non è solo un talk con applausi: è una macchina che sostiene, grazie al pubblico, Show Care ODV. Questa organizzazione, nata a Padova nel 2020, offre percorsi personalizzati e gratuiti di esercizio fisico per persone in follow-up oncologico, ossia sopravvissute al tumore che desiderano riattivarsi in modo protetto.
Il primo centro è stato inaugurato nel 2022 via Pinelli, nel quartiere Crocefisso di Padova. L’idea è offrire sessioni in piccoli gruppi con monitoraggio, attenzione alle condizioni cliniche, integrazione tra forza, resistenza e flessibilità. Le attività sono pensate per chi ha un certificato medico e un ISEE sotto i 30.000 euro.
I fondi raccolti per l’edizione 2025 sono destinati a tre obiettivi:
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potenziamento strutturale e tecnologico della sede di Padova;
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attivazione di spazi analoghi a Treviso e di un polo sperimentale a Milano;
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una borsa di studio per un laureato in Scienze Motorie presso l’Università di Padova, con compiti di ricerca e collaborazione con Show Care.
Così il pubblico è diventato parte di una catena di supporto reale: il gesto simbolico si trasforma in beneficio concreto per comunità fragili.
Lo spettacolo è riuscito a creare un’atmosfera viva, partecipata, comunicativamente potente: un esempio di come scienza e racconto possano dialogare per suggerire, più che imporre, un nuovo modello di salute.
Il respiro della città: Padova protagonista
Padova accoglie il progetto perché è una città con un tessuto culturale e universitario forte, con potenzialità sincere di diffusione sociale. L’evento si inserisce in un orizzonte più ampio, dove salute, cultura e cittadinanza attiva convergono.
Negli anni recenti, Padova ha già ospitato eventi legati alla salute e al benessere, come il Festival della Salute. Questo rende il terreno fertile: un pubblico già sensibile, istituzioni disposte alla collaborazione, reti di associazioni locali. Lo Spettacolo della Salute ne diventa una nuova declinazione, con format spettacolare ma radicato nel territorio.
Un elemento chiave è la contestualizzazione locale: portare storie come quella di Emma Mazzenga — padovana — significa che l’evento “tocca casa”. Il messaggio non è generico, ma personale: può accadere anche qui, nella tua città, nella tua vita.
Oltre il palco: cosa resta dopo l’evento
I segni che un momento come questo lascia possono essere molteplici:
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Semina culturale: anche chi non cambia subito abitudini può uscire con una scintilla, un’idea, un proposito. È l’effetto “spinta gentile” che può attivare connessioni: iscriversi a una palestra, camminare di più, cambiare la dieta.
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Reti attivate: associazioni, istituzioni sanitarie, scuole e centri sportivi possono “prendere il testimone” e tradurre il messaggio in azioni strutturate.
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Visibilità per Show Care: la dimensione solidaristica amplifica la credibilità dell’evento: non solo divulgazione, ma impatto concreto.
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Creazione del modello: se l’evento si consolida, può diventare modello replicabile in altre città, con adattamenti locali, promuovendo una cultura della prevenzione che non resti confinata nei confini della medicina, ma entri nel tessuto sociale.
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Possibili sviluppi digitali: podcast, registrazioni video, piattaforme on demand, comunità online di motivazione possono amplificare ciò che avviene nel teatro.
Una sfida civile: salute, prevenzione, identità
Dietro le luci e i microfoni, “Lo Spettacolo della Salute” propone una sfida culturale: che il prendersi cura di sé non resti tema marginale o di élite, ma diventi dimensione condivisa, tema quotidiano, conversazione pubblica.
In un’Italia dove l’inattività è un problema sanitario e sociale, dove l’obesità, le malattie metaboliche, la fragilità anziana sono emergenze, eventi come questo sono segnali: non bastano le campagne sanitarie monotematiche, serve trasformare la mentalità.
E Padova ha indossato i panni della città che osa guardare avanti, che unisce scienza e spettacolo per parlare al cuore delle persone. Non era una festa della salute, ma un confronto — talvolta acceso, a tratti intimo — in cui ciascuno è chiamato a riconoscersi protagonista.
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