7:38 am, 25 Settembre 25 calendario

Una gag che vale un titolo: come è iniziata la “Pennicanza”

Di: Redazione Metrotoday
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Nel corso della presentazione dei palinsesti Rai per la stagione 2025-2026, un colpo di scena ha scosso il consueto rituale delle conferenze stampa: Rosario Fiorello, in coppia con Fabrizio Biggio, è ricomparso — non sul palco ufficiale, ma in video — per annunciare il ritorno del suo show radiofonico La Pennicanza su Rai Radio 2 a partire da metà ottobre. L’annuncio è stato condito con una gag.
Quella che avrebbe potuto essere una semplice dichiarazione istituzionale è stata trasformata — dal protagonista stesso — in sketch, imprevisto, ironia un po’ sgangherata, provocazione bonaria verso i vertici Rai e un evidente invito a non prendere tutto troppo sul serio.
In quei pochi minuti, si è condensato il ritratto autentico del rapporto che Fiorello ha costruito (e ricostruisce) con la Rai: una miscela di affetto e scossa, di concessione e autonomia.

Il messaggio era chiaro: non un ritorno passivo, ma una chiamata a partecipare insieme, con ritmo e battito proprio. E un monito velato: non aspettatevi che tutto segua copioni già visti.

Dove eravamo rimasti: la parabola “Pennicanza” e i tentativi precedenti

Per capire l’importanza di questo ritorno, conviene ricostruire i passi recenti e le tappe della “Pennicanza”:

  • Maggio 2025: Fiorello torna in radio con “Radio2 Radio Show – La Pennicanza”, in fascia pomeridiana (13:45 – 14:30), con Fabrizio Biggio. Lo stile è volutamente “in costruzione”, imperfetto, pieno di inserti d’improvvisazione, video, chiamate a sorpresa e ironia autogestita.

  • Fin dalle prime battute, Fiorello attacca (in modo tagliente ma sorridente) il palinsesto estivo Rai: repliche troppo frequenti, scarsa originalità, eccessiva dipendenza dalla “sicurezza” del già visto. In una delle gag, definisce il modello di repliche “accanimento terapeutico”.

  • Nel giro di settimane, emergono segnali di una chiusura anticipata: lo show termina nel primo giugno 2025. Nel congedo, Fiorello ironizza sul fatto che “facciano sfigurare gli altri”, che i vertici Rai abbiano deciso di fermarlo perché troppo “forte”.

  • Dopo la chiusura, circolano voci sul suo futuro: un’ipotesi resta un ritorno in tv su Rai1, magari con un one-man show. Il direttore generi Stefano Coletta lascia intendere che la Rai vorrebbe dargli continuità, anche con apparizioni “spaziali”.

In sintesi: la Pennicanza — nel suo scheletro effimero — è diventata un terreno di sperimentazione e provocazione, un segno di un’attività mediatica che non accetta di essere incasellata.

Il panorama radiofonico e mediatico: spazio alle varianti

a) L’ecosistema della radio italiana

La Rai, da sempre, è attenta a segmentare i suoi palinsesti radiofonici: informazione, sport, intrattenimento e musica. Il ritorno di Fiorello con un programma “caratteristico” mira a dare respiro creativo alla fascia intrattenitiva, che spesso è relegata nelle ore centrali o serali. Il direttore Marco Caputo ha dichiarato che “un’offerta diversificata consente alle nostre radio di distinguersi per linea editoriale, per target, per pubblico”.
Mentre Rai Radio1 si conferma il baluardo dell’informazione, lo spazio per un prodotto “popolare e imprevedibile” come quello del mattatore siciliano trova in Radio2 (e, in potenza, in RaiPlay) un luogo congeniale.

b) La crossmedialità e la presenza digitale

Il ritorno è stato annunciato non solo nei canali ufficiali, ma con un video-gag condiviso da Carlo Conti e rilanciato sui social. E prima ancora, la notizia è arrivata in diretta su Instagram dai tavoli di un ristorante a Trastevere, con Fiorello e Biggio che conversavano con il pubblico, ridendo mondi e promesse.

C’è un’intenzione evidente: nutrire la costruzione simbolica del programma, farlo respirare prima ancora della messa in onda. È un’usanza oggi comune, ma in questo caso è anche un modo per ‘mettere le scarpe’ nel pubblico, ricordare che la voce (e l’ironia) valgono più di una scaletta rigida.

c) Le reazioni: entusiasmo, curiosità e diffidenza

Da tempo, l’annuncio di “ritorno” di Fiorello genera interesse speciale tra appassionati e addetti ai lavori. Molti considerano la resume della Pennicanza una scommessa, soprattutto dopo la chiusura breve della stagione precedente. C’è entusiasmo (la sua voce manca). C’è cautela (il format va ripensato). E c’è curiosità su come la Rai gestirà libertà e vincoli.

Il fatto che l’annuncio sia avvenuto con una gag, che il contenuto sia mediato, che la parola “ventata d’aria fresca” sia usata più volte: tutto ciò suggerisce che Fiorello vuole evitare, consapevolmente, di essere preso “in castagna” da aspettative rigide.

Programma e stile: che aria vorrà respirare “La Pennicanza”

Ecco gli elementi annunciati, già evocati, che delineano l’identità del nuovo progetto:

  • Improvvisazione e sospensione: Fiorello ha dichiarato più volte di non avere “un’idea” precisa al 100% da subito — una sorta di “partiamo e vediamo” ironico.

  • Gag e attacchi ironici al sistema: non mancheranno battute sui palinsesti, repliche, processi autoreferenziali Rai.

  • Voce, audio e conversazione: il formato radiofonico permette di mettere in primo piano l’immediatezza, l’intimità, lo “scherzo con l’ascoltatore”

  • Crossformat e digitalizzazione: la versione “meglio di” (una sintesi mattutina delle puntate) sarà trasmessa la mattina successiva, e l’archivio sarà disponibile su RaiPlay.

  • Al fianco un collaboratore stabile: Fabrizio Biggio è già confermato come coprotagonista, fornitore di sketch, imitazioni, contrappunti.

Resta da vedere se ci saranno inserimenti video, interazioni social in tempo reale, contaminazioni televisive — o se si manterrà l’identità “radio pura”.

Tra ironia e conflitto: le “bordate” contro il sistema Rai

Il percorso della Pennicanza nella scorsa stagione ha già dato qualche indizio su quanta “libertà vigilata” Fiorello intende prendersi:

  • In apertura dello show, l’immediata gag contro il palinsesto estivo Rai: repliche infinite, ritmi riciclati, mancanza di innovazione.

  • Durante le puntate, cameo telefonici, incursioni su temi esterni, commenti personali su amici e colleghi.

  • In uno sketch, cita addirittura Silvia Toffanin e chiede un “favore” polemico al sistema tv, evocando Pier Silvio.

  • In più occasioni, definisce la struttura televisiva come “vecchiume” da svecchiare, come se stesse dichiarando guerra lieve al conformismo mediatico.

Questa dialettica tra artista e azienda non è nuova nella storia di Fiorello: è parte del suo brand. E la Pennicanza — con i suoi limiti espliciti — sembra voler essere uno spazio in cui rivendicare autonomia, almeno parziale.

 Possibili scenari e incognite

Quali traiettorie potrà assumere questa nuova stagione di La Pennicanza? E cosa potrebbe succedere nel rapporto fra Fiorello e la Rai?

Scenario A – Successo con continuità
Se lo show catturerà l’ascolto e l’attenzione, la Rai potrebbe concedere una stagione lunga, investendo in promozione e crossmedialità. Fiorello potrebbe arrivare — come suggerito da alcune voci — anche con un’evoluzione televisiva: cameo, eventi, monologhi in prima serata.

Scenario B – Ritorno modesto e sperimentale
Potrebbe essere un “esperimento controllato”: fascia limitata, poche puntate, margini di sperimentazione radio-digitale, senza pressione sugli ascolti. In questo caso, La Pennicanza funge da laboratorio di idee.

Scenario C – Difficoltà e rivisitazione del format
Se ascolti e coinvolgimento non si rivelano convincenti, dovranno esserci correzioni: spostamento d’orario, riduzione di episodi, apertura al pubblico o modifica radicale del format. Potrebbe anche interrompersi come è successo l’anno precedente.

Scenario D – Scommessa televisiva piena
Il sogno che circola nei corridoi Rai è un Fiorello “televisivo” da protagonista su Rai1, con un progetto personale. Questo ritorno radiofonico può essere la mossa di preparazione: tornare, rimettere in circolo l’idea, testare linguaggi e audience.

Molto dipenderà dalla fiducia che azienda e artista daranno l’uno all’altro: libertà contro controllo, innovazione contro standardizzazione.

Il peso simbolico di Fiorello nei palinsesti

Fiorello non è un conduttore qualunque: è un “termometro” dell’Italia mediatica. Le sue discontinuità, le sue pause, i suoi ritorni scuotono il sistema. In un palinsesto Rai che spesso privilegia la continuità e la routine, la sua presenza (anche solo in radio) segna un margine di disordine benevolo.

Le testate nei mesi scorsi parlavano di una stagione tv “senza eventi”: conferme di show già noti, poche novità strutturali. In questo contesto, riportare Fiorello significa mettere in campo un soggetto che può rompere le linee, che può dire qualcosa di diverso.

Il direttore Stefano Coletta ha ammesso che non è possibile programmare con largo anticipo i suoi passi, ma che la Rai è pronta a dargli “carta bianca” nei codici espressivi. È una scommessa sul talento irregolare: ci si affida all’istinto e al carisma più che alla prevedibilità.

E non è un dettaglio: la capacità di un broadcaster di gestire un artista “imprevedibile” è, oggi, una misura di apertura organizzativa e culturale.

Lo stile e l’eredità: Fiorello fra varietà, radio e anarchia creativa

Per comprendere la sua valenza, conviene guardare alle tappe passate:

  • Nei primi anni, con il successo del Karaoke e dei suoi show di varietà, Fiorello si impose come figura capace di mediare intrattenimento popolare, ironia e improvvisazione.

  • La sua lunga esperienza con programmi radio è storica: “Viva Radio 2” (2001-2008) è diventato un classico, con imitazioni, sketch, satira leggera.

  • Sul versante televisivo, ha spesso interpretato il ruolo del “giullare consapevole”: presente, ma capace di rovesciare il copione con battute e rimbalzi improvvisi. Un classico: nella diretta del Festival di Sanremo 2023, intervenne per ironizzare su errori di conduzione.

  • Nel tempo, ha sperimentato anche stili più intimisti, più “dialogici”, senza rinunciare al suo registro ludico.

La Pennicanza — nel suo ritorno — può essere vista come sintesi e aggiornamento di quella eredità: leggero, imprevedibile, vicino al pubblico, pronto alla deviazione.

Un quadro più ampio: riflessioni sulla Rai e sulla radio nel 2025

Il contesto mediatico nel quale si inserisce questo annuncio deve essere osservato:

  • Il pubblico radiofonico è soggetto a concorrenza crescente (podcast, piattaforme on-demand, streaming). La sfida è trattenere attenzione e novità, non solo riproporre formule.

  • La Rai è chiamata a rinnovarsi, pur mantenendo identità storiche: le reti radio vogliono distinguersi per linea; il rischio è omologazione e bassa sperimentazione.

  • In televisione, le stagioni sembrano sempre meno orientate a grandi scommesse: la pressione dell’audience spinge verso conferme. In questo quadro, la possibilità che Fiorello torni in tv — anche gradualmente — diventa un segnale interessante.

  • Il modello “creatore + piattaforma multimediale” è ormai imprescindibile: chi comunica oggi deve giocare tra voce, video, social. Fiorello lo mette subito in atto già all’annuncio.

Alla fine, la partita non è solo quella della Pennicanza, ma della capacità della Rai di accogliere (e modulare) spazi di disordine creativo, di lasciare che un artista si prenda rischi — e che il pubblico ne segua le traiettorie, non solo i codici già noti.

Fra promesse e margini, la radio che (forse) farà “rumore”

L’annuncio del ritorno di La Pennicanza non è un fatto banale di palinsesto: è una dichiarazione di stile, un rilancio con estro. La gag usata per annunciarla — che forse un dirigente Rai avrebbe bollato come “poco istituzionale” — è proprio il messaggio: questo sarà un progetto che non cerca il consenso passivo, ma la partecipazione attiva del pubblico.

Saranno mesi interessanti: l’ascolto, la risposta social, le reazioni interne alla Rai. Vedremo come si evolverà il format, se emergeranno contaminazioni, se Fiorello riceverà spazio in tv. Ma soprattutto, potremo valutare se La Pennicanza riuscirà a non essere solo “un ritorno”, ma un piccolo shock creativo nel panorama radio-televisivo italiano.

25 Settembre 2025
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