7:10 am, 17 Settembre 25 calendario

Garlasco: la perizia del RIS esclude un secondo killer

Di: Redazione Metrotoday
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Un nuovo capitolo si chiude, un altro si apre. Dopo 18 anni dai fatti, la recente consulenza dei RIS di Cagliari chiarisce che non emerge alcuna prova credibile della presenza di un secondo assassino sulla scena del delitto di Chiara Poggi, la giovane uccisa il 13 agosto 2007 nella sua casa di Garlasco. La relazione scientifica, depositata in Procura a Pavia e lunga centinaia di pagine, si basa su analisi avanzate delle tracce di sangue, su rilievi fotografici, su ricostruzioni in 3D della scena del crimine, su tecnologia e metodo: ma non smonta del tutto i dubbi che accompagnano questo caso fin dall’inizio.

Un’analisi del percorso giudiziario, delle ipotesi passate, delle nuove scoperte e delle questioni che restano aperte.

La nuova perizia

  • La consulenza, affidata al comandante del RIS di Cagliari, Tenente Colonnello Andrea Berti, riguarda in particolare la Bloodstain Pattern Analysis (BPA) delle macchie di sangue nella villetta di via Pascoli, dove Chiara Poggi fu trovata uccisa.

  • strumenti digitali, rilievi in 3D, droni, modellazione accurata degli ambienti al momento della tragedia.

  • Il documento contiene oltre 300 pagine.

  • Esito: nessuna evidenza che ci sia stata più di una persona presente al momento dell’omicidio, né comportamenti compatibili con una seconda figura che abbia partecipato materialmente al delitto.

  • L’analisi delle impronte, delle tracce di sangue, delle distribuzioni degli schizzi, non ha rilevato movimenti, angolazioni, traiettorie compatibili con un intervento di un secondo individuo.

Le ipotesi e le domande che animavano il dubbio

Per comprendere l’importanza di questo risultato, bisogna tornare alle ipotesi che negli anni hanno ipotizzato la presenza di un “secondo killer”:

DNA sconosciuto sotto le unghie di Chiara Poggi
Negli anni passati, erano state segnalate tracce genetiche non attribuite, ma la difesa e le parti interessate avevano sempre messo in guardia sulle condizioni di conservazione, la quantità di DNA recuperato, la possibilità che non fossero sufficienti per un’identificazione certa.

Impronta 33 / traccia “di scarpa” e la parete delle scale
Una delle tracce più discusse è l’impronta, ritenuta da alcuni esperti compatibile con le scarpe di Andrea Sempio, che si troverebbe vicino al corpo, sulle scale. Alcuni ritengono che questa impronta o traccia possa suggerire la presenza di un secondo individuo.

Campione MDX1 / mano destra / pollice
È circolata recentemente l’idea che un DNA “nuovo”, denominato “MDX1”, fosse stato individuato sulla mano destra di Chiara Poggi. Alcuni articoli lo hanno ricondotto al pollice, ma i consulenti genetici hanno sottolineato che non si tratta di una sigla precisa sul “pollice” ma di un campione misto, con difficoltà nella separazione dei reperti.

Altre tracce su materiali domestici (spazzatura, sacchetti, cereali, Fruttolo, vasos)
Anche questi reperti sono stati esaminati, rivisitati, confrontati. In alcuni casi sono apparse impronte, ma la perizia non ha valutato queste come sufficienti a corroborare la tesi del secondo carnefice.

Il cammino giudiziario

  • Alberto Stasi, fidanzato della vittima al momento del delitto, è stato condannato in via definitiva a 16 anni di reclusione per omicidio volontario.

  • La sentenza è arrivata dopo appelli, perizie, riesami, nonostante le incertezze su alcuni reperti genetici e alcune impronte.

  • Negli ultimi anni è riemersa la figura di Andrea Sempio: è indagato per omicidio in concorso. Ciò dopo che nuove analisi hanno riesaminato tracce che in origine non erano state considerate decisive o non erano state fino ad allora sufficientemente valutate.

  • È stato ordinato un incidente probatorio per accertare la comparazione di nuove impronte, verificare le tracce genetiche e delle macchie di sangue con tecnologie più moderne. Il processo non è chiuso in questo senso.

Importanza della perizia BPA

La novità consiste nel fatto che la BPA, pur essendo tecnica usata da tempo, ha ora avuto un approfondimento maggiore:

  • Uso di ricostruzione tridimensionale, rilievi precisi, modelli digitali che permettono di visualizzare posizioni, angolazioni, orientamenti con rigore.

  • Analisi accurata della forma e distribuzione degli schizzi di sangue: lunghezza, ampiezza, inclinazione, posizione rispetto a ostacoli, distanze da scale e muri – tutti elementi che consentono di dedurre se la dinamica sia compatibile con un solo aggressore.

  • Esame delle macro-scenografie dell’ambiente: porte, scale (e le pareti delle scale), finestre, punti dove sono state rilevate impronte o tracce di sangue.

Queste elaborazioni oggi hanno portato a eliminare l’ipotesi – per ora prevalente in alcune versioni investigative – che ci fossero più persone in scena al momento del fatto.

Poca chiarezza su altri aspetti

Nonostante l’esclusione del secondo killer, restano alcuni nodi non sciolti:

  • Identità completa del DNA MDX1: sebbene non attribuito chiaramente, rimane un reperto che potrebbe contenere elementi utili, se confrontato con database o nuovi atti investigativi.

  • Il valore legale e probatorio delle impronte attribuite: impronte come la “impronta 33” o altre, vicine al corpo, con condizioni degradate, materiali deteriorati, conservazioni non ideali, continuano a essere oggetto di contese fra consulenti. Alcune sono “attribuite solo recentemente a Sempio”, ma non tutte godono della stessa solidità.

  • Tempistiche e deterioramento dei materiali: è trascorso quasi un ventennio. Alcuni reperti sono stati trattati, conservati, analizzati in condizioni che oggi sono ritenute non ottimali per certi tipi di test genetici o chimici.

  • Il ruolo delle testimonianze, delle testimonianze che mutano, del ricordo: alcune versioni su movimenti di Chiara, orari, ritardi, posizione del corpo, dichiarazioni di testimoni vanno ricontrollate e messe a confronto con le nuove ricostruzioni tecniche.

Reazioni delle parti e conseguenze

  • La difesa di Andrea Sempio e di Alberto Stasi attende con interesse il contenuto integrale della perizia: ogni dettaglio, ogni margine d’incertezza può essere oggetto di rilievo processuale.

  • La famiglia di Chiara Poggi rimane impegnata: vuole verità, vuole capire ogni lato della scena del delitto, ogni elemento possa parlare.

  • L’opinione pubblica ha atteso speranzosa queste consulenze: molti speravano che emergessero prove di un secondo omicida, altri che si confermasse la tesi del solo Stasi. L’esclusione per ora del secondo killer chiude una porta che era stata aperta dalle ipotesi più controverse, ma resta la necessità di una comprensione totale.

Il contesto storico e giudiziario

  • Il delitto di Garlasco avvenne il 13 agosto 2007: Chiara Poggi, 26 anni, venne trovata uccisa nella sua abitazione famigliare. Per molti anni il caso ha oscillato tra assoluzioni, condanne, dubbi, perizie, mediazione dell’opinione pubblica.

  • Alberto Stasi fu inizialmente assolto, poi condannato in appello, con la cassazione che nel 2015 confermò la condanna a 16 anni.

  • Nuove indagini sono state riaperte, in particolare a partire da 2020-2023, con focus su tracce genetiche non analizzate, su impronte contestate, su testimonianze contraddittorie.

Significato di questa esclusione

L’esito della perizia è importante per vari motivi:

  1. Rappresenta un rafforzamento della tesi che vi sia stato un solo aggressore, il che semplifica, dal punto di vista investigativo e giudiziario, la ricostruzione della dinamica.

  2. Rimuove (almeno per ora) argomenti che erano stati usati dalla difesa per evocare scenari alternativi, come la presenza contemporanea di un altro killer.

  3. Consolida il ruolo delle tecniche scientifiche moderne in casi vecchi, mostrando che nuove tecnologie e analisi possono eliminare strade investigative che si basavano su ipotesi più speculative.

  4. Tuttavia, non chiude il caso su tutti i fronti: alcune tracce, reperti genetici, impronte restano controversi, restano margini interpretativi, restano domande sulla catena del tempo, conservazione e attendibilità.

Cosa resta da fare

  • Attese la perizia medico-legale affidata alla dottoressa Cristina Cattaneo, che dovrà confrontarsi con le risultanze della BPA e valutare gli elementi fisici del corpo della vittima, le lesioni, la dinamica interna al corpo, compatibilità con le testimonianze.

  • Incidenti probatori in corso su impronte problematiche, su tracce genetiche cui non è stata attribuita una corrispondenza certa.

  • Porto di maggiore rigore nella comparazione genetica con banche dati nazionali (ove possibile), confronti con prove di altre indagini precedenti.

  • Verifica della conservazione dei reperti, delle condizioni in cui sono stati trattati, per stabilire con certezza la leggibilità di DNA “borderline” o su tracce materiche deboli.

  • Ricostruzione narrativa coerente: orario, posizione del corpo, movimenti della vittima, movimenti del sospettato, testimonianze oculari o informali, comparazione con percezioni e versioni discordanti nel tempo.

La nuova perizia depositata dai RIS segna un punto fermo: per ora non c’è evidenza di un secondo assassino nel delitto di Chiara Poggi. È un passo importante verso una versione più nitida della verità, ma non è ancora la verità completa.

Permangono aspetti oscuri, tracce che non convincono pienamente, domande che attendono risposta. E non è detto che il silenzio scientifico su un secondo killer metta fine al dolore, ai sospetti, alle versioni alternative che famiglie, difese, opinione pubblica hanno elaborato. Chiara merita, e meritiamo, una spiegazione che sia non solo convincente, ma che resista al tempo.

Il delitto di Garlasco continua a interrogare l’Italia sul rapporto tra scienza, giustizia, responsabilità, memoria. Il percorso è lungo, ma la direzione è quella della chiarezza.

17 Settembre 2025 ( modificato il 16 Settembre 2025 | 22:20 )
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