Milano, tragedia in via Fratelli di Dio: un tentato suicidio che si trasforma in un omicidio

Una sera qualunque a Milano, quartiere Baggio, periferia Ovest; poco dopo le ore 20 di ieri, si è verificato un duplice dramma. Un uomo di 70 anni, stando a quanto ricostruito, ha deciso di togliersi la vita gettandosi dal balcone del suo appartamento al quarto piano di una palazzina in via Fratelli di Dio. Il tentativo di suicidio però non si è concluso come spesso accade nelle cronache private: nella caduta l’uomo ha colpito una donna di 83 anni, residente nello stesso stabile o vicino, che si trovava a passeggio sul marciapiede esterno (o nel cortile interno, secondo alcune versioni). L’impatto è stato fatale per la donna, che è deceduta sul colpo. L’uomo, gravemente ferito soprattutto agli arti inferiori, è stato trasportato in ospedale Niguarda in codice rosso, ma fortunatamente non è in pericolo di vita.
I carabinieri del Radiomobile e della Stazione San Cristoforo hanno effettuato i rilievi. L’anziano è stato denunciato per omicidio colposo. La vittima è stata identificata come Francesca Manno, 83 anni.
I dettagli emersi
La dinamica: il tentativo di suicidio sarebbe avvenuto spontaneamente; non pare che vi siano dubbi circa la volontarietà del gesto. L’uomo è caduto dal balcone, dal quarto piano. Nella caduta ha finito per impattare la donna che transitava al piano terra / marciapiede o nel cortile interno, uccidendola sul colpo.
Intervento sanitario e giudiziario: sul posto sono intervenuti i soccorsi del 118, che però non sono riusciti a salvare l’anziana; l’uomo è stato trasportato in ospedale, ancora cosciente, non in pericolo immediato di vita. Procurata denuncia per omicidio colposo.
Quando il suicidio “colpisce” altri
Questo episodio richiama casi analoghi in cui gesti di suicidio involontariamente danneggiano o uccidono terze persone. Non sono molti i casi documentati, ma esistono precedenti, giurisprudenza e riflessioni etico-legali che meritano di essere ricordati.
Incidenti domestici o cadute accidentali con danni a terzi: ad esempio persone che cadono da balconi/piani alti per accidente, per perdita di equilibrio, a volte coinvolgendo passanti. In questi casi, il dramma è spesso legato all’imprevedibilità.
Suicidi che colpiscono familiari: più frequente è il caso di suicidi che provocano danni psicologici profondi ai familiari o testimoni, ma meno comune è che il gesto ricada fisicamente su qualcuno che non c’entra.
Casi giudiziari: ci sono sentenze in cui l’autore di un gesto autodistruttivo che ha danneggiato altri viene chiamato a rispondere legalmente, in genere per omicidio colposo, se si può stabilire che avrebbe potuto prevedere e prevenire il danno.
Aspetti legali
L’omicidio colposo è previsto dall’articolo 589 del codice penale: “Chiunque cagiona per colpa la morte di una persona è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni.” Non occorre che vi sia intenzione di uccidere (dolo), ma basta che vi sia negligenza, imprudenza o imperizia.
Nel caso specifico, la denuncia per omicidio colposo per l’uomo riguarda proprio il fatto che il suo gesto, pur essendo suicida, abbia causato la morte di un’altra persona.
Non si configura, invece, in questo tipo di casistica, o almeno non dalle prime informazioni, il reato di istigazione al suicidio (articolo 580 del cod. penale), che riguarda chi determina altri al suicidio o lo agevola; qui il suicidio è dell’uomo stesso, e la vittima è terza.
Il dibattito morale, sociale e psicologico
Dietro la cronaca di questa tragedia ci sono riflessioni che riguardano la salute mentale, la solitudine, il disagio che spesso resta nascosto.
Salute mentale e prevenzione: chiedersi cosa abbia spinto un uomo di 70 anni a decidere per il suicidio. Malattie croniche? Solitudine? Depressione non trattata? È noto che gli anziani spesso restano meno seguiti, che le reti di solidarietà e controllo sono più fragili.
Effetti collaterali su terzi: quando un’azione individuale diventa causa, anche se involontaria, di danni ad altri, la responsabilità sociale si dilata. In questo caso la vittima non aveva scelto nulla, eppure è rimasta coinvolta mortalmente.
Percezione della tragedia: per vicini, residenti, testimoni, è una situazione traumatica. Un evento violento, improvviso, che scuote la comunità. La compresenza di elementi: suicidio, morte di un innocente, responsabilità legale.
Cosa succede nell’indagine
Sono in corso i rilievi da parte dei carabinieri per ricostruire la dinamica con precisione: punto esatto del lancio, altezza, traiettoria, se ci sono testimoni, videocamere.
Verifiche sullo stato di salute e psichico del 70enne: se c’era diagnosi, se erano segnalati problemi particolari.
Accertamenti sull’immobile, la possibile presenza di misure preventive come barriere o parapetti, anche se nel caso del quarto piano probabilmente erano presenti.
Soprattutto, confronto con la normativa: omicidio colposo è l’imputazione attuale.
Precedenti simili in Italia e all’estero
Per capire l’eccezionalità dell’accaduto, è utile guardare ad altri casi:
Casi nazionali – Ci sono stati episodi di persone che si sono tolte la vita lanciandosi da condomini, ponti, ferrovie, ma quasi sempre il danno è limitato alla persona stessa. Raramente una caduta ha coinvolto un passante che morisse.
Casi storici – In passato esistono cronache di anziani che cadono da finestre o balconi, coinvolgendo bambini o passanti, ma spesso in scenari diversi (stato di alterazione, incidente, malfunzionamenti).
Giurisprudenza – Le sentenze su omicidio colposo per fatto involontario che ricade su un terzo non sono rare, ma casi con suicidio come origine sono meno frequenti e spesso oggetto di dibattito: la linea di demarcazione tra “atteggiamento autodistruttivo” e “condotta prevedibile che mette in pericolo altri” è sottile.
La tragedia di via Fratelli di Dio non è solo la cronaca di un tentato suicidio che ha causato un omicidio; è un evento che mette a nudo fragilità personali e sociali, lacune nella prevenzione, nella salute mentale, nella rete di protezione invisibile che dovrebbe intervenire prima che il gesto arrivi all’estremo.
Il caso sarà studiato in sede giudiziaria, e potrebbe servire come monito: non è solo la persona che soffre che è in pericolo, ma chiunque può, suo malgrado, incrociare il suo dolore.
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