Scelta saudita tra USA e Cina: a rischio gli equilibri geopolitici globali

Marco Mayer, docente presso la Luiss e l’Università di Palermo, ha rilasciato un’intervista all’Adnkronos, evidenziando l’importanza della prossima decisione dell’Arabia Saudita riguardo ai sistemi di difesa aerea, una scelta che potrebbe avere ripercussioni non solo per il Medio Oriente e il Golfo, ma anche per il Mediterraneo e l’Unione Europea. Riad è chiamata a decidere se concludere le trattative per l’acquisto dei sistemi di difesa aerea HQ-29 dalla Cina, capaci di intercettare missili balistici, oppure optare per una maggiore cooperazione militare con Washington attraverso i sistemi PAC-3MSE, la nuova generazione dei Patriot.
La decisione saudita sarà un indicatore cruciale per misurare l’influenza politica dell’amministrazione Trump e la sua capacità di contrastare le strategie di riarmo tecnologico della Cina. Il sistema HQ-29, descritto come il più avanzato scudo antimissilistico cinese, solleva preoccupazioni a Washington: l’adozione di tecnologia cinese potrebbe compromettere la compatibilità operativa con le forze americane e alleate, minacciando l’integrazione di comando e controllo che ha sostenuto la presenza statunitense nel Golfo per decenni.
In risposta, l’amministrazione americana ha preparato un pacchetto di supporto che include non solo la fornitura delle batterie Patriot di nuova generazione, ma anche l’integrazione operativa con altre piattaforme NATO, programmi di addestramento avanzati e supporto logistico, con l’obiettivo di ridurre la dipendenza saudita senza compromettere la sicurezza americana.
La scelta saudita avrà ripercussioni ben oltre la penisola arabica. Scegliere i sistemi cinesi significherebbe diversificare le fonti di approvvigionamento militare e rafforzare l’autonomia strategica di Riad, ma comporterebbe anche il rischio di un’influenza crescente della Cina in un’area dove ha già mostrato ambizioni di leadership, come dimostrato dai suoi stretti legami con Teheran.
In questo contesto, l’Arabia Saudita si trova in una posizione delicata: optare per l’HQ-29 cinese significherebbe legarsi a un fornitore che, in caso di escalation regionale, potrebbe rivelarsi il principale alleato del suo storico rivale. Restare sotto l’ombrello americano, d’altra parte, permetterebbe di mantenere solidi legami con l’alleato che ha garantito la sicurezza del regno nel corso degli anni.
La partita geopolitica è solo all’inizio, e il risultato non riguarda solo l’acquisto di un sistema d’arma, ma la definizione di un nuovo ordine strategico e tecnologico nel Golfo e nell’area euro-mediterranea.
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