Ex Ilva in crisi: Cassa Integrazione per quasi 4.000 lavoratori dopo danni da incendio

La situazione produttiva dell’Ex Ilva è gravemente compromessa a seguito dell’incendio avvenuto il 7 maggio, che ha danneggiato l’altoforno 1, rendendo impossibile il rilancio previsto dal piano industriale.
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha confermato che questo evento avrà un impatto significativo sull’occupazione diretta e sull’indotto.
In seguito a un incontro tra Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria e i sindacati, è emersa la notizia che l’azienda prevede di presentare un intervento di cassa integrazione al ministero del Lavoro, raddoppiando il numero di operai in cassa integrazione, che potrebbero arrivare a quasi 4.000 unità.
Urso ha respinto le critiche delle opposizioni, sottolineando che l’allerta era stata comunicata in tempo e che era fondamentale autorizzare immediatamente le operazioni di messa in sicurezza dell’impianto. I sindacati, d’altra parte, hanno espresso la necessità di un nuovo incontro a Palazzo Chigi, dichiarando che non accetteranno alcuna cassa integrazione senza chiarezza sul futuro. La Fiom e la Uilm chiedono una gestione diretta del gruppo da parte del governo.
Attualmente, l’Ex Ilva ha solo un altoforno funzionante, rendendo irrealizzabili gli obiettivi di produzione di 6 milioni di tonnellate annue previsti nel piano di rilancio. Secondo le informazioni fornite durante l’incontro tra azienda e sindacati, il numero stimato di cassaintegrati include 3.538 a Taranto, 178 a Genova, 163 a Novi e 45 a Racconigi.
Le prospettive di vendita dell’azienda sono anch’esse incerte. Sebbene le trattative con la Baku Steel siano ancora in corso, è chiaro che il valore dell’asset subirà delle variazioni. Urso ha affermato che il governo procederà con determinazione e chiarezza, auspicando collaborazione da parte di tutte le parti coinvolte.
Un tema cruciale è la possibilità di accelerare la decarbonizzazione, passando direttamente ai forni elettrici anziché investire nella riattivazione dell’altoforno 1. Tuttavia, rimane irrisolto il nodo dell’autorizzazione integrata ambientale (AIA). Maurizio Saitta, direttore generale di Adi, ha comunicato che una conferenza dei servizi è convocata a Roma per il 21 maggio, e che sono previsti approfondimenti e osservazioni per supportare la posizione dell’azienda.
Infine, l’autonomia finanziaria del gruppo è critica, e sono necessari 100 milioni di euro, parte del prestito ponte previsto dall’ultimo decreto governativo. Fonti vicine al dossier hanno assicurato che il governo ha ottenuto l’approvazione della Commissione europea e sta completando le procedure per l’erogazione.
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