4:20 pm, 16 Aprile 25 calendario

Monsignor Marcinkus e la Banca Vaticana obiettivi nel rapimento di Emanuela

Di: Redazione Metro a cura di ACS
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Vogliamo parlarvi di quei fatti che sconvolgono la vita millenaria della Chiesa, i suoi lati oscuri, le lotte e le faide interne, i barbari episodi del passato strettamente connessi con il presente, il futuro e le profezie ancestrali, i veggenti, i Santi, i Papi, gli episodi mai chiariti, 

volutamente lasciati nel dimenticatoio dei secoli, fatti inquietanti che opportunamente riletti e rivelati, lasciano tanti Interrogativi. A voi il delicato compito di scegliere e discernere tra la Fede e …

I Misteri del Vaticano

7 – Monsignor Marcinkus e la Banca Vaticana obiettivi nel rapimento di Emanuela

La Banca Vaticana, conosciuta anche come Istituto per le Opere di Religione (IOR), ha fatto parlare di sé per vari scandali nel corso degli anni.. 

Nel tempo una notevole quantità di denaro è stata trasferita all’IOR per evitarne il tracciamento da parte delle banche occidentali, conservando miliardi di dollari di cui i dettagli sono rimasti segreti fino ad oggi.

Il caso della scomparsa di Emanuela Orlandi rimane avvolto nel mistero, con tutte le indagini giudiziarie che sembrano essersi arenate senza rivelare la verità dopo quarant’anni.

Tuttavia, tra le varie ipotesi, quella che coinvolge il cardinale Marcinkus, all’epoca direttore dello Ior, la Banca Vaticana, i fondi neri destinati ai polacchi di Solidarnosc in un contesto anti-sovietico e la Banda della Magliana emerge come la più promettente e plausibile.

Sebbene possa sembrare un collage di elementi apparentemente disconnessi, ogni dettaglio potrebbe essere cruciale per risolvere questo enigma.

Nel cuore di un labirinto di depistaggi e teorie cospirative, Immerso in un intricato intreccio di depistaggi e false piste, un caso senza fine che mescola la cronaca nera con complesse trame geopolitiche.

Sullo sfondo della Guerra Fredda in declino e dei poteri vaticani, si snoda un filo che coinvolge i servizi segreti italiani, la P2, la Mafia, il KGB, i Lupi grigi turchi, l’internazionale pedofila.

Un labirinto di versioni contrastanti, tra ipotesi di complotto e mitomania sfrenata.

Negli anni ’80, l’emergere del sindacato Solidarnosc nei cantieri di Danzica, guidato dal carismatico Lech Walesa, ha scosso le fondamenta del regime filosovietico del generale Jaruzelski.

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Per il Vaticano, guidato da un papa polacco decisamente anticomunista, sostenere il movimento di Walesa, che contava ben nove milioni di aderenti, sembrava quasi un passo naturale.

Dietro le quinte di questa operazione c’era Paul Casimir Marcinkus, un americano di Chicago di origini lituane che aveva raggiunto le vette della gerarchia vaticana con la direzione dell’Istituto per le Opere di Religione.

Attraverso il Banco Ambrosiano dell’amico Roberto Calvi, noto come il “banchiere di Dio“, Marcinkus avrebbe fatto affluire milioni di dollari nelle casse di Solidarnosc attraverso operazioni finanziarie oscure, facendo transitare il denaro per paradisi fiscali e filiali segrete in tutto il mondo, da Panama alle Bahamas, da Lima a Managua, prima di farlo arrivare a Varsavia.

Tuttavia, quando il Banco Ambrosiano collassò con il presunto “suicidio” di Calvi trovato impiccato sotto il ponte dei Frati Neri a Londra, i creditori non si dimostrarono certo indulgenti.

Nel complesso caso del rapimento di Emanuela Orlandi emerge un possibile collegamento con Pippo Calò, conosciuto come il “cassiere” di Cosa Nostra, che arrivò a Roma alla fine degli anni ’70.

Si ipotizza che Calò abbia stretto un accordo con la banda della Magliana, composta da Giuseppucci, Abbatino e “Renatino” De Pedis, per gestire e monopolizzare il traffico di eroina nell’hinterland romano.

Secondo il giudice Rosario Priore, il rapimento della cittadina vaticana potrebbe essere stato un ricatto della Mafia, che avrebbe utilizzato i membri della Magliana per recuperare denaro prestato.

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Questa teoria è avvalorata anche dal pentito Antonio Mancini, il quale avrebbe riconosciuto la voce del telefonista che, sei giorni dopo il sequestro nel 1983, chiamò la casa Orlandi per segnalare di aver visto Emanuela, senza però chiedere mai un riscatto.

Si suppone che questa persona sia tale “Ruffetto”, un sicario al servizio di De Pedis.

Le dichiarazioni di Maurizio Abbatino, noto come “Crispino”, uno dei personaggi di spicco della banda della Magliana, confermano un intricato intreccio di interessi legati al rapimento di Emanuela Orlandi.

Secondo Abbatino, De Pedis avrebbe rapito la ragazza per recuperare denaro prestato a esponenti del Vaticano, fondi che sarebbero finiti nelle casse dello IOR e mai restituiti.

Questo presunto coinvolgimento finanziario potrebbe essere collegato agli omicidi di Michele Sindona e Roberto Calvi. 

Tuttavia, nel 2006, la testimonianza di Sabina Minardi, ex compagna di De Pedis, getta un’ombra di dubbio sulla vicenda, affermando di aver partecipato, insieme a membri della banda, al rapimento di Emanuela.

La Minardi sostiene che la ragazza sia stata tenuta nascosta per 15 giorni in una villa a Torvaianica sul litorale romano, per poi essere trasferita in un appartamento nel quartiere Monteverde.

La polizia ha confermato l’esistenza dell’appartamento a Monteverde, di proprietà di Daniela Mobili, amica di Danilo Abbruciati, un altro membro di spicco della banda della Magliana.

Tuttavia, sebbene l’appartamento fosse noto come un rifugio utilizzato da De Pedis, non ci sono prove concrete che possa essere stato anche il luogo di prigionia della giovane Orlandi.

Inoltre, la testimonianza di Sabrina Minardi inizia a presentare particolari contraddittori: la donna accusa Marcinkus di essere il mandante del rapimento, con l’obiettivo di inviare un messaggio a qualcuno al di sopra di loro.

Minardi sostiene di aver assistito alla consegna della ragazza a un sacerdote avvenuta in una piazzola di un distributore di benzina a poche centinaia di metri dal Vaticano.

Due anni dopo, Sabrina Minardi ritratta la sua testimonianza, modificando diversi dettagli: smentisce la consegna della ragazza a un sacerdote e afferma che Emanuela è rimasta sempre nelle mani della banda, venendo poi uccisa nel villino di Torvaianica e gettata in una betoniera.

Le varie versioni incoerenti hanno portato a un totale discredito della testimonianza di Minardi.

È noto che i membri della Banda della Magliana avevano legami particolari con il Vaticano, soprattutto De Pedis che conosceva personalmente il cardinale Casaroli.

Si ipotizza che, grazie a questa “amicizia”, il corpo di Renatino sia stato sepolto nella basilica di Sant’Apollinare a Roma, un onore riservato di certo non ai criminali.

Questo gesto potrebbe essere stato un favore postumo a De Pedis per aver evitato ulteriori rappresaglie contro il Vaticano.

16 Aprile 2025
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