🌐 Genova, finanziamenti Hamas per 7 milioni di euro: 9 arresti
Un’operazione congiunta di polizia e Guardia di Finanza ha portato all’arresto di nove persone accusate di aver finanziato con circa sette milioni di euro l’organizzazione terroristica Hamas attraverso onlus e associazioni dichiarate “di volontariato”. L’indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Genova e sostenuta da indagini bancarie e scambi informativi internazionali, ha fatto emergere presunti meccanismi di raccolta e trasferimento di fondi che avrebbero mascherato con fini umanitari l’erogazione di risorse alla causa di un gruppo nel mirino della legislazione italiana e dell’Unione Europea.
La vicenda – che ha scosso il dibattito sulla gestione e la trasparenza delle donazioni a favore della Palestina – ha portato all’esecuzione di misure cautelari in carcere per tutti gli indagati, al sequestro di beni per un valore di oltre 8 milioni di euro e all’emersione di una presunta rete internazionale di sostegno economico a Hamas camuffata da iniziative di solidarietà.
Le accuse formulate
Tra i principali arrestati figura Mohammad Mahmoud Ahmad Hannoun, presidente dell’Associazione dei Palestinesi in Italia e figura di spicco nel movimento di raccolta fondi per la causa palestinese nel nostro Paese. Secondo gli inquirenti Hannoun non solo avrebbe guidato la raccolta di fondi, ma sarebbe stato un punto di riferimento per una presunta “cellula italiana” collegata all’organizzazione terroristica Hamas.
Insieme a lui è finito in carcere un gruppo di collaboratori ritenuti invece responsabili, a vario titolo, delle attività economiche e operative delle onlus coinvolte. Tra gli imputati figurano anche rappresentanti di sede milanese dell’associazione, operatori di collegamenti internazionali e referenti di reti di raccolta fondi in Toscana e altre regioni italiane.

Le associazioni al centro dell’inchiesta – tra cui l’Associazione Benefica di Solidarietà col Popolo Palestinese, una Organizzazione di Volontariato e la storica La Cupola d’Oro – risultano essere state impiegate per giustificare la raccolta di donazioni ufficialmente destinate ai civili palestinesi ma che, per gli investigatori, sarebbero confluite in larga parte verso attività e strutture legate ad Hamas.
Meccanismi finanziari e modalità di trasferimento
Secondo gli inquirenti, il sistema di finanziamento faceva uso di operazioni di “triangolazione”: bonifici bancari, trasferimenti tramite associazioni con sedi estere e conti correnti di organizzazioni collegate o controllate da membri riconducibili ad Hamas nei Territori Palestinesi e a Gaza. La struttura dei bonifici e delle movimentazioni internazionali avrebbe reso difficile il tracciamento dei fondi, almeno fino all’esame approfondito degli investigatori italiani.
Le indagini – avviate dopo segnalazioni di operazioni finanziarie sospette e sviluppate grazie alla cooperazione con autorità giudiziarie ed enti di altri Paesi europei – hanno portato alla luce flussi sospetti di denaro diretti a entità considerate illegali da vari ordinamenti per legami con Hamas.
Il quadro internazionale
Hamas è classificata come organizzazione terroristica dall’Unione Europea e da numerosi Stati occidentali, inclusa l’Italia, a partire dagli anni Novanta. Negli ultimi due decenni gli organismi internazionali hanno progressivamente inasprito sanzioni e controlli sui finanziamenti verso soggetti sospettati di avere legami con la rete.
Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha dichiarato che l’operazione ha “squarciato il velo” su attività che – **dietro il paravento di iniziative umanitarie – avrebbero invece celato supporto e partecipazione ad organizzazioni con veri fini terroristi di matrice islamista”. Il governo ha sottolineato l’impegno continuo delle forze di polizia italiane nel monitoraggio dei fenomeni di finanziamento illecito del terrorismo su scala globale.
Questa operazione si inserisce in un più ampio quadro di iniziative internazionali tese a contrastare la circolazione di fondi verso reti terroristiche, soprattutto dopo gli attacchi del 7 ottobre 2023 attribuiti a Hamas, che hanno segnato una svolta nelle politiche di sicurezza e antiterrorismo a livello europeo e mondiale.
La storia di Hannoun e il passato giudiziario
Non si tratta di una figura del tutto sconosciuta alle autorità italiane. Hannoun era già finito nella “black list” del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, con accuse di aver utilizzato la beneficenza come copertura per attività di sostegno a Hamas. In passato era stato indagato anche in Italia per presunti finanziamenti a orfani di membri del movimento, sebbene alcune indagini fossero state archiviate e poi riaperte in seguito all’intreccio di informazioni internazionali.
Le autorità giudiziarie italiane hanno ora riaperto il fascicolo con nuovi occhi, grazie a strumenti di cooperazione internazionale e all’analisi di flussi finanziari che prima risultavano difficili da ricostruire. Ciò ha permesso di delineare un quadro accusatorio più solido, supportato da intercettazioni, analisi bancarie e testimonianze che hanno portato all’emissione delle misure cautelari attuali.
L’operazione ha sollevato reazioni nei principali ambienti politici e istituzionali. La gestione di fondi per cause internazionali è da sempre un tema delicato, che richiede massima trasparenza e controllo: la presunta utilizzazione di donazioni con finalità umanitarie a fini di finanziamento di terrorismo ha riacceso il dibattito su come le istituzioni, le banche e gli enti di controllo possano migliorare la vigilanza su associazioni e ONG che operano nel contesto internazionale.
Organismi di controllo bancario e istituzioni come la Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo hanno ribadito l’importanza di una maggiore cooperazione internazionale per prevenire che reti di finanziamento illecito sfruttino lacune burocratiche o giuridiche tra Paesi. La vicenda avrà probabilmente un impatto duraturo sul modo in cui vengono monitorate le attività di raccolta fondi per cause internazionali.
Gli arrestati devono ora affrontare accuse che includono associazione con finalità di terrorismo internazionale e altri reati connessi alla raccolta e al trasferimento illecito di fondi. In vista del processo, le autorità italiane dovranno dimostrare la natura consapevole e deliberata delle operazioni, uno sforzo che richiederà ulteriori indagini e un’analisi approfondita delle prove raccolte durante l’inchiesta.
La complessità di questi procedimenti sottolinea le sfide poste dalle reti di finanziamento transnazionali e la necessità di un sistema giuridico e investigativo sempre più agile e cooperativo. La legge antiterrorismo italiana prevede pene severe per chiunque sia coinvolto nel sostegno materiale o finanziario ad organizzazioni clandestine considerate pericolose.
In un momento storico segnato da conflitti internazionali e tensioni geopolitiche, l’operazione di Genova rappresenta una tappa significativa nella risposta dello Stato italiano alla minaccia del finanziamento del terrorismo.
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