12:37 pm, 28 Dicembre 25 calendario

🌐 Allarme barriere coralline Caraibiche per il riscaldamento globale

Di: Redazione Metrotoday
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Il riscaldamento globale e i fenomeni climatici estremi hanno ridotto quasi della metà le barriere coralline nei Caraibi: un declino che mette a rischio biodiversità, pesca e turismo e impone scelte radicali per salvare gli ecosistemi marini.

Le barriere coralline dei Caraibi, una delle aree marine più ricche di biodiversità al mondo, sono in profonda crisi: negli ultimi 45 anni la copertura dei coralli duri si è ridotta di quasi il 48%, quasi dimezzandosi rispetto ai livelli degli anni Ottanta. I dati emergono da una recente valutazione globale sullo stato delle barriere coralline, basata sull’analisi di oltre 14.000 siti monitorati in 44 Paesi e territori della regione, e disegnano un quadro preoccupante di perdita ecologica e di servizi vitali per l’ambiente e le comunità umane che ne dipendono.

Le barriere coralline, formate da specie animali che costruiscono strutture di carbonato di calcio, sono ecosistemi fondamentali per la vita marina: nel loro intreccio vivono almeno un quarto delle specie oceaniche, dalle specie di pesci predatori come barracuda e squali fino a crostacei, molluschi, tartarughe e un’infinità di organismi più piccoli che costituiscono l’ossatura della rete alimentare dei mari tropicali. Senza queste barriere, molti di questi habitat sfumano e con loro si indeboliscono interi sistemi oceanici.

Un declino progressivo e ben documentato

📌    Lo studio che ha scatenato l’allarme non è un caso isolato: la perdita di copertura di corallo duro nei Caraibi è stata costante. Negli anni Ottanta, le colonie di corallo duro raggiungevano coperture medie tra il 28% e il 38%; oggi, nonostante alcuni segnali locali di resilienza, la media regionale si attesta attorno al 14,6%. Gli episodi di sbiancamento, correlati al surriscaldamento delle acque superficiali, si sono intensificati in frequenza e gravità, con anni critici come il 1998, 2005 e, più recentemente, il 2023-2024, quando la regione ha sperimentato uno dei picchi di stress termico più elevati mai registrati.

Il processo di sbiancamento dei coralli è strettamente legato all’aumento delle temperature oceaniche: quando l’acqua supera di poco la soglia termica abituale per periodi prolungati, i tessuti dei coralli espellono le alghe microscopiche – chiamate zooxantelle – che vivono in simbiosi con loro e forniscono nutrimento e colore. Senza queste alghe, i coralli diventano bianchi e indeboliti: non è sempre una sentenza di morte, ma se la temperatura resta elevata troppo a lungo le probabilità di recupero si riducono drasticamente.

Dal riscaldamento globale allo stress locale

L’aumento della temperatura del mare è solo una delle cause che affliggono le barriere coralline. Il fenomeno è alimentato dal riscaldamento globale causato dall’uomo, che porta a frequenti ondate di calore marino prolungate, ma anche da altri stress locali: inquinamento, sovrasfruttamento delle risorse marine, pesca eccessiva di specie erbivore come i ricci di mare e alcuni pesci che aiutano a mantenere puliti i reef, e il turismo mal gestito che danneggia gli habitat costieri.

Questi fattori, combinati, creano un circolo vizioso: i coralli stressati dalla temperatura si ammalano più facilmente, e la perdita di specie chiave favorisce la proliferazione di alghe e organismi invasivi che soffocano ulteriormente il reef. In molte aree i colori vivaci dei coralli sono stati sostituiti da distese di alghe brune, segno di squilibrio ecologico.

Un patrimonio in pericolo

Le barriere coralline non hanno valore solo naturalistico: costituiscono una risorsa economica cruciale per i paesi caraibici. Oltre a offrire protezione naturale alle coste contro l’erosione e le mareggiate, i reef alimentano economie locali attraverso la pesca e il turismo subacqueo, con un contributo stimato di miliardi di dollari ogni anno. Senza coralli sani, molti operatori economici legati alla pesca e alle attività turistiche rischiano di vedere i loro mezzi di sussistenza compromessi.

Il declino dei coralli ha anche ripercussioni profonde sulla biodiversità: molte specie di pesci, crostacei e invertebrati dipendono dai reef per nutrirsi, riprodursi e proteggersi dai predatori. La scomparsa dei coralli indebolisce l’intero tessuto dell’ecosistema marino, con possibili effetti a catena che si estendono ben oltre le acque caraibiche, influenzando modelli migratori, produttività dei mari e persino l’equilibrio climatico globale.

Un fenomeno globale

La crisi dei reef non è limitata ai Caraibi. Anche altre grandi barriere coralline del pianeta stanno affrontendo sfide simili: la più vasta, la Grande Barriera Corallina australiana, ha recentemente registrato perdite di copertura di corallo senza precedenti in decenni di monitoraggio. A livello globale, eventi di sbiancamento indotti dal calore hanno interessato oltre l’80% delle barriere oceaniche durante le ultime ondate di riscaldamento, con conseguenti preoccupazioni per la sopravvivenza a lungo termine di questi ecosistemi.

Non tutto è perduto: in alcune aree del Mar dei Caraibi le barriere coralline hanno mostrato segni di resilienza e recupero dove le pressioni locali sono state mitigate e le aree marine protette adeguatamente gestite. Le strategie di gestione includono la creazione di nuove aree protette, il ripristino delle popolazioni di specie erbivore chiave, il controllo dell’inquinamento costiero e la limitazione delle attività turistiche dannose. Questi approcci, se ben implementati, possono offrire un modello di speranza per altre regioni colpite.

Gli scienziati concordano che per invertire la tendenza in atto è necessario un duplice impegno: da un lato ridurre drasticamente le emissioni di gas serra per contenere il riscaldamento degli oceani; dall’altro rafforzare le politiche locali di tutela e gestione delle coste e delle risorse marine. Senza questi interventi, molte barriere coralline caraibiche rischiano di trasformarsi in relitti bianchi di quello che furono, con perdita irreversibile di biodiversità, servizi ecosistemici e mezzi di sussistenza.

28 Dicembre 2025 ( modificato il 26 Dicembre 2025 | 12:45 )
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