🌐 Tesla, via libera al maxi compenso da 1.000 miliardi per Elon Musk
In una delle decisioni più controverse e impattanti nella storia della corporate governance globale, gli azionisti di Tesla hanno approvato un piano di remunerazione per il CEO Elon Musk che potrebbe valere fino a 1.000 miliardi di dollari in azioni — una cifra tale da trasformarlo, se tutti gli obiettivi vengono raggiunti, nel primo uomo di sempre a guadagnare un compenso personale a cifra trilionaria. La scelta è stata formalizzata durante l’assemblea annuale degli investitori tenutasi a Austin, Texas, dove la proposta ha ottenuto una larga maggioranza di voti favorevoli, superiore al 75% del capitale presente.
Questa decisione segna un punto di svolta non solo per Tesla ma per tutto il mondo finanziario e tecnologico: si tratta del compenso più alto mai approvato per un CEO nella storia delle società quotate, e riguarda un manager che è già da tempo l’uomo più ricco del pianeta. Elon Musk guida Tesla da oltre un decennio, trasformandola da startup visionaria a colosso globale dell’auto elettrica, con ambizioni che vanno ben oltre i veicoli a batteria.

Un pacchetto legato a performance straordinarie
📌 Il piano non consiste in un semplice stipendio o bonus in contanti: è strutturato come un incentive plan basato esclusivamente su azioni, articolato in 12 tranches che Musk potrà acquisire gradualmente solo se Tesla soddisferà una serie di obiettivi operativi, finanziari e di mercato nel corso dei prossimi dieci anni. Tra questi target figurano:
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portare la capitalizzazione di mercato di Tesla da poco più di 1.000 miliardi di dollari a oltre 8.500 miliardi;
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consegnare complessivamente 20 milioni di veicoli entro il 2035;
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mettere in servizio 1 milione di robotaxi autonomi e un milione di robot Optimus;
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raggiungere livelli di redditività e profitti operativi significativi.
Le azioni assegnate aumenterebbero la partecipazione di Musk fino a circa il 25% dell’intero capitale di Tesla, rafforzando ulteriormente la sua influenza e la sua capacità decisionale all’interno della società.
In sostanza, nessuna somma viene liquidata immediatamente: Musk non percepirà alcun salario o bonus in denaro, ma acquisirà quote di Tesla solo quando gli obiettivi saranno conseguiti. Questo meccanismo è pensato per allineare gli interessi del CEO a quelli degli azionisti, cercando di motivarlo a guidare la società verso una crescita esponenziale.
Tra entusiasti e critici …
🔎 La votazione ha diviso profondamente investitori, analisti e osservatori di mercato. Da un lato, molti azionisti hanno sostenuto che mantenere Musk alla guida di Tesla è essenziale per il futuro dell’azienda, soprattutto in un momento in cui la compagnia si sta estendendo ben oltre il fronte dei veicoli elettrici, verso la robotica, l’intelligenza artificiale e i taxi autonomi. Senza di lui, temono alcuni, Tesla potrebbe perdere slancio competitivo.
Dall’altro, critici duri e investitori istituzionali – tra cui il grande fondo sovrano della Norvegia – si sono apertamente opposti alla proposta, denunciando l’entità vertiginosa del compenso, la diluizione delle azioni e la concentrazione di potere nelle mani di un singolo individuo, in un’epoca di crescenti preoccupazioni per equità salariale e governance societaria.
Il dibattito non è solo finanziario, ma anche culturale: per alcuni la mossa conferma la fiducia nella leadership visionaria di Musk, mentre per altri rappresenta un simbolo di eccessiva concentrazione di ricchezza e potere nelle mani di pochi individui capaci di plasmare interi mercati globali.
Il maxi compenso non nasce dal nulla. Tesla aveva già proposto nel 2025 un piano da 1.000 miliardi come incentivo per Musk, con condizioni simili legate alle prestazioni e agli obiettivi a lungo termine. Quella proposta aveva già scatenato ampi dibattiti tra investitori e analisti, ponendo l’accento sui rischi di basare così tanto del valore futuro di Tesla su performance rivoluzionarie e innovazioni radicali.
Il contesto è anche segnato da una recente battaglia legale sul compenso precedente di Musk, quello del 2018, inizialmente annullato da una corte e poi ripristinato dalla Suprema Corte del Delaware nel dicembre 2025, quando la giustizia statunitense ha stabilito che revocare quel pacchetto sarebbe stato ingiusto nei confronti del CEO per i sei anni di servizio prestati senza una remunerazione adeguata.
Questi episodi sottolineano quanto la questione delle retribuzioni dei top manager sia diventata uno dei temi più caldi nei tribunali, nelle assemblee azionarie e nei consigli di amministrazione del mondo corporate globale.
Tra auto, robotica e intelligenza artificiale
Il maxi pacchetto non è solo un premio personale per Musk, ma riflette la strategia di lungo periodo di Tesla. L’azienda, fondata nel 2003 con l’obiettivo di accelerare la transizione globale verso l’energia sostenibile, ha ampliato il proprio raggio d’azione includendo sistemi di guida autonoma, software di intelligenza artificiale e progetti di robotica avanzata.
In particolare, i target imposti nel piano di compensazione – come 1 milione di robotaxi e robot Optimus venduti o operativi – mostrano chiaramente che Tesla si vede sempre più come una gigante tecnologica oltre il semplice costruttore di auto elettriche, in competizione con aziende che guidano la rivoluzione AI globale.
Tuttavia, questa espansione non è priva di rischi: la domanda globale di auto elettriche sta rallentando, la concorrenza soprattutto cinese è in forte crescita, e molti dei piani tecnologici di Tesla – come il robotaxi e Optimus – devono ancora dimostrarsi redditizi su larga scala.
Il caso Musk‑Tesla apre una nuova era nei dibattiti sulla retribuzione dei dirigenti d’azienda. La prospettiva che un CEO possa ottenere un compenso di entità così immensa ha fatto suonare campanelli d’allarme tra regolatori, sindacati e attivisti sociali, che chiedono maggiore equità nella distribuzione dei benefici economici generati dalle grandi imprese. Analoghi dibattiti sono emersi recentemente anche in Europa e negli Stati Uniti su compensi di dirigenti bancari, tech e multinazionali farmaceutiche.

Gli osservatori di mercato sottolineano che il modello di compenso basato su azioni vincolate a performance può essere un modo efficace per allineare gli interessi degli azionisti con quelli dei manager, ma avvertono che l’adozione di criteri troppo ambiziosi rischia di generare aspettative irrealistiche o comportamenti che puntano più ai target numerici che alla sostenibilità reale del business.
La decisione di assegnare un piano di compensazione da 1.000 miliardi di dollari a Elon Musk è destinata a restare una delle pagine più discusse nella storia aziendale moderna. Essa incarna le tensioni tra visione futuristica e controllo aziendale, tra ricompense stellari e governance responsabile, tra innovazione radicale e rischio di concentrazione di potere.
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