🌐 Pesce scaduto nei mercati rionali: oltre 800 tonnellate sequestrato
Un vasto sequestro di pesce scaduto nei mercati rionali e senza tracciabilità ha portato al ritiro di oltre 800 tonnellate di prodotto irregolare in tutta Italia. L’operazione, intensificata in vista delle festività, solleva interrogativi sulla sicurezza alimentare, la filiera ittica e l’efficacia dei controlli lungo l’intera catena di distribuzione.
Una vasta operazione di controllo e contrasto lungo la filiera del pescato ha portato nelle ultime ore al sequestro di centinaia di tonnellate di pesce scaduto o irregolare nei mercati rionali di diverse città italiane, evidenziando un problema che va oltre i singoli casi locali e pone al centro il tema della sicurezza alimentare in vista del Natale e delle feste di fine anno.

Secondo le autorità competenti, la Guardia Costiera insieme alle altre forze di polizia ha intensificato i controlli sulla filiera ittica, dai centri di distribuzione all’ingrosso alle bancarelle dei mercati rionali fino alle piattaforme logistiche e ai punti di pesca. L’obiettivo dichiarato è quello di tutelare la salute dei consumatori italiani contro il rischio di prodotti ittici scaduti, mal conservati o privi di documentazione di tracciabilità.
In base ai dati preliminari, sono state verificate migliaia di tonnellate di prodotti ittici e, nel complesso, si parla di oltre 800 tonnellate di pesce irregolare rimosso dal mercato in tutta Italia durante la recente ondata di controlli. Solo in Sicilia, nell’area di competenza della Capitaneria di Porto di Palermo, sono state sequestrate circa 112 tonnellate di pesce dopo oltre 1.400 ispezioni effettuate tra mercati rionali, distributori, unità da pesca e depositi logistici, con 78 sanzioni amministrative elevate per un totale di oltre 116.000 euro. Nel solo territorio di Palermo, risultano oltre 15.500 chili di pesce privi di tracciabilità o con termini di conservazione superati, hanno portato al sequestro e alla distruzione di circa 75 tonnellate di merce giudicata non idonea al consumo umano.
Un fenomeno diffuso che riguarda tutto il Paese
Non si tratta di episodi isolati: le forze dell’ordine hanno ripetutamente segnalato casi analoghi in altre regioni d’Italia nelle ultime settimane. A Napoli, ad esempio, i Carabinieri del NAS hanno sequestrato circa 240 chili di prodotti ittici irregolari presso il mercato della Pignasecca, dove il pesce risultava stato conservato in condizioni igieniche precarie o non correttamente etichettato e documentato.
Questi blitz non riguardano soltanto grandi quantitativi: anche controlli mirati in mercati cittadini di medie dimensioni hanno portato al ritiro di prodotti illeciti pronti per la vendita ai consumatori, evidenziando come la questione non sia limitata alle grandi filiere ma coinvolga anche le realtà più tradizionali dei mercati rionali.
Tali operazioni si svolgono tradizionalmente con l’avvicinarsi delle festività, quando la domanda di prodotti ittici aumenta in modo significativo e il rischio di irregolarità cresce di conseguenza. L’incremento dei controlli, oltre alla guardia costiera, vede impegnati gli Uffici competenti delle Asl e delle Forze dell’Ordine su tutto il territorio nazionale, con un coordinamento che mira a colpire in modo capillare pratiche illegali o scorrette riguardanti la conservazione, la tracciabilità e la commercializzazione del pesce.

La tracciabilità al centro della sicurezza alimentare
📌 La tracciabilità dei prodotti ittici è un requisito essenziale per garantire sicurezza alimentare. Ogni fase della filiera, dalla pesca alla distribuzione, deve essere documentata in modo da poter risalire all’origine dell’alimento, alle condizioni di conservazione e alle modalità di trasporto. Quando questa documentazione manca o risulta falsa, la merce diventa potenzialmente pericolosa per la salute dei consumatori.
L’importanza di controlli accurati lungo l’intera catena è stata evidenziata anche da recenti operazioni internazionali come le indagini coordinate da Europol nell’ambito di Operation Opson, che ha evidenziato casi di prodotti alimentari con date di scadenza contraffatte o manipolate e poi reintrodotti illegittimamente nella catena distributiva, comprese conserve di pesce, olive e altri alimenti, aumentando il rischio per i consumatori.
Allarme sanitario e responsabilità dei commercianti
Il pesce non tracciato o scaduto può rappresentare un serio rischio per la salute pubblica. La sua vendita oltre il termine di conservazione o senza idonea documentazione aumenta la probabilità di tossinfezioni alimentari, come quelle causate da batteri o dalla decomposizione di prodotti ittici non più idonei. Per questo motivo, le autorità non si limitano al sequestro della merce irregolare, ma elevano anche sanzioni amministrative e, in alcuni casi, deferiscono i responsabili alle competenti autorità giudiziarie.
Secondo fonti investigative, la mancanza di tracciabilità è spesso legata a pratiche commerciali scorrette o addirittura a vere e proprie frodi alimentari. In alcuni casi documentati negli anni passati, pezzi di pesce scaduti erano stati eticchettati illegalmente con nuove date di scadenza e reimmessi sul mercato per aumentare i profitti, pratica che espone direttamente i consumatori a gravi pericoli.

In passato, simili operazioni delle forze dell’ordine hanno portato al sequestro di grandi quantitativi di prodotti ittici scaduti anche in altre località italiane, come ad esempio il caso di Cortina d’Ampezzo, dove oltre una tonnellata di pesce scaduto nei ristoranti di lusso fu sequestrata e giudicata non conforme alle normative sulla sicurezza alimentare.
Fiducia e mercato: un equilibrio delicato
Il ruolo dei mercati rionali nei consumi italiani è storicamente centrale, soprattutto per chi cerca prodotti freschi e stagionali. Tuttavia, questo episodio di sequestro di enorme portata rischia di erodere la fiducia dei consumatori verso queste tradizioni se non accompagnato da un rafforzamento dei controlli e da una maggiore responsabilizzazione dei venditori.
I consumatori, da parte loro, sono sempre più invitati a prestare attenzione alle etichette, alle date di scadenza, alla presenza di documenti di tracciabilità e alle condizioni igieniche degli operatori. Le autorità sanitarie lo sottolineano: scegliere venditori autorizzati e garantiti è un primo passo per prevenire rischi e tutelare la salute propria e delle proprie famiglie.
Le operazioni come quelle in corso non sono fine a se stesse: esse alimentano un dibattito più ampio sulla necessità di un sistema di vigilanza ancora più efficace e tecnologicamente avanzato, capace di monitorare in tempo reale la filiera ittica. L’impiego di strumenti digitali per la tracciabilità e l’integrazione dei database tra autorità sanitarie, forze dell’ordine e distributori potrebbe rappresentare un passo in avanti significativo.

Con le festività natalizie ormai in corso, l’attenzione resta alta. Consumatori, istituzioni e operatori sono chiamati a una maggiore collaborazione per garantire che sulle tavole degli italiani arrivi solo pesce fresco, sicuro e correttamente tracciato, proteggendo salute pubblica e fiducia nel mercato alimentare.
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