🌐 La Russia prepara un’arma antisatellite contro la rete Starlink
Se la corsa allo spazio tra superpotenze sembrava un capitolo della Guerra Fredda ritirato negli archivi, gli ultimi sviluppi rischiano di riscrivere le regole del gioco. Secondo valutazioni dei servizi segreti di due paesi membri della NATO, la Russia sta lavorando a un’arma antisatellite specificamente progettata per colpire la rete di satelliti Starlink, la vasta costellazione di SpaceX ormai centrale nelle comunicazioni globali e particolarmente preziosa per l’Ucraina nel conflitto contro Mosca. ANSA.it
📌 Questa non è una semplice escalation retorica: se confermata, la tecnologia in discussione rappresenterebbe un salto di qualità — e di pericolo — nel modo in cui gli Stati possono usare lo spazio come teatro di guerra e influenza. Nel cuore della questione c’è la disputa globale non soltanto sulle comunicazioni e sulla sicurezza, ma anche sulle regole di diritto internazionale che dovrebbero governare l’orbita terrestre.
La rete Starlink nel mirino
Starlink è una costellazione di satelliti a bassa quota terrestre (LEO) sviluppata da SpaceX, la società aerospaziale di Elon Musk. Con oltre diecimila satelliti pianificati, la rete fornisce connessioni internet ad alta velocità in regioni remote e critiche, ha giocato un ruolo determinante nel mantenere comunicazioni resilienti in zone di guerra come l’Ucraina, dove infrastrutture terrestri risultano spesso compromesse.
La sua importanza è tale che governi occidentali e alleati considerano la costellazione non solo un’infrastruttura commerciale, ma anche un asset strategico fondamentale. La sua presenza in orbita e la capacità di sostenere comunicazioni militari discrezionali hanno ridefinito i confini della supremazia spaziale.
Per Mosca, tuttavia, Starlink non è un semplice provider di servizi. La Russia percepisce la costellazione — e il suo impatto sul teatro bellico in Ucraina — come una minaccia alla propria capacità di controllo e influenza. Bersagliare tecnologie che rafforzano l’avversario è, dunque, parte di una strategia più ampia di contenimento.
L’arma “a effetto zona”
L’elemento più inquietante di questa nuova arma proposta è la sua natura “a effetto zona”. Secondo le informazioni raccolte, il concept russo non si limiterebbe a impiegare un singolo missile per abbattere un singolo satellite — come negli storici test antisatellite — bensì genererebbe nubi di migliaia di frammenti ad alta densità nell’orbita terrestre bassa.
Questa modalità operativa, se realizzata, comporterebbe due effetti principali:
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Disattivazione massiva dei satelliti Starlink poiché i frammenti potrebbero colpire e danneggiare più unità contemporaneamente.
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Rischio di impatto “collaterale” su altre costellazioni e infrastrutture spaziali, includendo satelliti civili, militari e perfino la Stazione Spaziale Internazionale (ISS) o altri veicoli orbitanti.
Gli esperti definiscono questo come uno scenario che potrebbe innescare un effetto Kessler — una cascata di detriti spaziali che si moltiplicano e rendono alcune orbite inservibili per decenni — con rischi per ogni attività umana dipendente dallo spazio.
Alle origini della militarizzazione dello spazio
Questa non è la prima volta che grandi potenze flirtano con armamenti antisatellite (ASAT). Già nel 2007 la Cina e nel 2021 la Russia avevano condotto test che produssero vaste quantità di detriti, scatenando critiche internazionali proprio per il rischio di collisioni incontrollate.
Nel 2021, ad esempio, Mosca testò un sistema antisatellite distruggendo un proprio satellite in orbita, generando migliaia di frammenti tracciabili che causarono allerta anche per l’ISS. Esperti di space traffic management sottolinearono l’irresponsabilità di tali test, rivelando quanto siano fragili le dinamiche orbitali.
Parallelamente, Stati Uniti, Cina e India hanno condotto esperimenti e sviluppato tecnologie con capacità ASAT, seppure spesso mascherate come difensive o dual-use. Ma l’introduzione di un’arma in grado di colpire le reti di satelliti commerciali su vasta scala rappresenterebbe una novità potenzialmente destabilizzante.
I rischi planetari
La presunta esistenza di questo progetto ha suscitato allarme tra gli alleati occidentali e gli osservatori di space security. Militari europei sottolineano come una guerra in orbita potrebbe non rimanere confinata a un singolo obiettivo — trascendendo rapidamente nel danneggiamento di infrastrutture critiche globali.
Allo stesso tempo, alcuni analisti ritengono che i rischi impliciti — compresa la possibilità che la Russia danneggi involontariamente anche i propri satelliti e quelli della Cina, essendo entrambe le potenze fortemente dipendenti dalla tecnologia orbitale — possano dissuadere Mosca dall’attuare un piano così pericoloso.
In ambito diplomatico, la proposta di tale arma alimenta le discussioni sul rafforzamento dei trattati spaziali, chiedendo una governance multilaterale più rigorosa per prevenire l’uso di tecnologie belliche in orbita.
Tra deterrenza, realtà e percezione
Una questione fondamentale nel dibattito è se un progetto di questo tipo sia già maturo o si trovi ancora in fase embrionale. Molti esperti avvertono che sviluppare un sistema “a effetto zona” sarebbe tecnologicamente complesso e potrebbe non funzionare come immaginato senza arrecare danni incontrollati — creando più rischi che benefici per chi lo utilizza.
In definitiva, l’allarme intorno alla potenziale arma antisatellite russa contro Starlink riflette molto più di un semplice sviluppo militare: è l’emblema di una nuova era in cui lo spazio non è solo un dominio scientifico o commerciale, ma un terreno cruciale di competizione strategica globale.
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