🌐 Abuso di posizione dominante, 98 milioni di multa a Apple
📌 È una multa che segna un nuovo capitolo nella lunga e tortuosa relazione tra le autorità europee e le grandi piattaforme tecnologiche statunitensi: l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha irrogato ad **Apple Inc., Apple Distribution International Ltd. e Apple Italia S.r.l. una sanzione di 98.635.416,67 euro per abuso di posizione dominante nel mercato della distribuzione di applicazioni per dispositivi iOS.
Secondo l’Autorità, la misura — che rappresenta una delle principali sanzioni antitrust italiane contro un colosso tech negli ultimi anni — nasce dal ruolo predominante di Apple tramite il suo negozio digitale App Store e dalla gestione delle regole di App Tracking Transparency (ATT), il sistema di gestione della privacy che, nella sua implementazione pratica, avrebbe prodotto effetti anticoncorrenziali nel mercato italiano e più in generale europeo.
Il nodo dell’App Tracking Transparency
Al centro del provvedimento c’è una questione tecnica ma dai risvolti enormi: l’implementazione di ATT, introdotta da Apple ad aprile 2021 per rafforzare le opzioni di controllo degli utenti sulla raccolta dei propri dati, è stata giudicata dall’Antitrust non proporzionata rispetto agli obiettivi di tutela della privacy e lesiva degli interessi degli sviluppatori terzi.
Nella pratica, Apple richiederebbe agli sviluppatori di app di ottenere un doppio consenso degli utenti per la raccolta e il collegamento dei dati a fini pubblicitari: un primo consenso generico e un secondo specifico per profilazione e tracking. Questo “doppio passaggio”, secondo i regolatori, non solo va oltre quanto richiesto dalle normative europee sulla privacy, ma si tradurrebbe in un vantaggio competitivo per Apple rispetto ai suoi partner commerciali, obbligando gli sviluppatori a procedure più complesse e potenzialmente dannose per i loro modelli di business basati sulla pubblicità.
L’AGCM ha accertato che tali condizioni sono state imposte unilateralmente e limitano la concorrenza nel mercato della distribuzione di app per iOS, in violazione dell’articolo 102 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE).
Privacy e innovazione contro concorrenza
La posizione ufficiale di Apple non si è fatta attendere. La società ha dichiarato di “fortemente dissentire” dalla decisione dell’Antitrust e ha annunciato l’intenzione di ricorrere in appello. Nel suo ragionamento, ATT non è una barriera alla concorrenza, ma un importante strumento di protezione della privacy per l’utente finale, applicato — sostiene Apple — in modo uniforme anche alle proprie applicazioni.
Questo contrasto di visioni rappresenta il cuore della disputa: da un lato, i regolatori europei che interpretano alcune scelte progettuali come restrittive; dall’altro Apple, che difende il proprio modello di ecosistema chiuso per garantire sicurezza, controllo e tutela dei dati personali degli utenti.
L’Europa contro i “gatekeeper” del digitale
La multa italiana italiana arriva in un momento in cui le autorità europee stanno intensificando il controllo sulle grandi piattaforme digitali. Solo qualche mese fa, l’antitrust francese aveva inflitto una sanzione di 150 milioni di euro ad Apple per questioni legate al medesimo strumento ATT e a pratiche ritenute penalizzanti per editori e piccoli sviluppatori.
Ancora prima, nel 2024 e nel 2025 l’Unione Europea aveva colpito Apple con multe rilevanti ai sensi del Digital Markets Act (DMA), una normativa entrata in vigore proprio per governare i comportamenti dei cosiddetti “gatekeeper” digitali e garantire che non ostacolino competizione, innovazione e scelta del consumatore.
Queste azioni fanno parte di una strategia regolatoria coordinata che coinvolge Bruxelles e le autorità nazionali della concorrenza, volte a ridurre il potere di mercato concentrato nelle mani di poche aziende globali e a promuovere standard più equi per sviluppatori, inserzionisti e utenti.
È importante comprendere che questa sanzione non riguarda solo un importo economico. Il messaggio dell’AGCM è duplice:
Dimostrare che anche una delle società tecnologiche più influenti al mondo può essere chiamata a rispondere davanti alle autorità europee, senza eccezioni, per pratiche che alterino il mercato.
Indicizzare il confine tra privacy e concorrenza: un meccanismo di tutela dei dati personali non può essere utilizzato come pretesto per creare barriere che avvantaggiano unilateralmente l’operatore dominante.
La questione è tanto tecnica quanto politica, perché tocca direttamente il modo in cui le piattaforme gestiscono l’equilibrio tra tutela della privacy e libertà di mercato, un tema sempre al centro del dibattito globale sulle regole che disciplinano il digitale.
La multa odierna potrebbe avere effetti più ampi di quanto suggerisca il solo valore in euro. Apple ha annunciato l’intenzione di impugnare la decisione nelle sedi competenti, avviando presumibilmente un lungo percorso legale che potrebbe portare la questione fino ai tribunali europei.
In parallelo, si moltiplicano gli interventi legislativi e giudiziari in paesi come gli Stati Uniti, dove diversi Stati e autorità federali hanno già avviato cause antitrust contro Apple per pratiche legate all’ecosistema App Store, ai pagamenti in-app e alle condizioni imposte agli sviluppatori.
Tra innovazione, regolazione e concorrenza
La maxi multa dell’Antitrust italiano a Apple per abuso di posizione dominante non è un semplice episodio isolato, ma un segnale chiaro di una fase storica in cui l’Europa intende rimodellare il rapporto tra i giganti digitali e i mercati nazionali e comunitari.
Il dossier ATT rappresenta una pietra miliare in questo percorso: da strumento di protezione della privacy a terreno di scontro sul futuro della concorrenza digitale, la sua vicenda evidenzia quanto sia complesso e delicato trovare un equilibrio tra tutela dell’utente e condizioni di mercato eque per tutti gli attori.
© RIPRODUZIONE RISERVATA






